E l'Urbe rifatta dai tre Flavi
Paolo Liverani
Il Sole 24 Ore 29/03/2009
Vespasiano con il suo faccione contadino tra il bonario e il burbero - ostenta un sorriso meritato. L'outsider nella corsa al potere, dopo il travagliato anno che vide avvicendarsi Galba, Otone e Vitellio sul trono di Nerone, era arrivato dove desiderava. Aveva ci che bastava: energia da vendere, idee chiare e un paio di robusti figli Tito e Domiziano a cui lasciare la dinastia fondata ex novo. Gioc sapientemente sul suo aspetto per distinguersi a colpo d'occhio dal sofisticato e odiato Nerone, sottintendendo il suo programma che oggi diremmo - costituiva un ritorno aiproblemi reali e (entro certi limiti) alla legalità. Aveva sedato una difficile rivolta in Giudea nel 70 e ne coglieva per prima cosa il trionfo associandosi era lapri,ma volta i figli. Quindi si rimbocc le maniche e si mise a ricostruire la città di Roma, ancora segnata Iall'incendio del 64. E quando dico si rimbocc le maniche intendo letteralmente: si caric le spal\le delle macerie e inizi a liberare l'area perle nuove costruzioni, fornendo un precedente illustre a chi nel ventennio del secolo passato aveva un faccione non molto differente nei volumi, ma assai meno bonario nei tratti. Nulla rimase come prima. Il tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio, il luogo tra i partigiani di Vitellio e quelli di Vespasiano. In quei tumulti l'Imperatore perse il fratello mentre si salv per un soffio il giovane figlio Domiziano, fuggito rapandosi a zero e infilandosi il carnicione di lino dei sacerdoti di Iside. Il tempio venne rapidamente ricostruito sulla stessa pianta, mutandone solo l'altezza, ma dur poco: nell'8o un nuovo incendio rimise in mano a Domiziano, ormai saldamente in sella, il cantiere appena concluso. Vespasiano smantell la Domus Aurea, l'enorme residenza di Nerone grande quanto un quartiere, restituendo in maniera ostentata ai cittadini la fruizione dell'area e delle opere d'arte in essa ammassate. Sul Palatino inizi la costruzione del suo palazzo, di cui si è ritrovata ora parte delle fondamenta e del nucleo originale, inglobato nel pi grandioso progetto realizzato qualche anno pi tardi da Domiziano. Nella valle sottostante, il laghetto al centro della valle fu occupato dall'enorme fabbrica del Colosseo - ancora oggi il monumento simbolo della città investendo così il bottino fatto a Gerusalemme. L'anfiteatro sarebbe stato terminato dal figlio Tito, che avrebbe aggiunto lì accanto anche le Terme pubbliche che da lui presero il nome. Pi a nord, invece, Vespasiano costruì l'enorme cortile colonnato del Templum Pacis. Il suo carattere era diverso da quello degli adiacenti Fori Imperiali: non aveva finalità burocratiche, amministrative e giudiziarie, quanto piuttosto sacrali e forse commerciali. Ospitava un parco con aiole di rose galliche (ipaleobotanici ne hanno trovato le tracce) e opere d'arte in pitturaescultura dei grandi maestri greci, esposte nei portici perimetrali. Sul lato principale si apriva la grande aula dedicata alla Pace in cui, assieme alla statua della dea, era conservato il Candelabro a sette braccia Molti degli edifici voluti da Vespasiano e da Tito e Domiziano sono ancora in piedi. Ecco dove4rovarli tra il Foro e il Palatino pi sacro di Roma, era andato a fuoco proprio nelle lotte *** (quello raffigurato sotto ilfornice dell'Arco di Tito) e parte del bottino pi rappresentativo del Tempio di Gerusalernme. Le colonne della facciata dell'aula erano monoliti di granito rosa di 50 piedi di altezza (quasi i metri) ,lepi alte che fino ad allora la logistica romana avesse permessodi importare dalle cave diAssuan, nel deserto egiziano. Pochi anni dopo Domiziano decise di sistemare l'Argileto, la vitale arteria che collegava Foro Romano e Suburra passando tra i Fori di Cesare e di Augusto, da un lato, e il nuovo Templum Pacis dall'altro. Lo spazio stretto e allungato costrinse Rabirio l'architetto di fiducia dell'Imperatore a rifilare un lato del cortile del Templum Pacis appena terminato per realizzare il nuovo Foro Transitorio. Spesso quest'ultimo viene chiamato Foro di Nerva,ma al successore di Domiziano - che regn appena due anni spett solo il merito del taglio del nastro.Le novità pi interessanti