MERGO - Reperti romani negli scavi
26/11/2006, Corriere Adriatico
La Soprintendenza ai Beni Archeologici ha effettuato il sopralluogo. “Poco interessante” è stato il verdetto e il cantiere può proseguire
I numerosi precedenti nel cuore della Vallesina
Sbancando un terreno sono emersi i resti di antiche fondamenta
MERGO - Una stazione di servizio, a valle, amplia l’area di pertinenza e quindi deve sbancare poco distante dalla via Clementina, l’antica strada romana che ora si chiama provinciale 76. La ruspa evidenzia “qualcosa” che potrebbe interessare la Soprintendenza Archeologica. Non è certo una novità, perché questa - come tutta la fascia a monte e a valle della Clementina, è zona d’interesse archeologico. Siamo nella “Terra di mezzo” e qui vale tutto molto meno rispetto alla costa, compresa l’archeologia: poca gente, pochi voti. Così la Soprintendenza verifica, dà il nulla osta al Comune perché il cantiere prosegua, e liquida il discorso con un “nulla di interessante”. La zona viene recintata e a tutti è proibito guardare o scattare foto. I gestori della stazione di servizio tirano un sospiro di sollievo: il rischio di bloccare i lavori è stato evitato.
La Soprintendenza ha fatto scavare due piccole trincee che hanno evidenziato i resti di muri romani. Poca cosa, nulla di interessante. Stesso giudizio, negli anni scorsi, venne dato per alcune tombe scoperte (sempre a causa di sbancamenti) poco lontano dall’area della stazione di servizio. Ad Angeli di Rosora, poco a monte della Clementina, una decina d’anni fa, nell’ennesimo sbancamento per costruire case vennero trovati resti di mosaici e di vasche che lasciavano supporre si trattasse di terme romane. Venne applicato il vincolo e per tre anni i proprietari dei terreni non potettero costruire le loro case, maledicendo il cronista (noi) che se ne occupò. In tre anni la Soprintendenza non fece il minimo scavo in quella zona. Poi i cantieri vennero autorizzati e la pace tornò. Ma il caso più eclatante è stato quello di 10 anni fa, ad Angeli di Mergo, per la costruzione della nuova chiesa. Che venne edificata esattamente sopra i resti di un rustico romano conservati splendidamente con pavimenti e muri reticolati, nonostante il soprintendente De Marinis (lo stesso di ora) e questo giornale si battessero perché la chiesa venisse spostata di qualche decina di metri. Nulla da fare. Si ottenne che fosse soprelevata di un paio di metri per conservare il rustico sottostante e permettere agli archeologi di entrarci. Mai visti, gli archeologi. In compenso sono stati cementati i pavimenti e quel rustico di duemila anni fa è diventato magazzino colmo di ogni cosa, e le chiavi sono a disposizione di privati. A Serra San Quirico sono state costruite industrie sopra zone archeologiche. Nulla di strano, qui vale tutto meno. Cultura compresa.
26/11/2006, Corriere Adriatico
La Soprintendenza ai Beni Archeologici ha effettuato il sopralluogo. “Poco interessante” è stato il verdetto e il cantiere può proseguire
I numerosi precedenti nel cuore della Vallesina
Sbancando un terreno sono emersi i resti di antiche fondamenta
MERGO - Una stazione di servizio, a valle, amplia l’area di pertinenza e quindi deve sbancare poco distante dalla via Clementina, l’antica strada romana che ora si chiama provinciale 76. La ruspa evidenzia “qualcosa” che potrebbe interessare la Soprintendenza Archeologica. Non è certo una novità, perché questa - come tutta la fascia a monte e a valle della Clementina, è zona d’interesse archeologico. Siamo nella “Terra di mezzo” e qui vale tutto molto meno rispetto alla costa, compresa l’archeologia: poca gente, pochi voti. Così la Soprintendenza verifica, dà il nulla osta al Comune perché il cantiere prosegua, e liquida il discorso con un “nulla di interessante”. La zona viene recintata e a tutti è proibito guardare o scattare foto. I gestori della stazione di servizio tirano un sospiro di sollievo: il rischio di bloccare i lavori è stato evitato.
La Soprintendenza ha fatto scavare due piccole trincee che hanno evidenziato i resti di muri romani. Poca cosa, nulla di interessante. Stesso giudizio, negli anni scorsi, venne dato per alcune tombe scoperte (sempre a causa di sbancamenti) poco lontano dall’area della stazione di servizio. Ad Angeli di Rosora, poco a monte della Clementina, una decina d’anni fa, nell’ennesimo sbancamento per costruire case vennero trovati resti di mosaici e di vasche che lasciavano supporre si trattasse di terme romane. Venne applicato il vincolo e per tre anni i proprietari dei terreni non potettero costruire le loro case, maledicendo il cronista (noi) che se ne occupò. In tre anni la Soprintendenza non fece il minimo scavo in quella zona. Poi i cantieri vennero autorizzati e la pace tornò. Ma il caso più eclatante è stato quello di 10 anni fa, ad Angeli di Mergo, per la costruzione della nuova chiesa. Che venne edificata esattamente sopra i resti di un rustico romano conservati splendidamente con pavimenti e muri reticolati, nonostante il soprintendente De Marinis (lo stesso di ora) e questo giornale si battessero perché la chiesa venisse spostata di qualche decina di metri. Nulla da fare. Si ottenne che fosse soprelevata di un paio di metri per conservare il rustico sottostante e permettere agli archeologi di entrarci. Mai visti, gli archeologi. In compenso sono stati cementati i pavimenti e quel rustico di duemila anni fa è diventato magazzino colmo di ogni cosa, e le chiavi sono a disposizione di privati. A Serra San Quirico sono state costruite industrie sopra zone archeologiche. Nulla di strano, qui vale tutto meno. Cultura compresa.