Una meraviglia tra i rovi: l’antico ponte romano, centro geografico d’Italia
Martedì 3 Ottobre 2006, Il Messaggero
NARNI - Il ponte era coperto da rovi. E non se ne intravedeva che una piccola parte: quando quelli dell'Utec ebbero finito di portar via le piante apparve una cosa che a Narni praticamente nessuno conosceva: un ponte romano del primo secolo d.c., perfettamente conservato, alto più di cinque metri, bellissimo. Era uno dei ponti della Formina, l'antico acquedotto di Narni che prelevava l'acqua a 13 chilometri per portarla in città. Per maggiore fortuna, quel ponte venne indicato, dall'Istituto Geografico Militare, come il Centro Geografico d'Italia. Doppia fortuna per Subterranea che ha la gestione anche dell'acquedotto romano, entro le cui viscere è possibile entrare, e dove vengono organizzate delle visite guidate a gruppi. Scuole e visitatori, incuriositi da questa bellezza ingegneristica si prenotano da una mese all'altro per mettersi dietro agli esperti. Il perché sia rimasto in buono stato l'aveva spiegato la Soprintendente ai Monumenti, Feruglio: «Si sono conservati fino a noi grazie alla continuità del loro uso, che ne ha impedito la distruzione da parte del tempo e dell'uomo e ha determinato quei lavori di manutenzione che, pur dando luogo talvolta a modifiche o adattamenti più o meno consistenti, ne hanno assicurato sostanzialmente la conservazione».
Allora, come adesso, era importante avere "santi in paradiso": e questo santo era il "curator acquarum" una sorta di ministro delle acque dell'intero impero romano, uno della famiglia Nerva, un narnese, un parente stretto di colui che una paio di decenni più tardi divenne nientepopodimeno che un imperatore di Roma. E fu lui che mise mano all'opera. Ora pare che l'attribuzione non sia certissima però rimane sempre molto allettante. Daniela Monacchi, funzionario della soprintendenza, ricorda nella sua pubblicazione che «in età romana il percorso della Formina nell'area urbana non doveva essere troppo dissimile da quello riportato in una pianta del 1842 . Dalla Porta Ternana fino alla cosiddetta Fontanella di Bucci, zona che in età romana non era urbanizzata, l'acqua scorreva ancora a pelo libero entro un condotto costruito in muratura analogo a quello extraurbano. All'altezza della Fontanella di Bucci, all'incrocio tra Via C. Nerva e Via del Monte, doveva probabilmente erigersi il "castellum acquae", ossia il serbatoio di distribuzione, dal quale si diramavano i tubi di piombo, le "fistulae" che, applicando il principio dei vasi comunicanti, o sifone rovescio, superavano la depressione di Piazza Garibaldi e a condotta in pressione alimentavano gli edifici urbani, fra cui il lacus, la grande cisterna di Piazza Garibaldi conservata nella fase medioevale».
M. Guer.
Martedì 3 Ottobre 2006, Il Messaggero
NARNI - Il ponte era coperto da rovi. E non se ne intravedeva che una piccola parte: quando quelli dell'Utec ebbero finito di portar via le piante apparve una cosa che a Narni praticamente nessuno conosceva: un ponte romano del primo secolo d.c., perfettamente conservato, alto più di cinque metri, bellissimo. Era uno dei ponti della Formina, l'antico acquedotto di Narni che prelevava l'acqua a 13 chilometri per portarla in città. Per maggiore fortuna, quel ponte venne indicato, dall'Istituto Geografico Militare, come il Centro Geografico d'Italia. Doppia fortuna per Subterranea che ha la gestione anche dell'acquedotto romano, entro le cui viscere è possibile entrare, e dove vengono organizzate delle visite guidate a gruppi. Scuole e visitatori, incuriositi da questa bellezza ingegneristica si prenotano da una mese all'altro per mettersi dietro agli esperti. Il perché sia rimasto in buono stato l'aveva spiegato la Soprintendente ai Monumenti, Feruglio: «Si sono conservati fino a noi grazie alla continuità del loro uso, che ne ha impedito la distruzione da parte del tempo e dell'uomo e ha determinato quei lavori di manutenzione che, pur dando luogo talvolta a modifiche o adattamenti più o meno consistenti, ne hanno assicurato sostanzialmente la conservazione».
Allora, come adesso, era importante avere "santi in paradiso": e questo santo era il "curator acquarum" una sorta di ministro delle acque dell'intero impero romano, uno della famiglia Nerva, un narnese, un parente stretto di colui che una paio di decenni più tardi divenne nientepopodimeno che un imperatore di Roma. E fu lui che mise mano all'opera. Ora pare che l'attribuzione non sia certissima però rimane sempre molto allettante. Daniela Monacchi, funzionario della soprintendenza, ricorda nella sua pubblicazione che «in età romana il percorso della Formina nell'area urbana non doveva essere troppo dissimile da quello riportato in una pianta del 1842 . Dalla Porta Ternana fino alla cosiddetta Fontanella di Bucci, zona che in età romana non era urbanizzata, l'acqua scorreva ancora a pelo libero entro un condotto costruito in muratura analogo a quello extraurbano. All'altezza della Fontanella di Bucci, all'incrocio tra Via C. Nerva e Via del Monte, doveva probabilmente erigersi il "castellum acquae", ossia il serbatoio di distribuzione, dal quale si diramavano i tubi di piombo, le "fistulae" che, applicando il principio dei vasi comunicanti, o sifone rovescio, superavano la depressione di Piazza Garibaldi e a condotta in pressione alimentavano gli edifici urbani, fra cui il lacus, la grande cisterna di Piazza Garibaldi conservata nella fase medioevale».
M. Guer.