I DOCUMENTI PIU’ ANTICHI PER LA STORIA ROMANA
Il più antico documento, arrivato fino a noi, di scrittura romana, è rappresentato da un cippo tronco, trovato nel 1899 dal Boni, nel Comizio, al di sotto di una lastra di lava, nota col nome di lapis niger e che si ritiene segnasse. il luogo della supposta tomba di Romolo. L’iscrizione incisa sul pilastro è così frammentaria che integrazioni sicure non sono possibili; ma la parola rex vi comparisce chiaramente: d’altra parte anche l’interpretazione e la natura stessa di questo scritto, come pure la sua cronologia, non possono essere che soggetto di ipotesi .
Ma anche se a noi non è giunto quasi niente della scrittura romana del V o del IV secolo, tuttavia gli scarsi monumenti che ne abbiamo e quelli, assai più abbondanti, che se ne possedevano ancora a Roma in età storica, ci fanno sicuri che i Romani cominciarono, intorno al 500 a. C., ad usare l’alfabeto e, come sempre avviene da parte di chi non sa scrivere che poco e con grande difficoltà, l’usarono certamente, almeno per qualche decennio ancora, nel modo più parco e solo per le necessità.più impellenti: per le scritture pubbliche, cioè, di carattere documentario.
Quali siano stati i primi documenti pubblici di Roma antica possiamo dire di saperlo con sufficiente sicurezza. Fra i documenti più antichi di contenuto politico, esistenti ancora a Roma quando scrivevano gli annalisti, vengono citati alcumi trattati del tempo degli ultimi re o dei primi anni della repubblica; e cioè: la convenzione stipulata fra Roma e i Latini sul finire dell’età regia e conservata, ancora sotto Augusto, nel tempio di Diana; il trattato con Gabi, appartenente al tempo dell’ultimi) Tarquinio e il primo trattato di navigazione e commercio concluso coi Cartaginesi.
Anche il testo dell’alleanza stretta da Cassio coi Latini, si leggeva ancora, presso i Rostri, al tempo di Cicerone (pro Balbo, 23, 53): e Varrone parla della legge Furia-Pinaria, del 472 a. C., incisa su una colonna di bronzo (in Macrobio., Saturnali, I, 13, 21); e Augusto potè leggere, nel tempio di Giove Feretrio,• l’iscrizione votiva con la quale il console Cornelio Cosso dedicava al dio le spoglie del re veiente Tolumnio. Così pure il codice delle XII Tavole, risalente alla metà del V secolo, può considerarsi come uno dei più antichi documenti, al cui testo si poteva ancora risalire, più o meno direttamente, nell’ultimo secolo della repubblica .
Giulio Giannelli, La Repubblica Romna, Vallardi, Milano, 1944, Pagina 7
Il più antico documento, arrivato fino a noi, di scrittura romana, è rappresentato da un cippo tronco, trovato nel 1899 dal Boni, nel Comizio, al di sotto di una lastra di lava, nota col nome di lapis niger e che si ritiene segnasse. il luogo della supposta tomba di Romolo. L’iscrizione incisa sul pilastro è così frammentaria che integrazioni sicure non sono possibili; ma la parola rex vi comparisce chiaramente: d’altra parte anche l’interpretazione e la natura stessa di questo scritto, come pure la sua cronologia, non possono essere che soggetto di ipotesi .
Ma anche se a noi non è giunto quasi niente della scrittura romana del V o del IV secolo, tuttavia gli scarsi monumenti che ne abbiamo e quelli, assai più abbondanti, che se ne possedevano ancora a Roma in età storica, ci fanno sicuri che i Romani cominciarono, intorno al 500 a. C., ad usare l’alfabeto e, come sempre avviene da parte di chi non sa scrivere che poco e con grande difficoltà, l’usarono certamente, almeno per qualche decennio ancora, nel modo più parco e solo per le necessità.più impellenti: per le scritture pubbliche, cioè, di carattere documentario.
Quali siano stati i primi documenti pubblici di Roma antica possiamo dire di saperlo con sufficiente sicurezza. Fra i documenti più antichi di contenuto politico, esistenti ancora a Roma quando scrivevano gli annalisti, vengono citati alcumi trattati del tempo degli ultimi re o dei primi anni della repubblica; e cioè: la convenzione stipulata fra Roma e i Latini sul finire dell’età regia e conservata, ancora sotto Augusto, nel tempio di Diana; il trattato con Gabi, appartenente al tempo dell’ultimi) Tarquinio e il primo trattato di navigazione e commercio concluso coi Cartaginesi.
Anche il testo dell’alleanza stretta da Cassio coi Latini, si leggeva ancora, presso i Rostri, al tempo di Cicerone (pro Balbo, 23, 53): e Varrone parla della legge Furia-Pinaria, del 472 a. C., incisa su una colonna di bronzo (in Macrobio., Saturnali, I, 13, 21); e Augusto potè leggere, nel tempio di Giove Feretrio,• l’iscrizione votiva con la quale il console Cornelio Cosso dedicava al dio le spoglie del re veiente Tolumnio. Così pure il codice delle XII Tavole, risalente alla metà del V secolo, può considerarsi come uno dei più antichi documenti, al cui testo si poteva ancora risalire, più o meno direttamente, nell’ultimo secolo della repubblica .
Giulio Giannelli, La Repubblica Romna, Vallardi, Milano, 1944, Pagina 7