riguardano il fatto che, durante i lavori sembra sia cambiato radicalmente il progetto ruotandolo di i8o. Il tempio di Minerva (la dea a cui Domiziano era molto devoto) doveva infatti sorgere all'estremità sudovest, quella, verso il Foro e ne è stata identificata la fondazione. A un certo punto, invece, fu spostato all'estremità opposta, in modo da sfruttare al meglio lo spazio e mascherare la rientranza imposta dalla grande esedranord-orientale del Foro di Augusto. Un simile cambiamento non pu essere spiegato che in termini dipercorsi: l'accesso principale non avveniva pi dalla Suburra, quartiere popolare e un p0' malfamato, ma dal Foro Romano stesso in modo che la prospettiva sul tempio si aprisse per chi proveniva dalla Curia del Senato e dalla Basilica Paulli. Si pu forse andare anche un po' oltre quanto espresso nei saggi del catalogo e ipotizzare che un simile radicale cambiamento ne presupponesse uno ancora pi ambizioso. Come è noto, infatti, fu Domiziano che inizi a concepire e a realizzare lo sbancamento della sella che divideva il Campidoglio dal Quirinale nell'area in cui sarebbe stato realizzato il foro pi grande e lussuoso di tutti: quello di Traiano. Era da questo Foro che si sarebbe avuto da allora l'ingresso monumentale ai Fori per chi proveniva da nord, dal Campo Marzio: dal lato di Palazzo Valentini e della Colonna Traiana per intenderci. Ci degradava automaticamente a viabilità secondaria l'ingresso dalla Suburra. Non si pu che citare una parte delle straordinarie attività edilizie che la dinastia realizz in pochi anni. Basti dire che Vespasiano modific perfino il confine giuridico-sacrale di Roma, il pomerio, che aveva funzioni giurisdizionali, amministrative e probabilmente daziarie, ampliandolo appena pochi anni dopo un simile intervento di Claudio. Esso coincide sostanzialmente a partire da porta Flaminia e procedendo in senso orario fmo al Tevere con una linea non lontana da quella delle successive mura aureliane e nonostante qualche parere contrario - possiamo ritenere che non / venne pi modificato, nemmeno dallo stesso Aureliano autore delle mura, fmo alla fme dell'evo antico.
Paolo Liverani
Il Sole 24 Ore 29/03/2009
Vespasiano con il suo faccione contadino tra il bonario e il burbero - ostenta un sorriso meritato. L'outsider nella corsa al potere, dopo il travagliato anno che vide avvicendarsi Galba, Otone e Vitellio sul trono di Nerone, era arrivato dove desiderava. Aveva ci che bastava: energia da vendere, idee chiare e un paio di robusti figli Tito e Domiziano a cui lasciare la dinastia fondata ex novo. Gioc sapientemente sul suo aspetto per distinguersi a colpo d'occhio dal sofisticato e odiato Nerone, sottintendendo il suo programma che oggi diremmo - costituiva un ritorno aiproblemi reali e (entro certi limiti) alla legalità. Aveva sedato una difficile rivolta in Giudea nel 70 e ne coglieva per prima cosa il trionfo associandosi era lapri,ma volta i figli. Quindi si rimbocc le maniche e si mise a ricostruire la città di Roma, ancora segnata Iall'incendio del 64. E quando dico si rimbocc le maniche intendo letteralmente: si caric le spal\le delle macerie e inizi a liberare l'area perle nuove costruzioni, fornendo un precedente illustre a chi nel ventennio del secolo passato aveva un faccione non molto differente nei volumi, ma assai meno bonario nei tratti. Nulla rimase come prima. Il tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio, il luogo tra i partigiani di Vitellio e quelli di Vespasiano. In quei tumulti l'Imperatore perse il fratello mentre si salv per un soffio il giovane figlio Domiziano, fuggito rapandosi a zero e infilandosi il carnicione di lino dei sacerdoti di Iside. Il tempio venne rapidamente ricostruito sulla stessa pianta, mutandone solo l'altezza, ma dur poco: nell'8o un nuovo incendio rimise in mano a Domiziano, ormai saldamente in sella, il cantiere appena concluso. Vespasiano smantell la Domus Aurea, l'enorme residenza di Nerone grande quanto un quartiere, restituendo in maniera ostentata ai cittadini la fruizione dell'area e delle opere d'arte in essa ammassate. Sul Palatino inizi la costruzione del suo palazzo, di cui si è ritrovata ora parte delle fondamenta e del nucleo originale, inglobato nel pi grandioso