Sotto l’Arena un pozzo romano
Sabato 21 Marzo 2009 CRONACA Pagina 17 L'ARENA
ARCHEOLOGIA. Ritrovato nei lavori di manutenzione dei cunicoli sotterranei sotto la cavea, è stato ripulito fino a una profondità di otto metri riservando sorprese
Vittorio Di Dio, assessore ai Lavori pubblici, sogna un percorso museale nella vasta rete dei sotterranei di Verona
La Verona sotterranea, quella che sta pochi metri sotto l’attuale livello di superficie, continua a riservare sorprese. L’ultima viene dal monumento più maestoso e importante della città, l’anfiteatro romano. Nel corso dei lavori sotto la cavea dell’Arena, infatti, è emerso un grande pozzo, di un paio di metri di diametro e che al termine delle operazioni di ripulitura è risultato profondo circa una decina di metri. Si tratta probabilmente del pozzo di raccolta delle acque piovane all’interno del monumentale anfiteatro e potrebbe essere stato realizzato dagli stessi romani all’epoca della sua costruzione, ossia nel primo secolo dopo Cristo, forse - secondo alcuni studi - negli stessi anni in cui Gesù in Palestina iniziava la sua predicazione.
Della presenza di un tombino o della bocca di un pozzo in quel punto c’è traccia nelle fotografie dell’interno dell’Arena della seconda metà dell’Ottocento. In uno degli scatti più celebri di Moritz Lotze, il grande fotografo di origini tedesche che creò l’immagine fotografica di Verona e di cui quest’anno ricorre nella dimenticanza quasi generale il secondo centenario della nascita (concomitante con il centenario della morte del figlio Riccardo, che continuò l’attività paterna sino a inizio Novecento), si può notare (come si vede cerchiato nella foto qui accanto, ndr), la forma quadrata di un pozzetto, che è esattamente sopra il punto in cui è stato trovato il pozzo. La ripresa è sicuramente attribuibile a Lotze senior e per l’abbigliamento dei due personaggi che vi compaiono è precedente all’unificazione con l’Italia, avvenuta nell’ottobre 1866.
Questo manufatto compare nelle fotografie d’epoca almeno sino alla fine degli anni ’80 del XIX secolo. Scompare infatti nelle riprese dell’interno dell’anfiteatro fatte dagli Alinari e da Giacomo Brogi nelle loro campagne fotografiche degli anni ’90. In mezzo c’è stata la grande alluvione del settembre 1882, che riempì d’acqua l’intera piazza e ovviamente anche l’Arena, che si trova a un livello più basso. La conferma che nel frattempo c’erano stati dei lavori la si ha proprio in un camminamento bordeggiato di mattoni a due passi dal pozzo ritrovato, su uno dei quali è riportata la data 1889.
«Il ritrovamento», dice l’assessore ai Lavori pubblici Vittorio Di Dio, «è estremamente interessante. Il pozzo si trova si trova al centro di una rete di cunicoli sotterranei che dal cuore dell’Arena si spingono in varie direzioni, tanto verso piazza Bra, quanto verso piazzetta Scale Rubiani, giungendo, almeno nei tracciati finora noti, perché non sono ancora stati esplorati tutti, sino all’altezza dell’imbocco di via Mazzini».
L’assessore non esita a manifestare un sogno che egli avrebbe riguardo proprio questa serie di corridoi e slarghi che percorrono il sottosuolo cittadino. «Se ci fossero i fondi», sostiene, «si potrebbe pensare alla creazione di un museo sotterraneo della città, offrendo così ai turisti, che già vengono per visitare l’Arena, una nuova opportunità».
Verona è unica anche per questo e non mancano punti in cui i livelli romani della città sono stati portati alla luce, come a Porta Leoni o via Dante. Mentre negli scantinati di alcuni ristoranti del centro, come il 12 Apostoli o il Maffei, si possono visitare i basamenti dell’antico Campidoglio, o addirittura prenotare cene romantiche a due in mezzo a essi.
«Di comune accordo con la sovrintendenza ai Beni archeologici», conclude Di Dio, «i tecnici comunali hanno prelevato alcuni mattoni per sottoporli a un’indagine con la tecnica della termoluminescenza, utilizzata in archeologia per la datazione dei reperti. Ne sapremo presto di più».
