Campania. Splendori e misteri di Cuma. Il foro, le mura e le porte: le scoperte della città romana
Stella Cervasio
La Repubblica - Napoli 13/4/2007
Il Gruppo Archeologico organizza un ciclo di incontri: i ritrovamenti svelati dai maggiori esperti
"Abbiamo un sogno: far riaprire la galleria tra il lago d´Averno e la grotta di Cocceio"
Cuma era molto più grande di quel che sembra e il suo mistero è ora un po´ più chiaro. Al momento disponiamo solo dell´acropoli, della città romana che arriva fino all´Arco Felice, ma ai piedi dell´attuale parco archeologico, lato monte, il territorio di Cuma si estendeva nel regno dei cavalli di Nuvoletta che qui correvano in corse clandestine per il boss, e ancora oltre, dove il demanio ha provveduto a incamerare le decine di ville abusive di moderni centurioni che premevano per mettersi di casa vicino alla sibilla. Da lunedì il Gruppo Archeologico Napoletano organizza un ciclo di incontri per far raccontare dai grandi esperti dell´archeologia le nuove scoperte nel territorio di Cuma grazie al Progetto Kyme, che ha dotato di fondi europei le due università Federico II e Orientale, la Soprintendenza e il centro francese Jean Bérard. A ciascuno degli enti è stato assegnato un pezzo di territorio cumano per studiarne gli antichi tracciati viari. Una parte dei reperti trovati nel corso di questi anni si può vedere al Castello di Baia. Le università si sono divise così i compiti: all´Orientale sono toccate le mura settentrionali, e la scoperta di D´Agostino è stata una porta dalla quale usciva una delle vie di Cuma. La Federico II ha concentrato sul foro la sua attenzione: dal nuovo scavo è venuta alla luce una serie di fornaci del periodo tardo-romano, quando i templi dell´acropoli venivano spogliati delle decorazioni in marmo per ricavarne calce destinata a costruzioni meno importanti. La dimostrazione che il foro, dopo la caduta dell´impero, è rimasto aperto per altre attività. Nella zona della Masseria del Gigante, dove era stato trovato l´enorme torso di Giove conservato al Museo Archeologico di Napoli, invece, sono venute alla luce le fondamenta di altre strutture, proprio dove sorgerà il centro accoglienza per i visitatori quando il parco archeologico sarà ampliato (è già in costruzione un parcheggio). Il Centro Bérard, che ha effettuato con le università e la soprintendenza i suoi studi flegrei, si è spostato verso il litorale in cerca del misterioso porto di Cuma e intanto ha allargato le nostre conoscenze sul tempio di Iside che già i lavori di metanizzazione sulla spiaggia avevano intercettato.
Le conferenze del Gan si terranno al Maschio Angioino: lunedì la prima (alle 17, alla Società di Storia Patria) con Bruno D´Agostino, tra i massimi esperti al mondo di Etruscologia e ordinario all´Orientale, che parlerà di "L´archeologia della paura: le fortificazioni settentrionali di Cuma". Il 30 aprile (Antisala dei Baroni) Jean Pierre Brun e Priscilla Munzi illustreranno gli scavi del Centre Jean Berard a nord delle mura di Cuma. Il 7 maggio ancora nella bella sede di Storia Patria Carlo Gasparri e Giovanna Greco parleranno di "Nuovi scavi nel Foro di Cuma 2: il portico meridionale e la Masseria del Gigante. Il 21 maggio nell´Antisala dei Baroni Paolo Caputo spiegherà gli interventi della Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta. (info 081 5529002; 338 4031994).
«La speranza è che l´area archeologica diventi più ampia e leggibile - dice Rosario Serafino, del Gruppo archeologico che promuove l´iniziativa di divulgazione della ricerca - il sogno è attuare il progetto di ripristino mai cominciato di riaprire la galleria che collega il lago d´Averno con la grotta di Cocceio, minata dai tedeschi in ritirata dalla II guerra mondiale, che farebbe uscire i visitatori scenograficamente sul foto di Cuma. L´effetto sarebbe strabiliante, come quando fu aperta la grotta di Seiano».
