Memorie del sottosuolo
Corriere della Sera, Roma, 28/11/2006
Memorie del sottosuolo, in mostra duemila reperti archeologici
Ventisei anni di scavi archeologici a Roma. In mostra, dal 1° dicembre, alle «Olearie Papali» del Museo delle Terme duemila «reperti» che escono per l'occasione dai magazzini della sovrintendenza. Statue, sarcofagi, mosaici, arnesi, magie e sortilegi che ogni giorno riemergono dal sottosuolo della città
C'è un altro museo archeologico a Roma. Di solito non si vede, sta sotto i nostri piedi. È un immenso forziere nascosto sottoterra da cui però non passa giorno, ormai, che non escano marmi, mosaici, tombe, gioielli, statue, antefisse, maschere, gemme, lucerne, stipe votive, specchi, amuleti, sarcofagi, bambole, lapidi, strumenti dei nostri antenati più lontani. Come il compasso di bronzo, del II secolo d.C. appena ritrovato negli scavi preventivi per la Metro C, o i due scheletri di bambini rinvenuti a otto metri di profondità in via Sannio dall'equipe dell'archeologa Rossella Rea. Roma continua a restituire meraviglie. Spesso, opere bellissime che poi prendono la strada del restauro con «momentanea» destinazione il magazzino. I musei infatti traboccano di suppellettili, scarsissimo è il posto per nuove acquisizioni. Gli archeologi mugugnano, fanno spallucce, ma chi vuoi che li stia a sentire. Poi ci sono tutti gli altri, i mancati fruitori, spesso all'oscuro.
A loro, ma anche ai colleghi poco valorizzati, ha pensato Maria Antonietta Tomei, direttore del Museo nazionale delle Terme. Dai magazzini delle Tenne pieni di reperti nasce la bella mostra «Memorie del sottosuolo - 1980-2006 gli scavi a Roma» che dal primo dicembre si apre nelle sale sotterranee delle «Olearie Papali», a piazza Esedra, e che rimarrà aperta fino ad aprile. Singolare expo: raccoglie duemila «pezzi» di straordinaria forza e bellezza, più un paio di quesiti per l'amministrazione. I visitatori infatti non mancheranno di chiedersi perché mai tutte queste meraviglie siano state finora relegate nei magazzini. E ancora: perché non organizzare nuovi spazi a Roma in cui questa mole crescente di manufatti possa trovare definitiva dimora?
«Io aspetto ancora che il Casale di San Sisto, individuato vicino alle necropoli di Decima e dell'Acqua Acetosa - spiega l'archeologo Alessandro Bedini, che alle Olearie è presente con la tomba 133 dell'Acqua Acetosa, con cui ha ricostruito il banchetto omerico - diventi un museo per accogliere tutto quello che abbiamo trovato laggiù...». Bedini, però, aspetta da anni così come aspettano le meraviglie ora in mostra. Quali? Il torso giallo di tigre, con le venature nere nell'alabastro a rifare il manto della belva, trovato nella Domus Tiberiana, al Palatino, dalla Tomei. Lascia sbalorditi. La «Nereide a cavallo di un mostro» che Roberto Egidi ha tirato fuori dalla terra del X Municipio. Il sarcofago degli sposi, sull'esempio celebre etrusco di Villa Giulia, che Roberto Musco ha disseppellito pochi mesi fa in via di Tor Cervara dove fu anche rinvenuta una bellissima e rarissima bambolina d'avorio. O, ancora, tanti marmi come la «testa di filosofo», che Carlo Pavolini ha rinvenuto al Celio insieme con un elefantino rosso, oppure il «ritratto muliebre» che Filippo Coarelli ha rintracciato accanto a Villa Rivaldi.
Eccola, è la mostra dell'orgoglio archeologico. Coinvolge tutti gli «scavatori» illustri della capitale. «Gli oggetti in mostra - spiega Tomei - confermano ancora una volta che a Roma non si può cambiare il presente senza incontrare il passato. Tutto il territorio, senza distinzione tra centro e periferia, restituisce reperti di ogni tipo...». Compresi, sul fronte di maledizioni e magie, i contenitori in piombo (sorta di matrioske romane) per figurine da sortilegio trovati nella fontana di Anna Perenna ai Parioli da Marina Piranomonte. Una maledizione è contro un arbitro (a cui cavare gli occhi), un'altra «defixione» è firmata da un certo Pappas ai danni di una donna. A trovarla è stata Rita Paris.
Ad accogliere i visitatori è il tempio di Claudio, ricostruito da Clementina Panella. Seguono maschere teatrali (Paola Ciancio Rossetto ne ha trovata una sotto via delle Zoccolette), una sfinge (scoperta da Francesco De Gennaro a Porta di Roma), un bel mosaico (Roberto Cereghini), suppellettili dell'età del Ferro (Paola Anzidei). E c'è pure un teschio con ancora in bocca l'obolo per Caronte. Per i bambini un manualetto gratis, curato da Paola Catalano. Il titolo: «Gli antichi romani com'erano e come vivevano?»
