Un affronto edificare sui ruderi romani
Corriere di Viterbo 23/1/2007
TUSCANIA - L'associazione ‘ArcheoTuscia onlus” torna sulla questione riguardante i ruderi delle terme romane con una lettera inviata alla Sovrintendenza dei Beni archeologici e quelli Archeologici del Lazio, al sindaco di Tuscania, ai presidenti di Regione e Provincia, dell'associazione “Tuscania Nuova”, della Pro loco e del Gat, in cui si legge: “Vogliamo portare a conoscenza di questi enti che, a seguito di una sollecitazione pervenutaci da alcuni studiosi residenti a Tuscania, abbiamo dovuto prendere atto dell'ennesima azione lesiva compiuta ai danni del suo patrimonio archeologico, monumentale, storico ed ambientale” “Nel caso in parola si è trattato - prosegue la missiva - della ristrutturazione di un vecchio rudere, ubicato a metà percorso tra la chiesa di Santa Maria Maggiore e quella di San Pietro, edificando al suo posto alcuni moderni manufatti di modestissimo valore architettonico, ma di grave impatto per l'ambiente. Il complesso in fase di realizzazione rappresenta, infatti, un indubbio affronto alla bellezza del paesaggio, posto com'è tra le due chiese e proprio di fronte alle suggestive rovine del palazzo dei Priori, il così detto ‘Rivelino'; ma quel che appare più grave, è che è stato costruito sopra un'importante area archeologica. Il rilascio della concessione edilizia da parte dei precedenti amministratori comunali è stato causato forse dall'inesperienza e dalla mancata conoscenza della storia di Tuscania: solo così non si sono potuti rendere conto delle gravi conseguenze che la stessa avrebbe comportato per l'intero sito. “Si sarebbe dovuto chiedere preventivamente - sottolinea ArcheoTuscia -‘ oltre al prescritto parere vincolante delle Soprintendenze responsabili del territorio, anche quello dell'amministrazione provinciale di Viterbo, nominato dalla Regione Lazio ente gestore della ‘Riserva naturale di Tuscania' istituita nel 1997, che senza alcun dubbio sarebbe stato negativo e mai sarebbe stato rilasciato. Invece, senza conoscere e dare alcun peso alle varie ipotesi che sono state fatte da molti studiosi in merito alle vicende storiche che hanno interessato nei secoli passati l'intero colle, lo hanno purtroppo concesso. Le ricerche d'archivio effettuate dall'associazione scrivente hanno messo in evidenza che nell'area in parola vennero ritrovate nel 1915, durante la realizzazione della nuova strada di collegamento tra l'antica porta e la cittadina, non solo alcuni antichi ed importanti edifici, ma in particolare ‘i resti di terme romane di epoca augustea' che furono proprio in quell'occasione tagliate in due tronconi e poi dimenticate completamente. Altri autori hanno descritto la composizione degli ambienti ed anche parlato del notevole sviluppo che avevano raggiunto, grazie all'abbondanza delle acque presenti nel luogo. Si tratta in sostanza di uno di quei rari esempi di ritrovamenti archeologici (nel caso specifico terme romane) esistenti nel territorio della Tuscia, che meriterebbero una doverosa riscoperta, considerata la notevole importanza che la cittadina di Tuscania sta assumendo, in particolare dopo i recenti ed importanti ritrovamenti e le ultime ipotesi sul ruolo che aveva nel suo periodo etrusco”. “In conclusione l'attuale situazione del complesso edilizio in parola appare la seguente - conclude la lettera dell’ArcheoTuscia -: ci troviamo in presenza di una licenza edilizia rilasciata nel 2003, mentre i manufatti realizzati sono già stati posti inutilmente in vendita da molti mesi, pur con i lavori lontani dall'essere ultimati. Per quanto precede, chiediamo al Comune di Tuscania che venga effettuata con urgenza una nuova verifica in merito all'eventuale decadenza dei termini per la ‘fine lavori' ed alla rispondenza della licenza edilizia con tutte le leggi ed i regolamenti esistenti. Qualora, in conseguenza del controllo, venisse dichiarata decaduta la citata autorizzazione del 2003, potrebbe essere istituito un comitato che s'impegni di reperire i fondi necessari, anche a livello europeo, per realizzare nell'area un parco archeologico che, dopo l'eventuale acquisizione ed abbattimento del complesso, possa proseguire lo studio archeologico dell'intera area, in collaborazione con la Soprintendenza”.
