Gli avvenimenti del 113-101 a.c.
Costretti ad abbandonare, insieme alla gente degli Ambroni, per ragioni che non conosciamo bene, le loro sedi originarie nella Germania settentrionale, i Cimbri avevano emigrato verso sud, comparendo, nell’anno 113, sui valichi delle Alpi orientali, dove avevano sconfitto, presso Noreia , il console Papirio Carbone. Avevano quindi retroceduto per ricomparire qualche anno più tardi, in unione al popolo celtico dei Tigurini nelle regioni della Gallia, al di qua del Reno I Romani dovettero di nuovo affrontarli per difendere la provincia Narbonese e i popoli della Gallia loro amici; ma subirono una gravissima disfatta e due loro eserciti furono distrutti, ad Arausio (sul Rodano inferiore), nell’ottobre del 105, con la perdita di sessantamila uomini. Sembrava che ormai più nulla potesse salvare l’Italia dall’invasione dei barbari. Per fortuna essi indugiarono, incerti sul da farsi; e i Romani si affrettarono a eleggere di nuovo console, per l’anno 104, Mario, l’unico generale in cui allora si avesse fiducia, reduce dai trionfi africani ~ Mario, approfittando dell’indecisione dei barbari, che si erano allontanati dalle Alpi per indugiarsi a saccheggiare la Gallia e la Spagna, attese a riordinare con ogni cura l’esercito, introducendovi riforme sostanziali. Rieletto console anche per il 103, Mario occupò l’inverno a istruire le sue numerosissime reclute e ad abituarle alla più rigorosa disciplina: fece anche scavare un nuovo canale di sbocco alle foci del Rodano, la fossa Mariana, destinato a facilitare le comunicazioni con l’Italia per via di mare (Strabone, IV, 183). Recatosi a Roma nell’autunno per le elezioni consolari, Mario riuscì eletto per la quarta volta alla suprema magistratura. Tornato in Gallia (102 a. C.), apprese che le quattro genti barbare avevano deciso di tentare l’invasione dell’Italia per due vie separate: i Teutoni con gli Ambroni per la via del litorale ligure, i Cimbri e i Tigurini per il Brennero e per i passi delle Alpi Giulie. Mentre Mario, portatosi sul basso Rodano, sbarrava la strada ai Teutoni, il suo collega Lutazio Catulo si faceva incontro ai Cimbri, che scendevano dal Brennero. Ad Aquae Sextiae (l’odierna Aix) i Teutoni venivano distrutti dall’esercito di Mario che prendeva prigioniero il loro re Teutobodo (autunno del 102). Indi Mario, riuniti i suoi soldati con quelli di Catulo, nel luglio del 101 batteva i Cimbri ai Campi Riudii, presso Vercelli, annientandoli.
Giulio Giannelli, Trattato di storia romana, I, Tumminelli, Roma, 1965, pp. 361-362,
Costretti ad abbandonare, insieme alla gente degli Ambroni, per ragioni che non conosciamo bene, le loro sedi originarie nella Germania settentrionale, i Cimbri avevano emigrato verso sud, comparendo, nell’anno 113, sui valichi delle Alpi orientali, dove avevano sconfitto, presso Noreia , il console Papirio Carbone. Avevano quindi retroceduto per ricomparire qualche anno più tardi, in unione al popolo celtico dei Tigurini nelle regioni della Gallia, al di qua del Reno I Romani dovettero di nuovo affrontarli per difendere la provincia Narbonese e i popoli della Gallia loro amici; ma subirono una gravissima disfatta e due loro eserciti furono distrutti, ad Arausio (sul Rodano inferiore), nell’ottobre del 105, con la perdita di sessantamila uomini. Sembrava che ormai più nulla potesse salvare l’Italia dall’invasione dei barbari. Per fortuna essi indugiarono, incerti sul da farsi; e i Romani si affrettarono a eleggere di nuovo console, per l’anno 104, Mario, l’unico generale in cui allora si avesse fiducia, reduce dai trionfi africani ~ Mario, approfittando dell’indecisione dei barbari, che si erano allontanati dalle Alpi per indugiarsi a saccheggiare la Gallia e la Spagna, attese a riordinare con ogni cura l’esercito, introducendovi riforme sostanziali. Rieletto console anche per il 103, Mario occupò l’inverno a istruire le sue numerosissime reclute e ad abituarle alla più rigorosa disciplina: fece anche scavare un nuovo canale di sbocco alle foci del Rodano, la fossa Mariana, destinato a facilitare le comunicazioni con l’Italia per via di mare (Strabone, IV, 183). Recatosi a Roma nell’autunno per le elezioni consolari, Mario riuscì eletto per la quarta volta alla suprema magistratura. Tornato in Gallia (102 a. C.), apprese che le quattro genti barbare avevano deciso di tentare l’invasione dell’Italia per due vie separate: i Teutoni con gli Ambroni per la via del litorale ligure, i Cimbri e i Tigurini per il Brennero e per i passi delle Alpi Giulie. Mentre Mario, portatosi sul basso Rodano, sbarrava la strada ai Teutoni, il suo collega Lutazio Catulo si faceva incontro ai Cimbri, che scendevano dal Brennero. Ad Aquae Sextiae (l’odierna Aix) i Teutoni venivano distrutti dall’esercito di Mario che prendeva prigioniero il loro re Teutobodo (autunno del 102). Indi Mario, riuniti i suoi soldati con quelli di Catulo, nel luglio del 101 batteva i Cimbri ai Campi Riudii, presso Vercelli, annientandoli.
Giulio Giannelli, Trattato di storia romana, I, Tumminelli, Roma, 1965, pp. 361-362,