mercoledì 28 maggio 2008

Consiglio al nuovo sindaco. Caro Alemanno, rifai la Roma imperiale

Consiglio al nuovo sindaco. Caro Alemanno, rifai la Roma imperiale
di OSCAR GIANNINO
Libero 27 maggio 2008

Lettera aperta al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ieri insediatosi giurando in Campidoglio. E al suo assessore alla Cultura, Umberto Croppi. Non date retta ai melliflui consigli gialli d'invidia che vi vengono in questi giorni. Vi sconsigliano dal realizzare finalmente a Roma il Museo della Città, in fondo al Circo Massimo. 'Rimuovere il sarcofago dell'Ara Pacis di Richard Meier è sana ablazione. Ma come tutti i "no" è una semplice reazione. All'Urbe serve una realizzazione. Quella che da anni chiede il più grande archeologo di Roma antica, retrodatatore e riscrittore della storia capitolina con mirabili scoperte: Andrea Carandini. Per di più è di sinistra, lo sanno tutti. Come il professor Settis, che gli spara contro. (...)

Caro sindaco non temere Rifai la Roma imperiale
Alemanno deve realizzare il Museo della Città anche se è suggerito dall'archeologo di sinistra Carandini Non ascolti gli invidiosi
(...) L'ha scritto ieri sul domenicale culturale del Sole 24 ore, Salvatore Settis. Il direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa è arrivato al dunque solo zigzagando, cominciano con consigli alla Moratti per il dopo-Sgarbi, attaccando le luminescenze escogitate per il Cenacolo leonardesco da quel maniaco dell'immagine filmica barroco-malata che è Peter Greenaway, e conservativamente ammonendo che l'Expo 2015 milanese non si riduca in ciò che tutti qui si spera, cioè una straordinaria occasione di sviluppo, turismo e commercio, bensì si ritenga nei confini di un sobrio e ferreo rispetto della città com'è.
Poi s'è spostato su Roma con consigli ad Alemanno, dedicando righe al soave indirizzo naturalmente contrario a rimuovere la teca meieriana che brutta il Lungotevere e piazza Augusto Imperatore. Infine è giunto al tossico vero che conservava in cauda, il professor Settis. Perché mai perdere tempo dietro la balzana idea di un Museo della Città? Si vorrebbe forse, per ornarlo, depredare ulteriormente ciò che a cielo aperto con dovizia Roma ancora offre ai turisti, dei suoi antichi fasti monumentali e urbanistici? Si pensa forse, per conferirgli lustro, di saccheggiare ciò che di Roma antica accolgono i Musei capitolini o la Crypta Balbi, il Museo nazionale Romano o il Vaticano? Ma orsù, lo si chiami foglia di fico, se questo volete, e vergognatevi, conclude l'inclito scomunicatore indefesso. Che assai spesso è senza trattino, tra l'inde e il seguito, quando lancia i suoi strali verso questa o quella spoliazione del patrimonio artistico e monumentale italiano, del quale Settis nel tempo si è eretto a più che tribuno, una sorta di primo console.

