Modena, affiorano le mura romane
Franco Giubilei
La Stampa 05/06/2006
I lavori per un parcheggio sotterraneo da realizzare nella centralissima piazza Roma hanno riportato alla luce i resti di vestigia romane. Reperti antichissimi, risalenti al secondo secolo avanti Cristo, l'epoca della fondazione della colonia chiamata Mutina. Lo scavo ora è ricoperto da quintali di ghiaia per preservarlo in attesa della relazione scientifica della Soprintendenza, la cui consegna è prevista entro una decina di giorni. A quel punto la palla passerà ad amministratori e tecnici, che dovranno stabilire la fattibilità del parcheggio e, se del caso, ridisegnarne perimetri e dimensioni secondo le esigenze dettate dai reperti. Le antiche mura di età repubblicana si trovano a pochi metri dalle fondamenta di un edificio che segnava l'inizio della città. L'antica Modena curiosamente riemerge dalle nebbie in un luogo-simbolo dell'attuale "civiltà", un parcheggio, moderno santuario riservato ai padroni delle nostre città, le automobili. La colonia romana dal nome che richiama l'ammutinamento, Mutina appunto, è stata costruita sull'acqua, su una fitta rete di canali che ne solca il centro a un livello solo un po' più alto di quello delle mura riscoperte pochi giorni fa. Un reticolo di cui la toponomastica della città porta ancora il marchio indelebile in corso Canalchiaro, corso Ganalgrande, corso Buonio. Il Naviglio, fino un secolo e mezzo fa, penetrava nel cuore di Modena bagnando Palazzo Ducale e portando merci e persone. Va da sé che la presenza di tutta quell'acqua, tuttora stagnante pochi metri sotto il livello del suolo, fa male alle ossa e ben si accorda col clima paludoso da Piana Padana. San Geminiano fece scendere un nebbione che protesse la città dalla calata degli Unni, secondo la leggenda, dunque l'umido è parte integrante di un territorio che i romani fecero la loro fatica ad addomesticare se l'origine di Mutina risiede veramente nella vocazione alla ribellione dei suoi abitanti. I romani sull'accampamento originario eressero una città secondo la nota pianta quadrata che è il segno inconfondibile di tutte le loro realizzazioni urbanistiche, in Italia e ovunque abbiano colonizzato e costruito. Ora che mura repubblicane vecchie di 2200 anni tornano dal passato per confliggere con un moderno parcheggio, sugli splendori della nostra storia si scatena il chiacchiericcio politico in nome del sacrosanto diritto del cittadino al suo spazio-auto in pieno centro storico: «A questo punto le strade sono due - attacca Sergio Celioni dell'Udc, che in consiglio comunale siede ovviamente fra i banchi dell'opposizione - o si rispetta il sito o non si fa il parcheggio. Rispettare il sito non significa rinunciarvi, vuoi dire soltanto farlo in un luogo più adatto, dove non vi siano simili rovine. Un'altra proposta è di estrarre i reperti e di allestire un museo ad hoc, dando così risonanza alla scoperta e alla storia modenese». Si ricorda anche la passata esperienza dei reperti rinvenuti in piazza Duomo, per cui qualcuno lamenta che insieme ai reperti si tolsero di fatto anche le fondamenta. Il presidente di Lapam Federimpresa Gianni Valentini da parte sua si augura che «sia possibile trovare il modo di fare vedere a tutti le mura che sono appena state ritrovate: crediamo sia possibile una manutenzione e forme di aerazione efficiente dello spazio interessato dal ritrovamento archeologico, garantendo anche l'illuminazione necessaria e rispettando anche i livelli di umidità e di temperatura che saranno stabiliti dagli esperti di un'apposita commissione che lavori di concerto con la Soprintendenza». Ora come ora in piazza Roma non si può vedere nulla delle mura, sopra la ghiaia è stato steso un telo anonimo, e ci resterà finché i tecnici non avranno dato il loro parere sul conflitto fra archeologia e modernità, fra un manufatto della veneranda età di ventidue secoli e un parcheggio sotterraneo. A Roma ne sanno qualcosa, il parcheggio del Gianicolo fu un episodio-simbolo dell'inconciliabilità fra i diversi strati della nostra storia.