Corriere di Viterbo 23/1/2007
TUSCANIA - L'associazione ‘ArcheoTuscia onlus” torna sulla questione riguardante i ruderi delle terme romane con una lettera inviata alla Sovrintendenza dei Beni archeologici e quelli Archeologici del Lazio, al sindaco di Tuscania, ai presidenti di Regione e Provincia, dell'associazione “Tuscania Nuova”, della Pro loco e del Gat, in cui si legge: “Vogliamo portare a conoscenza di questi enti che, a seguito di una sollecitazione pervenutaci da alcuni studiosi residenti a Tuscania, abbiamo dovuto prendere atto dell'ennesima azione lesiva compiuta ai danni del suo patrimonio archeologico, monumentale, storico ed ambientale” “Nel caso in parola si è trattato - prosegue la missiva - della ristrutturazione di un vecchio rudere, ubicato a metà percorso tra la chiesa di Santa Maria Maggiore e quella di San Pietro, edificando al suo posto alcuni moderni manufatti di modestissimo valore architettonico, ma di grave impatto per l'ambiente. Il complesso in fase di realizzazione rappresenta, infatti, un indubbio affronto alla bellezza del paesaggio, posto com'è tra le due chiese e proprio di fronte alle suggestive rovine del palazzo dei Priori, il così detto ‘Rivelino'; ma quel che appare più grave, è che è stato costruito sopra un'importante area archeologica. Il rilascio della concessione edilizia da parte dei precedenti amministratori comunali è stato causato forse dall'inesperienza e dalla mancata conoscenza della storia di Tuscania: solo così non si sono potuti rendere conto delle gravi conseguenze che la stessa avrebbe comportato per l'intero sito. “Si sarebbe dovuto chiedere preventivamente - sottolinea ArcheoTuscia -‘ oltre al prescritto parere vincolante delle Soprintendenze responsabili del territorio, anche quello dell'amministrazione provinciale di Viterbo, nominato dalla Regione Lazio ente gestore della ‘Riserva naturale di Tuscania' istituita nel 1997, che senza alcun dubbio sarebbe stato negativo e mai sarebbe stato rilasciato. Invece, senza conoscere e dare alcun peso alle varie ipotesi che sono state fatte da molti studiosi in merito alle vicende storiche che hanno interessato nei secoli passati l'intero colle, lo hanno purtroppo concesso. Le ricerche d'archivio effettuate dall'associazione scrivente hanno messo in evidenza che nell'area in parola vennero ritrovate nel 1915, durante la realizzazione della nuova strada di collegamento tra l'antica porta e la cittadina, non solo alcuni antichi ed importanti edifici, ma in particolare ‘i resti di terme romane di epoca augustea' che furono proprio in quell'occasione tagliate in due tronconi e poi dimenticate completamente. Altri autori hanno descritto la composizione degli ambienti ed anche parlato del notevole sviluppo che avevano raggiunto, grazie all'abbondanza delle acque presenti nel luogo. Si tratta in sostanza di uno di quei rari esempi di ritrovamenti archeologici (nel caso specifico terme romane) esistenti nel territorio della Tuscia, che meriterebbero una doverosa riscoperta, considerata la notevole importanza che la cittadina di Tuscania sta assumendo, in particolare dopo i recenti ed importanti ritrovamenti e le ultime ipotesi sul ruolo che aveva nel suo periodo etrusco”. “In conclusione l'attuale situazione del complesso edilizio in parola appare la seguente - conclude la lettera dell’ArcheoTuscia -: ci troviamo in presenza di una licenza edilizia rilasciata nel 2003, mentre i manufatti realizzati sono già stati posti inutilmente in vendita da molti mesi, pur con i lavori lontani dall'essere ultimati. Per quanto precede, chiediamo al Comune di Tuscania che venga effettuata con urgenza una nuova verifica in merito all'eventuale decadenza dei termini per la ‘fine lavori' ed alla rispondenza della licenza edilizia con tutte le leggi ed i regolamenti esistenti. Qualora, in conseguenza del controllo, venisse dichiarata decaduta la citata autorizzazione del 2003, potrebbe essere istituito un comitato che s'impegni di reperire i fondi necessari, anche a livello europeo, per realizzare nell'area un parco archeologico che, dopo l'eventuale acquisizione ed abbattimento del complesso, possa proseguire lo studio archeologico dell'intera area, in collaborazione con la Soprintendenza”.