COLPO BASSO
Ma stavolta il professor Settis ha il trattino, tra l'inde e il fesso. Perché, caro sindaco Alemanno, non è proprio possibile sopportarlo, da uno dei più considerati professori ordinari di Archeologia greca e romana, da un ex direttore del Getty Center for the History of Art and the Humanities di Los Angeles, da un membro del Deutsches Archaeologisches Institut, della American Academy of Arts and Sciences, dell'Accademia Nazionale dei Lincei e del Comitato scientifico dell'European Research Council. È vero che Settis ormai si dedica soprattutto a un profluvio di pubblicistica a carattere politico-civile. Ma non è ammissibile, un colpo tanto basso, da uno studioso di antichità romane. Perché Settis sa benissimo da chi e perché venga l'idea contro la quale spara vilmente, da dietro uno schermo. Settis sa che il Museo della Città non serve affatto a trasportarvi l'arco di Tito o quello di Costantino, o di Settimio Severo. Il Museo della Città serve a offrire a milioni e milioni di turisti una sede specifica che documenti e ricostruisca la nascita "vera" di Roma, attraverso plastici e stratigrafie, proiezioni assonometriche e software dell'ultima generazione.
Come si tentò una sola volta, dopo la Forma Urbis severiana di cui furono trovate solo tracce nel Tempio della Pace. E cioè negli anni Trenta con il plastico della Roma Imperiale realizzato per la Mostra Augustea della Romanità, in occasione del bimillenario della nascita di Ottaviano. Plastico oggi conservato, insieme ad altri anche di Roma ai suoi albori, in quel Museo della Civiltà Romana all'Eur che è inevitabilmente fuori da ogni circuito turistico centrato sul cuore dell'Urbe. E Settis sa benissimo che il Museo della Città serve perché è la storia della nascita di Roma ciò che finalmente conosciamo, grazie alle campagne di scavo e alla tenacia dell'allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli, il professor Andrea Carandini. E' Carandini, che ha ricostruito lo sviluppo del primo abitato secondo la storia evolutiva del suo potere centrale. E' Carandini che, attraverso etnografia e stratigrafia, esegesi storica e filosofla politica, in trent'anni di scavi ha zittito sotto prove schiaccianti tutta la storiografia su Roma accumulatasi, secondo la quale la Constitutio romulea attestata nell'Annalistica era solo un mito, e nulla in realtà era accaduto di veramente degno di nota a Roma prima del quinto secolo avanti Cristo e dell'età dei Tarquini, quando furbescamente si retrodatò di due-tre secoli miti fondativi e radici delle istituzioni dell 'Urbe, come in una colossale falsificazione storica.
Carandini da decenni, proprio con gli scavi accaniti nell'area del Palatino come alle Mura Serviane, alla Via Sacra del Foro come alla Casa delle Vestali, ha di fatto retrodatato le prime fasi della creazione dell'Urbe all'850 avanti Cristo, ben prima della nascita di Atene. Perciò, dico io, in un paese che abbia senso di sé e dell'importanza di una storia tanto mistificata, a Carandini ministri e sovrintendenti dovrebbero dare carta bianca. Non solo per tutte le altre campagne di scavo che da anni invoca per identificare i grandi siti ancora sconosciuti che hanno a che fare con la ricostruzione della vera storia della Roma più antica: il Tempio di Cerere, Libero e Libera sull'Aventino, la Casa di Servio Tullio sull'Oppio che evolverà poi in residenza di Sejano ai tempi di Tiberio. E il Tempio di Quirino: quello che solo grazie a tecniche di introspezione basata sulla riflessione delle onde magnetiche -non potendo scavare - Carandini ha rintracciato sotto il Quirinale, poco prima della scoperta del Lupercale.

IL GRANDE CENSIMENTO
È ancora da anni, che Carandini richiama la necessità di avviare un grande cen-simento di tutti i luoghi ancora nascosti dell'archeologia romana arcaica. Da anni, sottolinea l'insensatezza di una carta archeologica di Roma ferma a quella di Rodolfo Lanciani nel 1890. Da anni, chiede di scavare non solo al Foro e nelle aree dedicate, ma sotto i Palazzi del potére e le Chiese che a Roma nascondono vestigia preziose. E che richiama tutti i responsabili politici al controsenso di una Città che vantala civiltà che da essa per millenni si è irradiata, ma che non ha un Museo degno di questo nome e modernamente strutturato per milioni di turisti, costretti ad aggirarsi per il Foro senza neanche un plastico a portata di mano. A maggior ragione, dunque, si muova oggi il sindaco di Roma. Caro Alemanno, parliamoci chiaro. Se fosse stata idea sua, quella di un Museo volto a riconsacrare all'Italia la vera fondazione dell'Urbe, in molti avrebbero detto che era idea nostalgica e mussolinista. Ma no. L'idea è di quel geniaccio di Carandini, che ha pure scritto libelli anti-berlusconiani mischiando insieme la Constitutio romulea e Tocqueville. E allora dacci retta, carissimo sindaco. Salta in groppa al Museo voluto dall’antiberlusconissimo grande scavatore di Roma. Non prestare orecchio a Settis l'invidioso. Non meno antiberlusconiano di Carandini, ma assai più lieve di meriti in faccia a Roma. Fossi sindaco io, non solo farei il Museo, ma doterei tutti i turisti ai Fori di un visore multimediale con Gps incorporato, realizzato da un gigante dell'animazione elettronica come la Pixar. Per consentire a tutti di aggirarsi per la Via Sacra vedendo non le pietre attuali per nulla spiegate, ma il Forum e il Comitium com'erano agli albori e nei secoli, col tempio di Giove Feretrio sul Campidoglio, l'Auguraculum sacro a Giunone sull'Arce dove ora sorge l'Ara Coeli, e le prime partizioni della città in Curiae. Questa Roma è ancora da raccontare e rappresentare. Caro sindaco, tocca a te.