sabato 10 maggio 2008

Ecco il segreto di Massenzio

Ecco il segreto di Massenzio
SIMONA MAGGIORELLI
Europa 01/12/2006

Quando li abbiamo tirati su sporchi di terra non abbiamo pensato che potessero essere oggetti così preziosi», racconta l'archeologa Clementina Panella, che ha guidato la campagna di scavi che ha portato all'eccezionale ritrovamento dello scettro di Massenzio (278-312) e di altri dieci oggetti, lance, giavellotti e vessilli dell'imperatore che governò l'Africa e l'Italia per sei anni e che poi, sconfitto da Costantino, morì nella battaglia di Monte Milvio.
«Sul momento, dalla terra e dalle incrostazioni, emergevano solo delle punte che - spiega la docente dell'università La Sapienza di Roma - facevano pensare a un cancello». La sorpresa, dunque, è stata grande per la studiosa e per la sua équipe, in parte composta da studenti, quando la ripulitura ha riportato alla luce quattro grossi globi di cui uno azzurro in calcedonio (un prezioso derivato del quarzo), e tre in vetro, di cui due dorati e uno verde scuro. «Quest'ultimo, in particolare - racconta Panella - si è potuto ricostruire poi essere stata la parte terminale di uno scettro corto con un fiore nell'impugnatura i cui petali sorreggevano proprio questa sfera». Quello più lungo, invece, doveva essere sormontato da un aquila d'oro, chiaro simbolo imperiale.
Ma sono state ritrovate anche tracce di seta, la stoffa di cui probabilmente erano fatti gli stendardi. Mentre gli scettri risultano realizzati in oricalco, una lega di rame e zinco, molto simile al nostro ottone. «Si tratta di oggetti eccezionali, anche per i materiali preziosi di cui sono fatti, e che da subito ci hanno fatto pensare che appartenessero a un imperatore», commenta l'archeologa romana. Poi, però, dopo le prime ipotesi, il lungo lavoro di verifica per valutarne con certezza la datazione. «Attraverso lo studio delle stratigrafie scavate e dopo la catalogazione di migliaia di frammenti di ceramica ritrovati nel sito - racconta ancora l'archeologa - abbiamo potuto affermare con certezza che i reperti risalgono al periodo che va dalla fine del III secolo agli inizi del IV secolo, anni tormentati della storia romana che corrispondono appunto agli anni di Massenzio, che terminò il suo regno in maniera tragica nella battaglia di Monte Milvio del 312».
Certamente degli inizi del IV secolo è la fossa cheli conteneva, una fossa appartata, in un luogo non di transito del tempietto. «Il ritrovamento è avvenuto in una sorta di sottoscala - spiega Panella - all'interno di un tempietto dei Flavi. Abbiamo notato una fossa, scavata sotto il pavimento e all'interno di essa la cassa che conteneva questi preziosi oggetti». Con tutta evidenza qualcuno li aveva nascosti. «Adesso - prosegue l'archeologa - si tratta di scoprire perché: se era la conseguenza di una damnatio memoriae, dal momento che Massenzio era stato sconfitto da Costantino. Oppure - ipotizza la studiosa -al contrario era il tentativo di proteggere i vessilli imperiali perché non cadessero nelle mani nei dei nemici».
Ci vorrà tempo e studio per risolvere l'enigma, intanto resta il prodigio della scoperta, presentata dal ministro Rutelli a New York nei giorni scorsi; una scoperta che promette di far fare passi avanti agli studi. Lo scettro di Massenzio, e gli altri oggetti, una volta ter-minati i restauri, a partire da febbraio, saranno in mostra a Palazzo Massimo, in concomitanza di un convegno di studi organizzato dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Roma.
Ma intanto, già, oggi, negli Oleari Papali alle Terme di Diocleziano, si apre una mostra Le montone del sottosuolo che permette di conoscere un'altra franche di ritrovamenti avvenuti durante la recente campagna di scavi nell'area archeologica centrale, della Meta Sudans e del Palatino. In mostra una serie preziosa di vetri incisi provenienti da officine urbane del IV secolo e una serie di ossa lavorate. Ma anche una tigre in marmo colorato, il fastoso sarcofago strigilato degli sposi scoperto di recente a Lunghezzina e il bracciale d'oro con decorazioni in pasta vitrea trovato nel quartiere Ostiense. E tra i reperti, anche una anassilosi del tempio restaurato da Claudio scoperto da Clementina Panella. «Le ricerche nel cuore della città antica -commenta la studiosa - datano dal 1986 e sono stati vent'anni di sorprese continue». Solo in questa ultimissima campagna sul Palatino, tanto per darne un'idea, è stata ritrovata una domus di epoca tardo antica che si ipotizza possa essere stata la casa natale di Augusto. Ma il Palatino ha ancora molti segreti da rivelare. «Non credo troveremo altri oggetti nello scavo dove abbiamo trovato lo scettro e le armi di Massenzio - conclude Panella - ma di sicuro, il lavoro da fa-
re in quella zona è ancora tanto e, anche grazie all'aiuto finanziario di uno sponsor privato che si aggiunge ai fondi de La Sapienza, ora abbiamo il respiro per portare avanti le nostre ricerche, a cui partecipano a pieno titolo tanti studenti universitari, che saranno gli archeologici di domani».