martedì 11 agosto 2009

Una villa-fattoria di 2000 anni fa torna alla luce alle porte di Roma

Una villa-fattoria di 2000 anni fa torna alla luce alle porte di Roma
RENATA MAMBELLI
06 maggio 2006, La Repubblica, Roma

A Borgata Castelverde: ma non ci sono i soldi per gli scavi e i mosaici saranno ricoperti di terra


MOSAICI dai disegni geometrici complessi ed eleganti, pavimenti di coccio pesto di cui si intravedono ancora i rossi e i marroni, una grande cisterna, e poi impluvia, vasche per la raccolta di acque, un impianto termale per la famiglia, granai, stanze, magazzini. Dietro, a poche centinaia di metri, i binari dell'alta velocità su cui schizzano treni per ora in prova, più indietro ancora l'autostrada Roma L'Aquila. Davanti, a chiudere ogni prospettiva, palazzine tutte uguali, tristi, perse in un dedalo di strade appena tracciate secondo uno schema incoerente.
Qui, nella borgata Castelverde, nel cuore di una periferia che più periferica non si può, è venuta alla luce una grande villa dell'epoca di Augusto. Con più edifici, costruiti con discernimento in un'area vasta, a mettere assieme i pezzi di una fattoria in cui convivevano, l'uno accanto all'altro, la dimora padronale, gli ambienti per la raccolta e la conservazione dei prodotti della terra, le case dei servi e dei contadini, le stalle, i granai. Tutto quello che serviva per rifornire quotidianamente l'enorme mercato di Roma. E che fosse una attività redditizia lo provano un tesoretto di monete d'oro e d'argento trovato a qualche centinaia di metri murato dietro a una parete, e la grande testa di Augusto rinvenuta in un cunicolo, ornamento della villa oppure
pegno di fedeltà all'imperatore da parte del padrone di casa.
«Qui, nella zona del quadrante est», ci spiega Stefano Musco, direttore dello scavo e funzionario della Sovrintendenza archeologica di Roma, «c'era tutto il settore che si occupava del rifornimento di derrate alimentari della città, che allora contava un milione di abitanti. Ogni giorno da queste ville partivano carri cheportavano direttamente al mercato quello che si produceva in campagna. Queste ville erano molto diverse dalle ville d'ozio di Tivoli o dei Colli Albani». Fattorie, ma all'interno delle quali i ricchi proprietari non si facevano mancare niente. Non sappiamo il nome dell'antico signore di questa villa-fattoria, perché non sono state trovate scritte di nessun tipo. Ma sappiamo qualcosa dei suoi
gusti, soprattutto per i bei pavimenti che ornavano la casa. «Tutti questi mosaici ora saranno di nuovo ricoperti di terra» ci spiega Musco «perché non abbiamo i soldi per lasciarli qui mettendoli in sicurezza. È l'unico modo per preservarli. La soluzione alternativa sarebbe quella di staccarli e esporti in un museo, main questo modo si distrugge il genius loci, una cosa è vedere questi mosaici qui in terra, un'altra in una sala, magari appesi a un muro».
Hanno invece già preso la strada del Museo di palazzo Massimo la scultura, la testa probabilmente di Augusto, e il tesoro, un pugno di un centinaio di monete trovate come se fossero ancora chiuse in una borsa che invece si era sfatta nei secoli. Trovare un tesoro in questa zona, lontano dai confini del-
l'impero battuti dalle incursioni dei barbari, è molto raro. Ed è raro trovare così tante monete del -l'epoca di Augusto. La sovrintendenza ha intenzione di esporle insieme alla testa in una mostra che quanto prima dedicherà al sito di Castelverde.
Quanto al resto, rimarrà coperto da un velo di terra e probabilmente da un parco giochi per i bambini. «Fare l'archeologo qui è una grande frustrazione», sorride Musco, «si
vede il bene archeologico come una maledizione, tant'è vero che si parla di "rischio archeologico", con l'idea che si tratti di una disgrazia, che rallenta i lavori». Sono circa cinque
anni che questa zona è stata investita da una campagna di costruzioni per edilizia popolare, e da allora, puntigliosi, gli archeologi della Sovrintendenza scavano un metro prima delle ruspe. E trovano, trovano sempre. «Cinquecento metri più in là abbiamo trovato tombe del neolitico, di 3500 anni fa». Che fine hanno fatto? «Qualche cosa è stato portato via, qualche cosa è stato coperto». I pavimenti della villa sono attraversati da un tubo di cemento. «È un tubo di irrigazione degli anni '50. Quando l'hanno messo non sapevano cosa c'era intorno». Adesso si sa, ma il 20% della villa è ancora sotto terra, e ci resterà: «Non abbiamo i soldi per andare avanti con lo scavo. Abbiamo finito i finanziamenti e non ce ne daranno altri. Ci fermiamo qua».