Stella Cervasio
La Repubblica - Napoli 13/4/2007
Il Gruppo Archeologico organizza un ciclo di incontri: i ritrovamenti svelati dai maggiori esperti
"Abbiamo un sogno: far riaprire la galleria tra il lago d´Averno e la grotta di Cocceio"
Cuma era molto più grande di quel che sembra e il suo mistero è ora un po´ più chiaro. Al momento disponiamo solo dell´acropoli, della città romana che arriva fino all´Arco Felice, ma ai piedi dell´attuale parco archeologico, lato monte, il territorio di Cuma si estendeva nel regno dei cavalli di Nuvoletta che qui correvano in corse clandestine per il boss, e ancora oltre, dove il demanio ha provveduto a incamerare le decine di ville abusive di moderni centurioni che premevano per mettersi di casa vicino alla sibilla. Da lunedì il Gruppo Archeologico Napoletano organizza un ciclo di incontri per far raccontare dai grandi esperti dell´archeologia le nuove scoperte nel territorio di Cuma grazie al Progetto Kyme, che ha dotato di fondi europei le due università Federico II e Orientale, la Soprintendenza e il centro francese Jean Bérard. A ciascuno degli enti è stato assegnato un pezzo di territorio cumano per studiarne gli antichi tracciati viari. Una parte dei reperti trovati nel corso di questi anni si può vedere al Castello di Baia. Le università si sono divise così i compiti: all´Orientale sono toccate le mura settentrionali, e la scoperta di D´Agostino è stata una porta dalla quale usciva una delle vie di Cuma. La Federico II ha concentrato sul foro la sua attenzione: dal nuovo scavo è venuta alla luce una serie di fornaci del periodo tardo-romano, quando i templi dell´acropoli venivano spogliati delle decorazioni in marmo per ricavarne calce destinata a costruzioni meno importanti. La dimostrazione che il foro, dopo la caduta dell´impero, è rimasto aperto per altre attività. Nella zona della Masseria del Gigante, dove era stato trovato l´enorme torso di Giove conservato al Museo Archeologico di Napoli, invece, sono venute alla luce le fondamenta di altre strutture, proprio dove sorgerà il centro accoglienza per i visitatori quando il parco archeologico sarà ampliato (è già in costruzione un parcheggio). Il Centro Bérard, che ha effettuato con le università e la soprintendenza i suoi studi flegrei, si è spostato verso il litorale in cerca del misterioso porto di Cuma e intanto ha allargato le nostre conoscenze sul tempio di Iside che già i lavori di metanizzazione sulla spiaggia avevano intercettato.
Le conferenze del Gan si terranno al Maschio Angioino: lunedì la prima (alle 17, alla Società di Storia Patria) con Bruno D´Agostino, tra i massimi esperti al mondo di Etruscologia e ordinario all´Orientale, che parlerà di "L´archeologia della paura: le fortificazioni settentrionali di Cuma". Il 30 aprile (Antisala dei Baroni) Jean Pierre Brun e Priscilla Munzi illustreranno gli scavi del Centre Jean Berard a nord delle mura di Cuma. Il 7 maggio ancora nella bella sede di Storia Patria Carlo Gasparri e Giovanna Greco parleranno di "Nuovi scavi nel Foro di Cuma 2: il portico meridionale e la Masseria del Gigante. Il 21 maggio nell´Antisala dei Baroni Paolo Caputo spiegherà gli interventi della Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta. (info 081 5529002; 338 4031994).
«La speranza è che l´area archeologica diventi più ampia e leggibile - dice Rosario Serafino, del Gruppo archeologico che promuove l´iniziativa di divulgazione della ricerca - il sogno è attuare il progetto di ripristino mai cominciato di riaprire la galleria che collega il lago d´Averno con la grotta di Cocceio, minata dai tedeschi in ritirata dalla II guerra mondiale, che farebbe uscire i visitatori scenograficamente sul foto di Cuma. L´effetto sarebbe strabiliante, come quando fu aperta la grotta di Seiano».