progetto realizzato qualche anno pi tardi da Domiziano. Nella valle sottostante, il laghetto al centro della valle fu occupato dall'enorme fabbrica del Colosseo - ancora oggi il monumento simbolo della città investendo così il bottino fatto a Gerusalemme. L'anfiteatro sarebbe stato terminato dal figlio Tito, che avrebbe aggiunto lì accanto anche le Terme pubbliche che da lui presero il nome. Pi a nord, invece, Vespasiano costruì l'enorme cortile colonnato del Templum Pacis. Il suo carattere era diverso da quello degli adiacenti Fori Imperiali: non aveva finalità burocratiche, amministrative e giudiziarie, quanto piuttosto sacrali e forse commerciali. Ospitava un parco con aiole di rose galliche (ipaleobotanici ne hanno trovato le tracce) e opere d'arte in pitturaescultura dei grandi maestri greci, esposte nei portici perimetrali. Sul lato principale si apriva la grande aula dedicata alla Pace in cui, assieme alla statua della dea, era conservato il Candelabro a sette braccia Molti degli edifici voluti da Vespasiano e da Tito e Domiziano sono ancora in piedi. Ecco dove4rovarli tra il Foro e il Palatino pi sacro di Roma, era andato a fuoco proprio nelle lotte *** (quello raffigurato sotto ilfornice dell'Arco di Tito) e parte del bottino pi rappresentativo del Tempio di Gerusalernme. Le colonne della facciata dell'aula erano monoliti di granito rosa di 50 piedi di altezza (quasi i metri) ,lepi alte che fino ad allora la logistica romana avesse permessodi importare dalle cave diAssuan, nel deserto egiziano. Pochi anni dopo Domiziano decise di sistemare l'Argileto, la vitale arteria che collegava Foro Romano e Suburra passando tra i Fori di Cesare e di Augusto, da un lato, e il nuovo Templum Pacis dall'altro. Lo spazio stretto e allungato costrinse Rabirio l'architetto di fiducia dell'Imperatore a rifilare un lato del cortile del Templum Pacis appena terminato per realizzare il nuovo Foro Transitorio. Spesso quest'ultimo viene chiamato Foro di Nerva,ma al successore di Domiziano - che regn appena due anni spett solo il merito del taglio del nastro.Le novità pi interessanti riguardano il fatto che, durante i lavori sembra sia cambiato radicalmente il progetto ruotandolo di i8o. Il tempio di Minerva (la dea a cui Domiziano era molto devoto) doveva infatti sorgere all'estremità sudovest, quella, verso il Foro e ne è stata identificata la fondazione. A un certo punto, invece, fu spostato all'estremità opposta, in modo da sfruttare al meglio lo spazio e mascherare la rientranza imposta dalla grande esedranord-orientale del Foro di Augusto. Un simile cambiamento non pu essere spiegato che in termini dipercorsi: l'accesso principale non avveniva pi dalla Suburra, quartiere popolare e un p0' malfamato, ma dal Foro Romano stesso in modo che la prospettiva sul tempio si aprisse per chi proveniva dalla Curia del Senato e dalla Basilica Paulli. Si pu forse andare anche un po' oltre quanto espresso nei saggi del catalogo e ipotizzare che un simile radicale cambiamento ne presupponesse uno ancora pi ambizioso. Come è noto, infatti, fu Domiziano che inizi a concepire e a realizzare lo sbancamento della sella che divideva il Campidoglio dal Quirinale nell'area in cui sarebbe stato realizzato il foro pi grande e lussuoso di tutti: quello di Traiano. Era da questo Foro che si sarebbe avuto da allora l'ingresso monumentale ai Fori per chi proveniva da nord, dal Campo Marzio: dal lato di Palazzo Valentini e della Colonna Traiana per intenderci. Ci degradava automaticamente a viabilità secondaria l'ingresso dalla Suburra. Non si pu che citare una parte delle straordinarie attività edilizie che la dinastia realizz in pochi anni. Basti dire che Vespasiano modific perfino il confine giuridico-sacrale di Roma, il pomerio, che aveva funzioni giurisdizionali, amministrative e probabilmente daziarie, ampliandolo appena pochi anni dopo un simile intervento di Claudio. Esso coincide sostanzialmente a partire da porta Flaminia e procedendo in senso orario fmo al Tevere con una linea non lontana da quella delle successive mura aureliane e nonostante qualche parere contrario - possiamo ritenere che non / venne pi modificato, nemmeno dallo stesso Aureliano autore delle mura, fmo alla fme dell'evo antico.