Roma. Sotto la città c'è un museo
Corriere di Viterbo, 12 febbraio 2007
La Soprintendenza archeologica di Roma presenta alle Olearie papali i ritrovamenti emersi dagli scavi effettuati negli ultimi venticinque anni e mai esposti prima al pubblico
Alle Olearie i ritrovamenti degli scavi degli ultimi 25 anni
I reperti in mostra non sono mai stati esposti prima al grande pubblico
ROMA - La Soprintendenza archeologica di Roma presenta alle Olearie papali i ritrovamenti degli scavi degli ultimi venticinque anni e mai esposti prima al pubblico. Un modo per portare a conoscenza le innumerevoli testimonianze dell'antico che l'Urbe, e il suo suburbio, continuano a restituirci. Che si scavi d'urgenza o in via preventiva - e cioè preliminarmente ad opere civili e di manutenzione - o programmaticamente, per fini didattici e scientifici - alla ricerca di vestigia documentate dagli autori del passato -lo stupore resta forte ed autentico. In realtà, tutti gli scavi effettuati giorno dopo giorno confermano che sotto la città è ancora sepolto il più grande museo archeologico del mondo. E' nello spazio delle Olearie che sono riuniti più di mille reperti. L'originale complesso architettonico rivive con un allestimento che vuole ricordare le collezioni dell'Ottocento, senza un tema definito da illustrare, ma con l'intento di restituire la magia della scoperta, l'accidentalità del ritrovamento e, soprattutto, l'ingente quantità di tesori ancora custoditi dal sottosuolo. Tante sono le sorprese in mostra. Tra tutte se ne citano alcune a puro titolo d'esempio, a cominciare dai reperti recuperati negli scavi della Meta Sudans - la fontana di forma conica che sorgeva nei pressi del Colosseo a segnare il punto di convergenza di assi stradali e di cinque regioni augustee - cancellata dalle sistemazioni urbanistiche di epoca mussolinia-na. Molti reperti arrivano dalle zone del centro città soggette a interventi di trasformazione e dall'area archeologica centrale, in particolare dal Palatino - da cui proviene la tigre in marmo colorato. Ma è soprattutto la periferia a restituire i materiali più numerosi e significativi e a contribuire alla definizione dell'assetto abitativo dell' antica campagna romana. E' del suburbio di Roma, infatti, il fastoso sarcofago strigilato degli sposi scoperto di recente a Lunghezzina in occasione di lavori per l'edilizia popolare, così come il bracciale d'oro con decorazioni in paste vitrea trovato scavando l'Air Terminal del quartiere Ostiense, o ancora l'erma arcaicizzante in marmo rosso rinvenuta a Vermicino.
Corriere di Viterbo, 12 febbraio 2007
La Soprintendenza archeologica di Roma presenta alle Olearie papali i ritrovamenti emersi dagli scavi effettuati negli ultimi venticinque anni e mai esposti prima al pubblico
Alle Olearie i ritrovamenti degli scavi degli ultimi 25 anni
I reperti in mostra non sono mai stati esposti prima al grande pubblico
ROMA - La Soprintendenza archeologica di Roma presenta alle Olearie papali i ritrovamenti degli scavi degli ultimi venticinque anni e mai esposti prima al pubblico. Un modo per portare a conoscenza le innumerevoli testimonianze dell'antico che l'Urbe, e il suo suburbio, continuano a restituirci. Che si scavi d'urgenza o in via preventiva - e cioè preliminarmente ad opere civili e di manutenzione - o programmaticamente, per fini didattici e scientifici - alla ricerca di vestigia documentate dagli autori del passato -lo stupore resta forte ed autentico. In realtà, tutti gli scavi effettuati giorno dopo giorno confermano che sotto la città è ancora sepolto il più grande museo archeologico del mondo. E' nello spazio delle Olearie che sono riuniti più di mille reperti. L'originale complesso architettonico rivive con un allestimento che vuole ricordare le collezioni dell'Ottocento, senza un tema definito da illustrare, ma con l'intento di restituire la magia della scoperta, l'accidentalità del ritrovamento e, soprattutto, l'ingente quantità di tesori ancora custoditi dal sottosuolo. Tante sono le sorprese in mostra. Tra tutte se ne citano alcune a puro titolo d'esempio, a cominciare dai reperti recuperati negli scavi della Meta Sudans - la fontana di forma conica che sorgeva nei pressi del Colosseo a segnare il punto di convergenza di assi stradali e di cinque regioni augustee - cancellata dalle sistemazioni urbanistiche di epoca mussolinia-na. Molti reperti arrivano dalle zone del centro città soggette a interventi di trasformazione e dall'area archeologica centrale, in particolare dal Palatino - da cui proviene la tigre in marmo colorato. Ma è soprattutto la periferia a restituire i materiali più numerosi e significativi e a contribuire alla definizione dell'assetto abitativo dell' antica campagna romana. E' del suburbio di Roma, infatti, il fastoso sarcofago strigilato degli sposi scoperto di recente a Lunghezzina in occasione di lavori per l'edilizia popolare, così come il bracciale d'oro con decorazioni in paste vitrea trovato scavando l'Air Terminal del quartiere Ostiense, o ancora l'erma arcaicizzante in marmo rosso rinvenuta a Vermicino.