CAPO MISENO: Una preesistenza sinora sconosciuta, non catalogata, ma che gli studi della Soprintendenza archeologica rendono realistica.
14/05/2008 IL MATTINO
Una preesistenza sinora sconosciuta, non catalogata, ma che gli studi della Soprintendenza archeologica rendono realistica.
Potrebbe insomma trattarsi della antica Misenum, sede della flotta romana imperiale d’Occidente. L’autore della scoperta è Pio Anzalone, 62enne ingegnere elettronico in pensione che, dopo aver viaggiato per anni per la «3M», il colosso multinazionale dei rivestimenti industriali, si dedica sempre più spesso alle sue passioni: la nautica da diporto, la tecnologia e la cultura.
«Circa un anno fa - spiega - di ritorno da un'escursione in barca, avevo riscontrato con il sonar un relitto nel canale di Procida. Tornato a casa, provai a individuarlo con Google Earth. E zoomando nella zona, mi accorsi di questo strano reticolato sottomarino, con i tipici decumani, le strade, le mura squadrate. Di lì, ho cominciato ad approfondire la questione e sono giunto alla conclusione che, se non è una beffa del satellite…».
In effetti, la comparazione tra l'area di Miseno e quella, ad esempio, di Pompei lascia pochi dubbi sulla omogeneità delle tracce. L'istantanea indica tra Capo Miseno e Monte di Procida, ad una profondità variabile tra 10 e 40 metri, almeno due chilometri di resti murari. D’altra parte gli archeologi ritengono che da Pozzuoli a Lago Patria, per 500 metri dalla attuale linea di costa, vi sia stato lo sprofondamento del suolo. Ma come potrebbe aver fatto Google Earth a fotografare la città sommersa? La risposta è persino banale: «Google Earth non fotografa affatto - spiega Anzalone -. Del resto, si riescono a vedere i fondali del Mediterraneo. In realtà, si tratta di raggi infrarossi che, laddove il fondale è sabbioso, potrebbero aver penetrato ben oltre, restituendo le tracce delle mura romane. In quell’area, peraltro, a dieci metri dalla costa, sono state rinvenute tracce di mura, documentate in una tesi di laurea. E i pescatori della zona hanno spesso rinvenuto anfore e reperti risalenti ad epoca romana». Insomma, ce n’è abbastanza per suggerire un approfondimento. Oltre il satellite. Antimo Scotto
14/05/2008 IL MATTINO
Una preesistenza sinora sconosciuta, non catalogata, ma che gli studi della Soprintendenza archeologica rendono realistica.
Potrebbe insomma trattarsi della antica Misenum, sede della flotta romana imperiale d’Occidente. L’autore della scoperta è Pio Anzalone, 62enne ingegnere elettronico in pensione che, dopo aver viaggiato per anni per la «3M», il colosso multinazionale dei rivestimenti industriali, si dedica sempre più spesso alle sue passioni: la nautica da diporto, la tecnologia e la cultura.
«Circa un anno fa - spiega - di ritorno da un'escursione in barca, avevo riscontrato con il sonar un relitto nel canale di Procida. Tornato a casa, provai a individuarlo con Google Earth. E zoomando nella zona, mi accorsi di questo strano reticolato sottomarino, con i tipici decumani, le strade, le mura squadrate. Di lì, ho cominciato ad approfondire la questione e sono giunto alla conclusione che, se non è una beffa del satellite…».
In effetti, la comparazione tra l'area di Miseno e quella, ad esempio, di Pompei lascia pochi dubbi sulla omogeneità delle tracce. L'istantanea indica tra Capo Miseno e Monte di Procida, ad una profondità variabile tra 10 e 40 metri, almeno due chilometri di resti murari. D’altra parte gli archeologi ritengono che da Pozzuoli a Lago Patria, per 500 metri dalla attuale linea di costa, vi sia stato lo sprofondamento del suolo. Ma come potrebbe aver fatto Google Earth a fotografare la città sommersa? La risposta è persino banale: «Google Earth non fotografa affatto - spiega Anzalone -. Del resto, si riescono a vedere i fondali del Mediterraneo. In realtà, si tratta di raggi infrarossi che, laddove il fondale è sabbioso, potrebbero aver penetrato ben oltre, restituendo le tracce delle mura romane. In quell’area, peraltro, a dieci metri dalla costa, sono state rinvenute tracce di mura, documentate in una tesi di laurea. E i pescatori della zona hanno spesso rinvenuto anfore e reperti risalenti ad epoca romana». Insomma, ce n’è abbastanza per suggerire un approfondimento. Oltre il satellite. Antimo Scotto