Casa romana del IV secolo apre dopo 50 anni di restauri
Simona De Santis
Corriere della Sera 07/11/2006
Sono serviti quasi cinquant'anni di restauri, studi e ricerche. Ma una cosa è certa: nessuna decorazione di Opus Sectile era stata mai ricostruita con tanta completezza. È terminata l'opera di ricomposizione degli intarsi marmorei, che decoravano la sala di rappresentanza di una domus aristocratica, fuori Porta Marina, a Ostia. Un pezzo della Roma del IV secolo dopo Cristo, un vero monumento dell'età antica che, da oggi, è visitatale interamente nel Museo dell'Alto Medioevo (viale Lincoln 3, dal martedì alla domenica 9-20. Ingresso: 2 euro). Decorazioni dai colori caldi, figure geometriche e umane di una bellezza suggestiva (e ricche di mistero come il volto dell'homo sacro, attribuito ad uno sconosciuto filosofo neoplatonico o addirittura Cristo), motivi vegetali con rifiniture in oro, che dovevano brillare prepotentemente colpiti dal sole. Una mole di materiale archeologico salvaguardato proprio dalla stessa causa della sua antica distruzione, il crollo del soffitto della sala, che rese impraticabile la costruzione, ma la salvò da successive modificazioni urbanistiche: «Neppure gli antichi romani poterono vedere questa aula monumentale così come la osserviamo noi - ha detto il ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli - un'opera mai vista prima, che da sola vale un viaggio a Roma».
Tutto è stato riposizionato nella collocazione originaria, ad eccezione del soffitto a mosaico di pasta vitrea verde-azzurra «recuperato in parte perché troppo compromesso dal crollo», precisa Maria Stella Arena, direttore scientifico del progetto, ora in mostra in una apposita vetrina. Il testo decorativo delle quaranta formelle del pavimento è stato invece completamente restaurato, con l'integrazione cromatica dei pezzi mancanti. Chissà quale ricco romano ha avuto la possibilità di camminare in quest'aula, per affacciarsi ad osservare il Tirreno dal litorale ostiense: «È ragionevole in prospettiva pensare che si ricostruisca questo ambiente a Ostia Antica - ha continuato Rutelli - resterà qui fino a che non si troverà una struttura idonea». Tra i tecnici che scoprirono i primi frammenti nel 1959, c'era Maria Ricciardi: «Eravamo io, Luigi Bragale e Luciano Braccìni - spiega la Ricciardi - abbiamo lavorato in mezzo al fango per ricostruire questo puzzle meraviglioso, una grande emozione». E dal ritrovamento, ecco tutte le procedure del caso: foto, disegni, scavi, dalla terra alle ricostruzioni sulla creta, tassello dopo tassello. Come in una storia a più voci, che sembra raccontarsi da sola, conservando tanti segreti.
Simona De Santis
Corriere della Sera 07/11/2006
Sono serviti quasi cinquant'anni di restauri, studi e ricerche. Ma una cosa è certa: nessuna decorazione di Opus Sectile era stata mai ricostruita con tanta completezza. È terminata l'opera di ricomposizione degli intarsi marmorei, che decoravano la sala di rappresentanza di una domus aristocratica, fuori Porta Marina, a Ostia. Un pezzo della Roma del IV secolo dopo Cristo, un vero monumento dell'età antica che, da oggi, è visitatale interamente nel Museo dell'Alto Medioevo (viale Lincoln 3, dal martedì alla domenica 9-20. Ingresso: 2 euro). Decorazioni dai colori caldi, figure geometriche e umane di una bellezza suggestiva (e ricche di mistero come il volto dell'homo sacro, attribuito ad uno sconosciuto filosofo neoplatonico o addirittura Cristo), motivi vegetali con rifiniture in oro, che dovevano brillare prepotentemente colpiti dal sole. Una mole di materiale archeologico salvaguardato proprio dalla stessa causa della sua antica distruzione, il crollo del soffitto della sala, che rese impraticabile la costruzione, ma la salvò da successive modificazioni urbanistiche: «Neppure gli antichi romani poterono vedere questa aula monumentale così come la osserviamo noi - ha detto il ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli - un'opera mai vista prima, che da sola vale un viaggio a Roma».
Tutto è stato riposizionato nella collocazione originaria, ad eccezione del soffitto a mosaico di pasta vitrea verde-azzurra «recuperato in parte perché troppo compromesso dal crollo», precisa Maria Stella Arena, direttore scientifico del progetto, ora in mostra in una apposita vetrina. Il testo decorativo delle quaranta formelle del pavimento è stato invece completamente restaurato, con l'integrazione cromatica dei pezzi mancanti. Chissà quale ricco romano ha avuto la possibilità di camminare in quest'aula, per affacciarsi ad osservare il Tirreno dal litorale ostiense: «È ragionevole in prospettiva pensare che si ricostruisca questo ambiente a Ostia Antica - ha continuato Rutelli - resterà qui fino a che non si troverà una struttura idonea». Tra i tecnici che scoprirono i primi frammenti nel 1959, c'era Maria Ricciardi: «Eravamo io, Luigi Bragale e Luciano Braccìni - spiega la Ricciardi - abbiamo lavorato in mezzo al fango per ricostruire questo puzzle meraviglioso, una grande emozione». E dal ritrovamento, ecco tutte le procedure del caso: foto, disegni, scavi, dalla terra alle ricostruzioni sulla creta, tassello dopo tassello. Come in una storia a più voci, che sembra raccontarsi da sola, conservando tanti segreti.