Nel ventre di piazza Vittorio spunta la domus amata da Caligola. Tra i mosaici, lo smeraldo di Zeus
Edoardo Sassi
Corriere della Sera 25/3/2006
Si pensava che tutto fosse andato perso dopo il 1873, con la costruzione dell'Esquilino. Ma nel ventre _ di piazza Vittorio sei metri sotto, son tornati alla luce marmi, mosaici, muri e altri reperti degli «Horti Lamiani» fastosa residenza imperiale amata da Caligola. Gli archeologi: «Ritrovamento eccezionale».
I ritrovamenti
Antichi muri, superfici pavimentali mosaicate in bianco e nero e rare gemme, tra le quali uno smeraldo con incisa l'immagine del dio Giove. Sono alcuni dei reperti, di età imperiale, venuti alla luce nel "ventre" di piazza Vittorio, a circa sei metri sottoterra
Un ritrovamento recentissimo ed eccezionale, che neanche gli archeologi si aspettavano più, in una zona - piazza. Vittorio Emanuele - il cui sottosuolo fu stravolto durante i lavori per la costruzione, dal 1873, del nuovo quartiere Esquilino. E invece, durante i lavori in corso per l'ammodernamento della linea A della metropolitana, a circa sei metri di profondità sono venuti alla luce antichi muri, ampie porzioni di mosaici pavimentali, lastre policrome di opus sectìle, vasellame vario e due pietre preziose: una in pasta vitrea e l'altra, probabilmente, uno smeraldo, dove potrebbe essere incisa una rara immagine di Giove con una bilancia, simbolo di Giustizia.
La pietra, quasi certamente parte di un antico anello e già al sicuro nella cassaforte della Soprintendenza, era nascosta sotto un pavimento, nel ventre inesplorato di quella piazza dalla storia millenaria che non smette di riservare sorprese. Stavolta, dopo la necropoli del VII secolo avanti Cristo tornata alla luce nel 2002, si tratta di importanti resti degli «Horti Lamiani», o Villa degli Aelii Lamiae, una delle più importanti e fastose residenze imperiali, il cui impianto risale al 30 avanti Cristo, ma la cui storia, con relativi rifacimenti, va avanti almeno fino al III secolo.
La villa, raccontano le fonti, fu amatissima anche da Caligola, che lì adorava trascorrere lunghi periodi. «Una scoperta emozionante e scientificamente importantissima», conferma Maria Rosaria Barbera, responsabile per la soprintendenza di Stato nel territorio del primo muuicipio. Che in quella zona si trovassero gli «Horti Lamiani» (horti, in latino, indica un'importante villa con grandi distese di giardini) è infatti cosa ben nota. E non solo agli studiosi (da lì provengono anche molte statue celebri, compresa la Venere Esquilina della Centrale Montemartini): «Ma anche in una pubblicazione di venti anni fa, la più importante sugli Horti Lamiani, proprio quella parte della piazza, zona sud-est, risultava totalmente sconosciuta nonostante un enorme sforzo di ricostruzione. Scavando, eravamo certi che il tessuto antico fosse andato completamente distrutto. E invece...».
Invece, la sorpresa. Che ora potrebbe creare qualche problema ai lavori in corso, commissionati dal VII Dipartimento (Mobilità) del Comune di Roma. «Nulla andrà distrutto, questo è certo - assicura la dottoressa Barbera - quel che si potrà portare via, si porterà via. Il resto, faremo in modo che sia fruibile al pubblico. Lavoreremo comunque per cercare un punto di equilibrio tra le esigenze dei lavori in corso e la salvaguardia del patrimonio antico».
«I ritrovamenti sono importanti e recentissimi. Non ho ancora avuto modo di vedere il cantiere - conferma il soprintendente all'archeologia di Roma, Angelo Bottini -lo farò prestissimo».
Di vasellame ne è stato trovato moltissimo, insieme a molte lucerne. Ma non è questo che ha provocato emozione negli archeologi. Né il ritrovamento dello smeraldo, ora al vaglio di gemmologi, che pure è un pezzo raro. Sono le strutture murarie la cosa più importante per gli studiosi: «Siamo agli inizi, ma già si percepisce bene un grande corridoio - spiega la Barbera -. Le dimensioni degli ambienti, e la presenza delle pregiate lastre in opus sectile, dicono inoltre che non si tratta di ambienti di servizio, ma certamente di stanze di rappresentanza per una residenza usata da vari imperatori».
