giovedì 19 marzo 2009

IL PANTHEON

IL PANTHEON

Al centro del Campo Marzio a Roma venne costruito nel 27-25 a. C., da Agrippa, come riferisce l’iscrizione incisa sul fregio del pronao.
L’edificio fu più volte preda delle fiamme e quello attuale risale all’epoca di Adriano, al 120 d. C. Il vecchio Spurina aveva disposto tutte le ore del suo tempo — l’informazione è del Bettini — in accordo col sole, facendole succedere in una serie costante e per così dire circolare.
Traducendo questa forma ideale del tempo umano nelle strutture dell’arte, avremo il Pantheon: questa forma che è sì di spazio, ma definita dal « continuum », senza principio né fine, senza limiti predisposti, di superfici circolari — le pareti, i cassettoni a somiglianza delle screziature poligonali della corteccia d’un vetusto pino, la cupola — che sembrano ruotare « ad inflnitum », intorno al punto centrale del soggetto, dell’uomo che sta dentro questo spazio .
E al centro della cupola è il lucernario, dal quale irrompe la luce del giorno: una luce che non è inclusa nella figura, come in Grecia, ma viene dall’infinito: è insieme naturale e divina: è anch’essa epifania del tempus: la continuità circolare dello spazio, che è pure tempo, dei cieli, accordato al tempo dell’uomo come esistenza e come destino.
La sua pianta è un cerchio perfetto ed un cerchio perfetto, dello stesso diametro (cm 4430), si può idealmente iscrivere dentro l’aula, la cui metà superiore costituisce l’intradosso della cupola.
L’unità poi tra la pianta e l’alzato e la disposizione delle nicchie che allargano la superficie spaziale della parete sfuggente senza accentuazioni eccessive, evidenzia una razionalità ordinata di misure ed una universalità di pensiero che sono alla base della funzionalità stessa dell’edificio.
Infatti leggiamo in Plinio che il Pantheon fu dedicato a Marte e Venere, antenati divinizzati dei Giulii. Il suo asse orientato a 175°,
ricorda l’apparizione d’una cometa in questo settore di cielo alla nascita di Cesare ed inoltre quest’asse corrisponde al sorgere del sole il 1° d’aprile, giorno della festa di Venere, dea madre dei Giuli, e il 16 settembre, giorno dei Ludi romani ~
Il tempio è diviso in 16 zone; la cupola è formata di ventotto spicchi, numero astrologico composto di sette pianeti, moltiplicando poi per quattro. Dal centro alla sommità piove la luce come nel tempio di Sebadio in Tracia, secondo quanto scrive Alessandro Poliistore (I secolo a. C.): era stato costruito sui colle Zilmisso un tempio (a Sebadio) di forma rotonda con il tetto forato al centro. La rotondità richiama la forma di questo astro (il Sole) e la luce entra dalla sommità del tetto affinché sia chiaro che il Sole illumina ogni cosa dall’alto del cielo mediante immissione di luce e perché tutto diventa visibile al suo sorgere.
La cupola del Pantheon è chiaramente un simbolo uranico, il più ricco dell’antichità pagana – quanto sarà quello della cupola di S. Sofia di epoca giustinianea per l’antichità cristiana che trova nel Pantheon il suo precedente.

F. Passuello – M. G. Disegna
I Mausole imperiali romani
Templi del Sole
La Rotonda di Tessalonica
Le Monnier, Firenze, 1976
Pagine 64,65,66