Sabato 21 Marzo 2009 CRONACA Pagina 17 L'ARENA
ARCHEOLOGIA. Ritrovato nei lavori di manutenzione dei cunicoli sotterranei sotto la cavea, è stato ripulito fino a una profondità di otto metri riservando sorprese
Vittorio Di Dio, assessore ai Lavori pubblici, sogna un percorso museale nella vasta rete dei sotterranei di Verona
La Verona sotterranea, quella che sta pochi metri sotto l’attuale livello di superficie, continua a riservare sorprese. L’ultima viene dal monumento più maestoso e importante della città, l’anfiteatro romano. Nel corso dei lavori sotto la cavea dell’Arena, infatti, è emerso un grande pozzo, di un paio di metri di diametro e che al termine delle operazioni di ripulitura è risultato profondo circa una decina di metri. Si tratta probabilmente del pozzo di raccolta delle acque piovane all’interno del monumentale anfiteatro e potrebbe essere stato realizzato dagli stessi romani all’epoca della sua costruzione, ossia nel primo secolo dopo Cristo, forse - secondo alcuni studi - negli stessi anni in cui Gesù in Palestina iniziava la sua predicazione.
Della presenza di un tombino o della bocca di un pozzo in quel punto c’è traccia nelle fotografie dell’interno dell’Arena della seconda metà dell’Ottocento. In uno degli scatti più celebri di Moritz Lotze, il grande fotografo di origini tedesche che creò l’immagine fotografica di Verona e di cui quest’anno ricorre nella dimenticanza quasi generale il secondo centenario della nascita (concomitante con il centenario della morte del figlio Riccardo, che continuò l’attività paterna sino a inizio Novecento), si può notare (come si vede cerchiato nella foto qui accanto, ndr), la forma quadrata di un pozzetto, che è esattamente sopra il punto in cui è stato trovato il pozzo. La ripresa è sicuramente attribuibile a Lotze senior e per l’abbigliamento dei due personaggi che vi compaiono è precedente all’unificazione con l’Italia, avvenuta nell’ottobre 1866.
Questo manufatto compare nelle fotografie d’epoca almeno sino alla fine degli anni ’80 del XIX secolo. Scompare infatti nelle riprese dell’interno dell’anfiteatro fatte dagli Alinari e da Giacomo Brogi nelle loro campagne fotografiche degli anni ’90. In mezzo c’è stata la grande alluvione del settembre 1882, che riempì d’acqua l’intera piazza e ovviamente anche l’Arena, che si trova a un livello più basso. La conferma che nel frattempo c’erano stati dei lavori la si ha proprio in un camminamento bordeggiato di mattoni a due passi dal pozzo ritrovato, su uno dei quali è riportata la data 1889.
«Il ritrovamento», dice l’assessore ai Lavori pubblici Vittorio Di Dio, «è estremamente interessante. Il pozzo si trova si trova al centro di una rete di cunicoli sotterranei che dal cuore dell’Arena si spingono in varie direzioni, tanto verso piazza Bra, quanto verso piazzetta Scale Rubiani, giungendo, almeno nei tracciati finora noti, perché non sono ancora stati esplorati tutti, sino all’altezza dell’imbocco di via Mazzini».
L’assessore non esita a manifestare un sogno che egli avrebbe riguardo proprio questa serie di corridoi e slarghi che percorrono il sottosuolo cittadino. «Se ci fossero i fondi», sostiene, «si potrebbe pensare alla creazione di un museo sotterraneo della città, offrendo così ai turisti, che già vengono per visitare l’Arena, una nuova opportunità».
Verona è unica anche per questo e non mancano punti in cui i livelli romani della città sono stati portati alla luce, come a Porta Leoni o via Dante. Mentre negli scantinati di alcuni ristoranti del centro, come il 12 Apostoli o il Maffei, si possono visitare i basamenti dell’antico Campidoglio, o addirittura prenotare cene romantiche a due in mezzo a essi.
«Di comune accordo con la sovrintendenza ai Beni archeologici», conclude Di Dio, «i tecnici comunali hanno prelevato alcuni mattoni per sottoporli a un’indagine con la tecnica della termoluminescenza, utilizzata in archeologia per la datazione dei reperti. Ne sapremo presto di più».