Italia Nostra critica sull'Ara Pacis: "Ricordatevi il Porto di Ripetta"
Marco Laudonio
La Stampa, Roma, 8/3/2003
«Sull'Ara Pacis rischiamo di passare dalle scatole del ventennio fascista alle guglie del Duemila». Andrea Costa, vice presidente della sezione romana di Italia Nostra, malgrado l'annuncio del ministro Urbani e del sindaco Veltroni di una commissione per modificare il progetto Meyer non è tranquillo. A cosa punta Italia Nostra?
«Ora a bocce ferme ragioniamo su un progetto davvero importante invece di intervenire sulle varie parti di piazza Augusto Imperatore senza coordinamento. Siamo preoccupati perché vediamo che si va in ordine sparso sui ritocchi alla "scatolona" di Meyer e sul parcheggio per i deputati. Va ripristinato il porto di Ripetta. Non è un sogno o un'utopia ma il
progetto del processor Tamburino, che per noi è il migliore».
Cosa non va nel parcheggio sotto lungotevere Marzio?
«La collocazione. Anche demolendo il ponte, la rampa per le macchine ostruirebbe l'antico porto, mettendosi di traverso».
Anche Tamburino ha proposto un parcheggio.
«Sì, ma prima del porto, non di traverso. Al limite, potrebbero demolire il bastione e spostare l'uscita dal parking. Ma la soluzione migliore sarebbe lasciar perdere e usare il pareheggio, perennemente vuoto, del Gianicolo. Da lì gli onorevoli possono anche passare 10 minuti su unia navetta».
Contento per lo stop a Meyer? «Sui ritocchi ne ho sentite di tutti i colori. Eliminare le scale e l'obelisco è il minimo, meglio che niente».
Ma lei, Costa, cosa farebbe se fosse in Commissione?
«Direi di eliminare il "Muro di Berlino" davanti a San Girolamo degli Schiavoni o almeno abbassarlo. E di rifare la teca di Morpurgo. Direi: Urbani, Veltroni, tappatevi le orecchie davanti a chi grida alle demolizioni in nome dell'architettura contemporanea perché così si fa a Barcellona o a Londra. Chi se ne frega, loro non hanno il centro storico più importante del mon
do. E se proprio volete demolire, buttiamo giù gli edifici fascisti, alieni da tutto il resto. Proviamo a ricostruire l'antico rione: il porto di Ripetta, le case, l'Auditorium dell'Augusteo».
Sindaco e ministro vogliono un concorso internazionale per risistemare la piazza.
«A noi fa paura. Non va fatto, meglio coinvolgere tuttala cittadinanza».
Ma se poi in Commissione Urbani le chiedesse: perché dovete decidere voi?
«Risponderei: perché noi siamo nati a Roma e amiamo la città. Un concorso internazionale senza le associazioni e i cittadini ci farà trovare l'ennesima opera dell'architetto alla moda che ripropone se stesso al di là del contesto. Basta coi nipotini di Marinetti. Avete visto l'uscita degli Uffizi a Firenze? Meyer è un altro che non conosce Roma. Ho una gran paura di vedere tensostrutture e acciaio in pieno centro».
Scusi, su che base nutre questa paura?
«Due anni fa c'è stata una mostra, al Palaexpò di via Nazionale, con i progetti per la piazza. Mi ricordo chi proponeva l'alluminio, chi una specie di "serra" che avrebbe coperto tutta la piazza».
Marco Laudonio
La Stampa, Roma, 8/3/2003
«Sull'Ara Pacis rischiamo di passare dalle scatole del ventennio fascista alle guglie del Duemila». Andrea Costa, vice presidente della sezione romana di Italia Nostra, malgrado l'annuncio del ministro Urbani e del sindaco Veltroni di una commissione per modificare il progetto Meyer non è tranquillo. A cosa punta Italia Nostra?
«Ora a bocce ferme ragioniamo su un progetto davvero importante invece di intervenire sulle varie parti di piazza Augusto Imperatore senza coordinamento. Siamo preoccupati perché vediamo che si va in ordine sparso sui ritocchi alla "scatolona" di Meyer e sul parcheggio per i deputati. Va ripristinato il porto di Ripetta. Non è un sogno o un'utopia ma il
progetto del processor Tamburino, che per noi è il migliore».
Cosa non va nel parcheggio sotto lungotevere Marzio?
«La collocazione. Anche demolendo il ponte, la rampa per le macchine ostruirebbe l'antico porto, mettendosi di traverso».
Anche Tamburino ha proposto un parcheggio.
«Sì, ma prima del porto, non di traverso. Al limite, potrebbero demolire il bastione e spostare l'uscita dal parking. Ma la soluzione migliore sarebbe lasciar perdere e usare il pareheggio, perennemente vuoto, del Gianicolo. Da lì gli onorevoli possono anche passare 10 minuti su unia navetta».
Contento per lo stop a Meyer? «Sui ritocchi ne ho sentite di tutti i colori. Eliminare le scale e l'obelisco è il minimo, meglio che niente».
Ma lei, Costa, cosa farebbe se fosse in Commissione?
«Direi di eliminare il "Muro di Berlino" davanti a San Girolamo degli Schiavoni o almeno abbassarlo. E di rifare la teca di Morpurgo. Direi: Urbani, Veltroni, tappatevi le orecchie davanti a chi grida alle demolizioni in nome dell'architettura contemporanea perché così si fa a Barcellona o a Londra. Chi se ne frega, loro non hanno il centro storico più importante del mon
do. E se proprio volete demolire, buttiamo giù gli edifici fascisti, alieni da tutto il resto. Proviamo a ricostruire l'antico rione: il porto di Ripetta, le case, l'Auditorium dell'Augusteo».
Sindaco e ministro vogliono un concorso internazionale per risistemare la piazza.
«A noi fa paura. Non va fatto, meglio coinvolgere tuttala cittadinanza».
Ma se poi in Commissione Urbani le chiedesse: perché dovete decidere voi?
«Risponderei: perché noi siamo nati a Roma e amiamo la città. Un concorso internazionale senza le associazioni e i cittadini ci farà trovare l'ennesima opera dell'architetto alla moda che ripropone se stesso al di là del contesto. Basta coi nipotini di Marinetti. Avete visto l'uscita degli Uffizi a Firenze? Meyer è un altro che non conosce Roma. Ho una gran paura di vedere tensostrutture e acciaio in pieno centro».
Scusi, su che base nutre questa paura?
«Due anni fa c'è stata una mostra, al Palaexpò di via Nazionale, con i progetti per la piazza. Mi ricordo chi proponeva l'alluminio, chi una specie di "serra" che avrebbe coperto tutta la piazza».