Corriere della Sera, Roma, 28/11/2006
Memorie del sottosuolo, in mostra duemila reperti archeologici
Ventisei anni di scavi archeologici a Roma. In mostra, dal 1° dicembre, alle «Olearie Papali» del Museo delle Terme duemila «reperti» che escono per l'occasione dai magazzini della sovrintendenza. Statue, sarcofagi, mosaici, arnesi, magie e sortilegi che ogni giorno riemergono dal sottosuolo della città
C'è un altro museo archeologico a Roma. Di solito non si vede, sta sotto i nostri piedi. È un immenso forziere nascosto sottoterra da cui però non passa giorno, ormai, che non escano marmi, mosaici, tombe, gioielli, statue, antefisse, maschere, gemme, lucerne, stipe votive, specchi, amuleti, sarcofagi, bambole, lapidi, strumenti dei nostri antenati più lontani. Come il compasso di bronzo, del II secolo d.C. appena ritrovato negli scavi preventivi per la Metro C, o i due scheletri di bambini rinvenuti a otto metri di profondità in via Sannio dall'equipe dell'archeologa Rossella Rea. Roma continua a restituire meraviglie. Spesso, opere bellissime che poi prendono la strada del restauro con «momentanea» destinazione il magazzino. I musei infatti traboccano di suppellettili, scarsissimo è il posto per nuove acquisizioni. Gli archeologi mugugnano, fanno spallucce, ma chi vuoi che li stia a sentire. Poi ci sono tutti gli altri, i mancati fruitori, spesso all'oscuro.
A loro, ma anche ai colleghi poco valorizzati, ha pensato Maria Antonietta Tomei, direttore del Museo nazionale delle Terme. Dai magazzini delle Tenne pieni di reperti nasce la bella mostra «Memorie del sottosuolo - 1980-2006 gli scavi a Roma» che dal primo dicembre si apre nelle sale sotterranee delle «Olearie Papali», a piazza Esedra, e che rimarrà aperta fino ad aprile. Singolare expo: raccoglie duemila «pezzi» di straordinaria forza e bellezza, più un paio di quesiti per l'amministrazione. I visitatori infatti non mancheranno di chiedersi perché mai tutte queste meraviglie siano state finora relegate nei magazzini. E ancora: perché non organizzare nuovi spazi a Roma in cui questa mole crescente di manufatti possa trovare definitiva dimora?
«Io aspetto ancora che il Casale di San Sisto, individuato vicino alle necropoli di Decima e dell'Acqua Acetosa - spiega l'archeologo Alessandro Bedini, che alle Olearie è presente con la tomba 133 dell'Acqua Acetosa, con cui ha ricostruito il banchetto omerico - diventi un museo per accogliere tutto quello che abbiamo trovato laggiù...». Bedini, però, aspetta da anni così come aspettano le meraviglie ora in mostra. Quali? Il torso giallo di tigre, con le venature nere nell'alabastro a rifare il manto della belva, trovato nella Domus Tiberiana, al Palatino, dalla Tomei. Lascia sbalorditi. La «Nereide a cavallo di un mostro» che Roberto Egidi ha tirato fuori dalla terra del X Municipio. Il sarcofago degli sposi, sull'esempio celebre etrusco di Villa Giulia, che Roberto Musco ha disseppellito pochi mesi fa in via di Tor Cervara dove fu anche rinvenuta una bellissima e rarissima bambolina d'avorio. O, ancora, tanti marmi come la «testa di filosofo», che Carlo Pavolini ha rinvenuto al Celio insieme con un elefantino rosso, oppure il «ritratto muliebre» che Filippo Coarelli ha rintracciato accanto a Villa Rivaldi.
Eccola, è la mostra dell'orgoglio archeologico. Coinvolge tutti gli «scavatori» illustri della capitale. «Gli oggetti in mostra - spiega Tomei - confermano ancora una volta che a Roma non si può cambiare il presente senza incontrare il passato. Tutto il territorio, senza distinzione tra centro e periferia, restituisce reperti di ogni tipo...». Compresi, sul fronte di maledizioni e magie, i contenitori in piombo (sorta di matrioske romane) per figurine da sortilegio trovati nella fontana di Anna Perenna ai Parioli da Marina Piranomonte. Una maledizione è contro un arbitro (a cui cavare gli occhi), un'altra «defixione» è firmata da un certo Pappas ai danni di una donna. A trovarla è stata Rita Paris.
Ad accogliere i visitatori è il tempio di Claudio, ricostruito da Clementina Panella. Seguono maschere teatrali (Paola Ciancio Rossetto ne ha trovata una sotto via delle Zoccolette), una sfinge (scoperta da Francesco De Gennaro a Porta di Roma), un bel mosaico (Roberto Cereghini), suppellettili dell'età del Ferro (Paola Anzidei). E c'è pure un teschio con ancora in bocca l'obolo per Caronte. Per i bambini un manualetto gratis, curato da Paola Catalano. Il titolo: «Gli antichi romani com'erano e come vivevano?»