Franco Giubilei
La Stampa 05/06/2006
I lavori per un parcheggio sotterraneo da realizzare nella centralissima piazza Roma hanno riportato alla luce i resti di vestigia romane. Reperti antichissimi, risalenti al secondo secolo avanti Cristo, l'epoca della fondazione della colonia chiamata Mutina. Lo scavo ora è ricoperto da quintali di ghiaia per preservarlo in attesa della relazione scientifica della Soprintendenza, la cui consegna è prevista entro una decina di giorni. A quel punto la palla passerà ad amministratori e tecnici, che dovranno stabilire la fattibilità del parcheggio e, se del caso, ridisegnarne perimetri e dimensioni secondo le esigenze dettate dai reperti. Le antiche mura di età repubblicana si trovano a pochi metri dalle fondamenta di un edificio che segnava l'inizio della città. L'antica Modena curiosamente riemerge dalle nebbie in un luogo-simbolo dell'attuale "civiltà", un parcheggio, moderno santuario riservato ai padroni delle nostre città, le automobili. La colonia romana dal nome che richiama l'ammutinamento, Mutina appunto, è stata costruita sull'acqua, su una fitta rete di canali che ne solca il centro a un livello solo un po' più alto di quello delle mura riscoperte pochi giorni fa. Un reticolo di cui la toponomastica della città porta ancora il marchio indelebile in corso Canalchiaro, corso Ganalgrande, corso Buonio. Il Naviglio, fino un secolo e mezzo fa, penetrava nel cuore di Modena bagnando Palazzo Ducale e portando merci e persone. Va da sé che la presenza di tutta quell'acqua, tuttora stagnante pochi metri sotto il livello del suolo, fa male alle ossa e ben si accorda col clima paludoso da Piana Padana. San Geminiano fece scendere un nebbione che protesse la città dalla calata degli Unni, secondo la leggenda, dunque l'umido è parte integrante di un territorio che i romani fecero la loro fatica ad addomesticare se l'origine di Mutina risiede veramente nella vocazione alla ribellione dei suoi abitanti. I romani sull'accampamento originario eressero una città secondo la nota pianta quadrata che è il segno inconfondibile di tutte le loro realizzazioni urbanistiche, in Italia e ovunque abbiano colonizzato e costruito. Ora che mura repubblicane vecchie di 2200 anni tornano dal passato per confliggere con un moderno parcheggio, sugli splendori della nostra storia si scatena il chiacchiericcio politico in nome del sacrosanto diritto del cittadino al suo spazio-auto in pieno centro storico: «A questo punto le strade sono due - attacca Sergio Celioni dell'Udc, che in consiglio comunale siede ovviamente fra i banchi dell'opposizione - o si rispetta il sito o non si fa il parcheggio. Rispettare il sito non significa rinunciarvi, vuoi dire soltanto farlo in un luogo più adatto, dove non vi siano simili rovine. Un'altra proposta è di estrarre i reperti e di allestire un museo ad hoc, dando così risonanza alla scoperta e alla storia modenese». Si ricorda anche la passata esperienza dei reperti rinvenuti in piazza Duomo, per cui qualcuno lamenta che insieme ai reperti si tolsero di fatto anche le fondamenta. Il presidente di Lapam Federimpresa Gianni Valentini da parte sua si augura che «sia possibile trovare il modo di fare vedere a tutti le mura che sono appena state ritrovate: crediamo sia possibile una manutenzione e forme di aerazione efficiente dello spazio interessato dal ritrovamento archeologico, garantendo anche l'illuminazione necessaria e rispettando anche i livelli di umidità e di temperatura che saranno stabiliti dagli esperti di un'apposita commissione che lavori di concerto con la Soprintendenza». Ora come ora in piazza Roma non si può vedere nulla delle mura, sopra la ghiaia è stato steso un telo anonimo, e ci resterà finché i tecnici non avranno dato il loro parere sul conflitto fra archeologia e modernità, fra un manufatto della veneranda età di ventidue secoli e un parcheggio sotterraneo. A Roma ne sanno qualcosa, il parcheggio del Gianicolo fu un episodio-simbolo dell'inconciliabilità fra i diversi strati della nostra storia.