Edoardo Sassi
Corriere della Sera 25/3/2006
Si pensava che tutto fosse andato perso dopo il 1873, con la costruzione dell'Esquilino. Ma nel ventre _ di piazza Vittorio sei metri sotto, son tornati alla luce marmi, mosaici, muri e altri reperti degli «Horti Lamiani» fastosa residenza imperiale amata da Caligola. Gli archeologi: «Ritrovamento eccezionale».
I ritrovamenti
Antichi muri, superfici pavimentali mosaicate in bianco e nero e rare gemme, tra le quali uno smeraldo con incisa l'immagine del dio Giove. Sono alcuni dei reperti, di età imperiale, venuti alla luce nel "ventre" di piazza Vittorio, a circa sei metri sottoterra
Un ritrovamento recentissimo ed eccezionale, che neanche gli archeologi si aspettavano più, in una zona - piazza. Vittorio Emanuele - il cui sottosuolo fu stravolto durante i lavori per la costruzione, dal 1873, del nuovo quartiere Esquilino. E invece, durante i lavori in corso per l'ammodernamento della linea A della metropolitana, a circa sei metri di profondità sono venuti alla luce antichi muri, ampie porzioni di mosaici pavimentali, lastre policrome di opus sectìle, vasellame vario e due pietre preziose: una in pasta vitrea e l'altra, probabilmente, uno smeraldo, dove potrebbe essere incisa una rara immagine di Giove con una bilancia, simbolo di Giustizia.
La pietra, quasi certamente parte di un antico anello e già al sicuro nella cassaforte della Soprintendenza, era nascosta sotto un pavimento, nel ventre inesplorato di quella piazza dalla storia millenaria che non smette di riservare sorprese. Stavolta, dopo la necropoli del VII secolo avanti Cristo tornata alla luce nel 2002, si tratta di importanti resti degli «Horti Lamiani», o Villa degli Aelii Lamiae, una delle più importanti e fastose residenze imperiali, il cui impianto risale al 30 avanti Cristo, ma la cui storia, con relativi rifacimenti, va avanti almeno fino al III secolo.
La villa, raccontano le fonti, fu amatissima anche da Caligola, che lì adorava trascorrere lunghi periodi. «Una scoperta emozionante e scientificamente importantissima», conferma Maria Rosaria Barbera, responsabile per la soprintendenza di Stato nel territorio del primo muuicipio. Che in quella zona si trovassero gli «Horti Lamiani» (horti, in latino, indica un'importante villa con grandi distese di giardini) è infatti cosa ben nota. E non solo agli studiosi (da lì provengono anche molte statue celebri, compresa la Venere Esquilina della Centrale Montemartini): «Ma anche in una pubblicazione di venti anni fa, la più importante sugli Horti Lamiani, proprio quella parte della piazza, zona sud-est, risultava totalmente sconosciuta nonostante un enorme sforzo di ricostruzione. Scavando, eravamo certi che il tessuto antico fosse andato completamente distrutto. E invece...».
Invece, la sorpresa. Che ora potrebbe creare qualche problema ai lavori in corso, commissionati dal VII Dipartimento (Mobilità) del Comune di Roma. «Nulla andrà distrutto, questo è certo - assicura la dottoressa Barbera - quel che si potrà portare via, si porterà via. Il resto, faremo in modo che sia fruibile al pubblico. Lavoreremo comunque per cercare un punto di equilibrio tra le esigenze dei lavori in corso e la salvaguardia del patrimonio antico».
«I ritrovamenti sono importanti e recentissimi. Non ho ancora avuto modo di vedere il cantiere - conferma il soprintendente all'archeologia di Roma, Angelo Bottini -lo farò prestissimo».
Di vasellame ne è stato trovato moltissimo, insieme a molte lucerne. Ma non è questo che ha provocato emozione negli archeologi. Né il ritrovamento dello smeraldo, ora al vaglio di gemmologi, che pure è un pezzo raro. Sono le strutture murarie la cosa più importante per gli studiosi: «Siamo agli inizi, ma già si percepisce bene un grande corridoio - spiega la Barbera -. Le dimensioni degli ambienti, e la presenza delle pregiate lastre in opus sectile, dicono inoltre che non si tratta di ambienti di servizio, ma certamente di stanze di rappresentanza per una residenza usata da vari imperatori».