Portopalo, recuperati i resti di una nave romana
Gaetano Scariolo
Giornale di Sicilia 05/10/2006
SIRACUSA. Erano nascosti a sette metri di profondità nelle acque di Portopalo e stavano lì da oltre 2000 anni. Tredici lingotti in piombo risalenti al primo secolo avanti Cristo sono stati riportati in superficie dal Nucleo subacquei dei carabinieri di Messina dopo un'operazione piuttosto complessa. I reperti facevano parte di un carico di una nave di epoca romana che stava attraversando il Mediterraneo. Ad intravadere per primo il relitto, mimetizzato tra rocce e la sabbia, è stato un sub nel corso di un'immersione avvenuta il 20 settembre scorso. La segnalazione è arrivata a) Nucleo tutela e patrimonio ambientale di Palermo dei carabinieri che hanno disposto il recupero, effettuato a tempo di record, quasi 48 ore dopo l'arrivo dei sommozzatori a Portopalo.
Per gli esperti si tratta di una scoperta straordinaria. «Come sappiamo - dice Sebastiano Tusa, sopri-tendente al Mare - il piombo era prodotto in Sardegna ed in Spagna. Per cui questo dimostra che c'erano delle rotte di collegamento in epoca romana repubblicana tra la Spagna, la Sardegna e la Sicilia. Ma vi è dell'altro: siamo in grado, con questo rinvenimento di dare un volto a questo commercio attraverso i nomi che abbiamo ritrovato incisi sui lingotti. Potremo dire, al termine dei nostri studi, chi erano i gestori dei traffici via mare, in modo tale da personalizzare i commerci sulle rotte del Mediterraneo».
Nei lingotti, che hanno un peso di 33 chili per un larghezza di 45 centimetri, sono impressi dei nomi (tra questi Marco Ottavio) ancora da decifrare, mentre sui lati sono stati trovati dei «bolli» raffiguranti caducei ed delfini. Per il sovrintendente al Mare sono delle vere e proprie firme. «Alla luce di quanto ritrovato - ammette Sebastiano Tusa - possiamo spingerci su alcune valutazioni. Quel che possiamo dire con certezza è che c'era una famiglia coinvolta in questi scambi. E' la famiglia dei Papi, molto potente in quel periodo, e che risiedeva tra Fondi e Sperlonga. Sapevamo che era dedita alla produzione del vino ma la scoperta nelle acque di Portopalo ci porta a pensare che avrebbe avuto un ruolo di grande importanza nel commercio del piombo». I lingotti sarebbero serviti per la produzioni di armi «ma il piombo veniva lavorato anche per scopi pacifici» assicurano gli esperti.
Tra i reperti vi sono manufatti ceramici ed in terracotta, chiodi, parti di scafo antico con lamine in piombo utilizzate come protezione. 11 «tesoro» adesso è custodito nei locali della soprintendenza li Siracusa dove sono già iniziati gli interventi di restauro e solo al termine delle operazioni di «re-stayling» il Dipartimento beni culturali ed ambientali deciderà dove i preziosi lingotti andranno a finire. L'ipotesi di un museo del Mare a Portopalo, sui cui si sta lavorando, è una delle soluzioni più probabili.
Gaetano Scariolo
Giornale di Sicilia 05/10/2006
SIRACUSA. Erano nascosti a sette metri di profondità nelle acque di Portopalo e stavano lì da oltre 2000 anni. Tredici lingotti in piombo risalenti al primo secolo avanti Cristo sono stati riportati in superficie dal Nucleo subacquei dei carabinieri di Messina dopo un'operazione piuttosto complessa. I reperti facevano parte di un carico di una nave di epoca romana che stava attraversando il Mediterraneo. Ad intravadere per primo il relitto, mimetizzato tra rocce e la sabbia, è stato un sub nel corso di un'immersione avvenuta il 20 settembre scorso. La segnalazione è arrivata a) Nucleo tutela e patrimonio ambientale di Palermo dei carabinieri che hanno disposto il recupero, effettuato a tempo di record, quasi 48 ore dopo l'arrivo dei sommozzatori a Portopalo.
Per gli esperti si tratta di una scoperta straordinaria. «Come sappiamo - dice Sebastiano Tusa, sopri-tendente al Mare - il piombo era prodotto in Sardegna ed in Spagna. Per cui questo dimostra che c'erano delle rotte di collegamento in epoca romana repubblicana tra la Spagna, la Sardegna e la Sicilia. Ma vi è dell'altro: siamo in grado, con questo rinvenimento di dare un volto a questo commercio attraverso i nomi che abbiamo ritrovato incisi sui lingotti. Potremo dire, al termine dei nostri studi, chi erano i gestori dei traffici via mare, in modo tale da personalizzare i commerci sulle rotte del Mediterraneo».
Nei lingotti, che hanno un peso di 33 chili per un larghezza di 45 centimetri, sono impressi dei nomi (tra questi Marco Ottavio) ancora da decifrare, mentre sui lati sono stati trovati dei «bolli» raffiguranti caducei ed delfini. Per il sovrintendente al Mare sono delle vere e proprie firme. «Alla luce di quanto ritrovato - ammette Sebastiano Tusa - possiamo spingerci su alcune valutazioni. Quel che possiamo dire con certezza è che c'era una famiglia coinvolta in questi scambi. E' la famiglia dei Papi, molto potente in quel periodo, e che risiedeva tra Fondi e Sperlonga. Sapevamo che era dedita alla produzione del vino ma la scoperta nelle acque di Portopalo ci porta a pensare che avrebbe avuto un ruolo di grande importanza nel commercio del piombo». I lingotti sarebbero serviti per la produzioni di armi «ma il piombo veniva lavorato anche per scopi pacifici» assicurano gli esperti.
Tra i reperti vi sono manufatti ceramici ed in terracotta, chiodi, parti di scafo antico con lamine in piombo utilizzate come protezione. 11 «tesoro» adesso è custodito nei locali della soprintendenza li Siracusa dove sono già iniziati gli interventi di restauro e solo al termine delle operazioni di «re-stayling» il Dipartimento beni culturali ed ambientali deciderà dove i preziosi lingotti andranno a finire. L'ipotesi di un museo del Mare a Portopalo, sui cui si sta lavorando, è una delle soluzioni più probabili.