Ezio BUCHI
SOCIETÀ ED ECONOMIA DEI TERRITORI FELTRINO, BELLUNESE E CADORINO IN ETÀ ROMANA
Verso la metà del II secolo a.C. Polibio, nell’ambito della descrizione dell’Italia esplicitamente finalizzata a una migliore comprensione dell’impresa annibalica’, offriva accanto a un «excursus» socio-economico della pianura padana una esauriente trattazione geografico-naturalistica delle Alpi, intraviste, come già in Catone, non solo nel ruolo storico-politico di barriera naturale d’Italia, ma anche come sede nelle aree collinose e basse di numerose popolazioni. Più tardi Augusto, nel registrare l’avvenuta pacificazione delle Alpi dal mare Adriatico a quello Tirreno, che rientrava in un più vasto disegno politico di organizzazione territoriale, dava un lungo elenco di gentes alpinae devictae e ormai a vario titolo afferenti alle città più prossime lo stesso Strabone in età tiberiana, facendo il punto delle conoscenze sulle Alpi e della situazione politico-amministrativa originata dalla conquista augustea, approntava un quadro fisico-ambientale, ma anche antropologico della regione alpina in cui andava ben oltre il ristretto concetto polibiano della abitabiità per far emergere invece il grado di incivilimento, la nuova «cultura», i modi di vita e perfino alcuni caratteri economici delle popolazioni.
Bisognerà però attendere la discriptio Italiae inserita da Plinio il Vecchio nella Naturalis historia e per certo dipendente da varie fonti epigrafiche, monumentali e letterarie di età augustea8 per conoscere l’oppidum retico dei Feltrini e quello veneto di Bel(1)unum; dei Catubrini, gli antichi abitanti dell’odierno Cadore, originariamente afferenti al municipium di Iulium Carnicum (Zuglio)’, secondo almeno le iscrizioni confinarie scolpite su roccia alle falde del Monte Civetta e un’epigrafe che a Nogaré nei pressi di Pieve di Cadore ricorda un certo Lucio Saufeio Clemente iscritto alla tribù Claudia, nessun cenno fino alla fortunata scoperta nel 1888 e nel 1970 di due iscrizioni molto simili fra loro e risalenti con tutta probabilità ai primi decenni del III secolo d.C., che sono venute a testimoniare come la comunità doveva già godere di una propria autonomia amministrativa.
(..)
da AA. VV. Romanità in provincia di Belluno, Editoriale Programma, s.l,, 1995
SOCIETÀ ED ECONOMIA DEI TERRITORI FELTRINO, BELLUNESE E CADORINO IN ETÀ ROMANA
Verso la metà del II secolo a.C. Polibio, nell’ambito della descrizione dell’Italia esplicitamente finalizzata a una migliore comprensione dell’impresa annibalica’, offriva accanto a un «excursus» socio-economico della pianura padana una esauriente trattazione geografico-naturalistica delle Alpi, intraviste, come già in Catone, non solo nel ruolo storico-politico di barriera naturale d’Italia, ma anche come sede nelle aree collinose e basse di numerose popolazioni. Più tardi Augusto, nel registrare l’avvenuta pacificazione delle Alpi dal mare Adriatico a quello Tirreno, che rientrava in un più vasto disegno politico di organizzazione territoriale, dava un lungo elenco di gentes alpinae devictae e ormai a vario titolo afferenti alle città più prossime lo stesso Strabone in età tiberiana, facendo il punto delle conoscenze sulle Alpi e della situazione politico-amministrativa originata dalla conquista augustea, approntava un quadro fisico-ambientale, ma anche antropologico della regione alpina in cui andava ben oltre il ristretto concetto polibiano della abitabiità per far emergere invece il grado di incivilimento, la nuova «cultura», i modi di vita e perfino alcuni caratteri economici delle popolazioni.
Bisognerà però attendere la discriptio Italiae inserita da Plinio il Vecchio nella Naturalis historia e per certo dipendente da varie fonti epigrafiche, monumentali e letterarie di età augustea8 per conoscere l’oppidum retico dei Feltrini e quello veneto di Bel(1)unum; dei Catubrini, gli antichi abitanti dell’odierno Cadore, originariamente afferenti al municipium di Iulium Carnicum (Zuglio)’, secondo almeno le iscrizioni confinarie scolpite su roccia alle falde del Monte Civetta e un’epigrafe che a Nogaré nei pressi di Pieve di Cadore ricorda un certo Lucio Saufeio Clemente iscritto alla tribù Claudia, nessun cenno fino alla fortunata scoperta nel 1888 e nel 1970 di due iscrizioni molto simili fra loro e risalenti con tutta probabilità ai primi decenni del III secolo d.C., che sono venute a testimoniare come la comunità doveva già godere di una propria autonomia amministrativa.
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da AA. VV. Romanità in provincia di Belluno, Editoriale Programma, s.l,, 1995