Ritrovata la città di Castore e Polluce, ma non si possono effettuare scavi. Mancano i soldi
Il Gazzettino - Friuli - 10.04.2006
Per gli scopritori, Lorenzo e Stefania Quilici, è la mitica città di Amyclae, fondata dai Dioscuri Castore e Polluce a capo di un gruppo di spartani, il cui racconto si perde nella notte dei tempi. Di certo è l'importante ritrovamento nel Parco Nazionale dei Monti Aurunci di un'area urbanistica vasta (ben 33 ettari) e articolata, rimasta nascosta per 2.300 anni.
Presentata nell'ambito della Settimana dei Beni Culturali, la scoperta è sorprendente se si pensa che il sito dista solo 2,5 chilometri (in linea d'aria) da Fondi e si affaccia sulla piana tra Terracina e Sperlonga. «Ma è in una zona molto impervia», ha commentato il direttore generale per i Beni archeologici Anna Maria Reggiani, che pensa in un futuro a istituire dei percorsi di visita, mentre al momento sono escluse campagne di scavo. «Con questa crisi -ha detto -non abbiamo nessuna risorsa a disposizione».
«Per fortuna, il sito è all'interno di una zona protetta e non corre pericoli di sorta», ha aggiunto Stefania Quilici che con il fratello Lorenzo ha individuato la leggendaria Amyclae sulla vetta del monte Pianara, alto solo 321 metri, ma coperto da una folta vegetazione e senza vie d'accesso. Il rinvenimento è avvenuto durante le ricerche compiute dai Quilici per l'Università di Bologna e la Seconda Università di Napoli, dove sono docenti, sul tratto dell'Appia antica, in cui la via attraversa le gole di Sant'Andrea. «Lì la strada per tre chilometri conserva perfettamente il selciato romano», racconta Lorenzo Quilici, che durante i rilievi del Santuario di Apollo, rinvenuto dove si erge il Fortino di Fra Diavolo, è stato informato che sul monte Pianara erano visibili delle mura poligonali, mai indagate. Dopo una difficile arrampicata, prosegue lo studioso, sono apparsi i resti di un antichissimo abitato, cinto da mura imponenti, ben conservate soprattutto sul versante orientale, dove lo spessore raggiunge i 2,2 metri, con un'altezza massima di 4,5. La città, ha detto Quilici, mostra una pianificazione urbanistica arcaica di grande interesse, che dovrebbe essersi sviluppata dal VI al IV o III secolo a.C. «La distruzione della città -ha proseguito -potrebbe essere avvenuta per un terremoto devastante, come dimostrano alcuni blocchi sobbalzati uno sull'altro, che testimoniano un sommovimento sismico rilevante».
«Le dimensioni del sito hanno fatto pensare a una città che lascia il segno sul territorio» ha detto Stefania Quilici e il pensiero è andata alla mitica Amyclae, che dal Rinascimento veniva cercata nel lago di Fondi. Del resto, la città dei Dioscuri, che, come ricorda Virgilio, combatté contro Enea, era una leggenda fin dall'antichità, e se ne parlava di un luogo ormai scomparso già nel II secolo a.C.. Chi non è d'accordo con questa teoria, sostiene che il sito potrebbe avere un rapporto con Fondi, essere cioè una prima sede della città portata poi in pianura. Le datazioni delle due città però a un certo punto coincidono, anche se il sito di monte Pianara è di parecchio antecedente.
Il Gazzettino - Friuli - 10.04.2006
Per gli scopritori, Lorenzo e Stefania Quilici, è la mitica città di Amyclae, fondata dai Dioscuri Castore e Polluce a capo di un gruppo di spartani, il cui racconto si perde nella notte dei tempi. Di certo è l'importante ritrovamento nel Parco Nazionale dei Monti Aurunci di un'area urbanistica vasta (ben 33 ettari) e articolata, rimasta nascosta per 2.300 anni.
Presentata nell'ambito della Settimana dei Beni Culturali, la scoperta è sorprendente se si pensa che il sito dista solo 2,5 chilometri (in linea d'aria) da Fondi e si affaccia sulla piana tra Terracina e Sperlonga. «Ma è in una zona molto impervia», ha commentato il direttore generale per i Beni archeologici Anna Maria Reggiani, che pensa in un futuro a istituire dei percorsi di visita, mentre al momento sono escluse campagne di scavo. «Con questa crisi -ha detto -non abbiamo nessuna risorsa a disposizione».
«Per fortuna, il sito è all'interno di una zona protetta e non corre pericoli di sorta», ha aggiunto Stefania Quilici che con il fratello Lorenzo ha individuato la leggendaria Amyclae sulla vetta del monte Pianara, alto solo 321 metri, ma coperto da una folta vegetazione e senza vie d'accesso. Il rinvenimento è avvenuto durante le ricerche compiute dai Quilici per l'Università di Bologna e la Seconda Università di Napoli, dove sono docenti, sul tratto dell'Appia antica, in cui la via attraversa le gole di Sant'Andrea. «Lì la strada per tre chilometri conserva perfettamente il selciato romano», racconta Lorenzo Quilici, che durante i rilievi del Santuario di Apollo, rinvenuto dove si erge il Fortino di Fra Diavolo, è stato informato che sul monte Pianara erano visibili delle mura poligonali, mai indagate. Dopo una difficile arrampicata, prosegue lo studioso, sono apparsi i resti di un antichissimo abitato, cinto da mura imponenti, ben conservate soprattutto sul versante orientale, dove lo spessore raggiunge i 2,2 metri, con un'altezza massima di 4,5. La città, ha detto Quilici, mostra una pianificazione urbanistica arcaica di grande interesse, che dovrebbe essersi sviluppata dal VI al IV o III secolo a.C. «La distruzione della città -ha proseguito -potrebbe essere avvenuta per un terremoto devastante, come dimostrano alcuni blocchi sobbalzati uno sull'altro, che testimoniano un sommovimento sismico rilevante».
«Le dimensioni del sito hanno fatto pensare a una città che lascia il segno sul territorio» ha detto Stefania Quilici e il pensiero è andata alla mitica Amyclae, che dal Rinascimento veniva cercata nel lago di Fondi. Del resto, la città dei Dioscuri, che, come ricorda Virgilio, combatté contro Enea, era una leggenda fin dall'antichità, e se ne parlava di un luogo ormai scomparso già nel II secolo a.C.. Chi non è d'accordo con questa teoria, sostiene che il sito potrebbe avere un rapporto con Fondi, essere cioè una prima sede della città portata poi in pianura. Le datazioni delle due città però a un certo punto coincidono, anche se il sito di monte Pianara è di parecchio antecedente.