Veneto. Cavaion. Una villa romana tra vigne e oliveti
Domenica 13 Aprile 2008 IL GAZZETTINO ONLINE
Un insediamento rustico rimaneggiato nei secoli, dal primo al quinto dopo Cristo
Conferenza, con visita guidata alla «villa urbano rustica», datata dal I° al V° secolo dopo Cristo, in località «Le Fontane», ha visto partecipare un pubblico numeroso. E interessato. L’evento, promosso dal Comune, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto. La soprintendente Brunella Bruno e Alberto Manicardi della Sap, società archeologica che ha eseguito gli scavi, hanno ripercorso la storia del ritrovamento.
«La villa è a due chilometri dal lago, quindi aveva uno stretto rapporto con la pesca e il commercio del Garda», dice Bruno. «L’edificio era collegato alla viabilità dell’asse Milano-Brescia-Peschiera-Verona: a Peschiera è stata individuata nel 2000 la via Gallica. Questa viabilità di un tempo potrebbe corrispondere a quella attuale». «Il complesso abitativo mostra a Nord un muro di fondo con funzione di sostegno a un terrazzo, dal quale alle spalle si individua un secondo terrazzo più in alto. La villa è ben delimitata a Est e a Sud, non sappiamo invece come si espande a ovest. Ha una superficie di 1810 metri quadrati ed ha una tipologia di villa urbana rustica tipica dell’epoca romana. Era una villa ad attività agricola, collegata probabilmente a vigneti ed oliveti, che si è sviluppata in più fasi costruttive, avvenute in un lungo arco di tempo».
«La villa era infatti originariamente più piccola (33 metri di fronte), con un primo nucleo originario a Nord; la parte sucessiva è stata aggiunta forse tra il III° e IV° secolo. Nella zona a Est ci sono degli insediamenti ancora più tardivi del V° sec». «È stata radicale l’asportazione verso Sud», sottolinea la soprintendente, «e non sono rimaste tracce di elementi architettonici. La villa mantiene il classico schema a "U", tipico delle ville venete, mentre possiamo escludere sia stata tutta chiusa. Il fronte di 51 metri indica un complesso di medie dimensioni, anche se non l’abbiamo trovata tutta, questo è un elemento importante poiché un tempo la dimensione sociale del proprietario era legata alla dimensione del "fundus". La villa guarda a mezzogiorno, con un piano che degrada mollemente verso Sud».
Manicardi, ha mostrato con diapositive le fasi degli scavi e i ritrovamenti. «Sono presenti numerose canalizzazioni e una cisterna verso occidente, che danno l’idea del sistema di rifornimento dell’acqua». Infatti il sito prende il nome della località: «Le Fontane», poiché un tempo dove ora c’è la rotonda, si trovava una sorgente d’acqua con anche lavatoi. «Negli ambienti sono emersi anche fornaci e focolai», sottolinea Manicardi. «Le pavimentazioni invece sono state tutte asportate: la villa in epoche sucessive è stata spogliata degli elementi di valore. Sono emersi durante gli scavi alcune ceramiche di vernice nera, quindi di qualità e di età augustea; alcune monete del I° secolo, anfore di prima età imperiale, alcuni vasi, ceramiche di terra sigillata e di terra africana. Altre monete della prima media età imperiale, mentre il grosso delle monete sono molto corrose, risalenti al V°- VII° secolo».
«Lo studio deve essere ancora completato, speriamo di trovare ulteriori elementi», ha concluso l’archeologo. Le necropoli trovate al Monte delle Bionde e alla Cappuccina, sono considerate probabilmente legate a questa azienda agricola d’epoca romana.A.S.
Domenica 13 Aprile 2008 IL GAZZETTINO ONLINE
Un insediamento rustico rimaneggiato nei secoli, dal primo al quinto dopo Cristo
Conferenza, con visita guidata alla «villa urbano rustica», datata dal I° al V° secolo dopo Cristo, in località «Le Fontane», ha visto partecipare un pubblico numeroso. E interessato. L’evento, promosso dal Comune, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto. La soprintendente Brunella Bruno e Alberto Manicardi della Sap, società archeologica che ha eseguito gli scavi, hanno ripercorso la storia del ritrovamento.
«La villa è a due chilometri dal lago, quindi aveva uno stretto rapporto con la pesca e il commercio del Garda», dice Bruno. «L’edificio era collegato alla viabilità dell’asse Milano-Brescia-Peschiera-Verona: a Peschiera è stata individuata nel 2000 la via Gallica. Questa viabilità di un tempo potrebbe corrispondere a quella attuale». «Il complesso abitativo mostra a Nord un muro di fondo con funzione di sostegno a un terrazzo, dal quale alle spalle si individua un secondo terrazzo più in alto. La villa è ben delimitata a Est e a Sud, non sappiamo invece come si espande a ovest. Ha una superficie di 1810 metri quadrati ed ha una tipologia di villa urbana rustica tipica dell’epoca romana. Era una villa ad attività agricola, collegata probabilmente a vigneti ed oliveti, che si è sviluppata in più fasi costruttive, avvenute in un lungo arco di tempo».
«La villa era infatti originariamente più piccola (33 metri di fronte), con un primo nucleo originario a Nord; la parte sucessiva è stata aggiunta forse tra il III° e IV° secolo. Nella zona a Est ci sono degli insediamenti ancora più tardivi del V° sec». «È stata radicale l’asportazione verso Sud», sottolinea la soprintendente, «e non sono rimaste tracce di elementi architettonici. La villa mantiene il classico schema a "U", tipico delle ville venete, mentre possiamo escludere sia stata tutta chiusa. Il fronte di 51 metri indica un complesso di medie dimensioni, anche se non l’abbiamo trovata tutta, questo è un elemento importante poiché un tempo la dimensione sociale del proprietario era legata alla dimensione del "fundus". La villa guarda a mezzogiorno, con un piano che degrada mollemente verso Sud».
Manicardi, ha mostrato con diapositive le fasi degli scavi e i ritrovamenti. «Sono presenti numerose canalizzazioni e una cisterna verso occidente, che danno l’idea del sistema di rifornimento dell’acqua». Infatti il sito prende il nome della località: «Le Fontane», poiché un tempo dove ora c’è la rotonda, si trovava una sorgente d’acqua con anche lavatoi. «Negli ambienti sono emersi anche fornaci e focolai», sottolinea Manicardi. «Le pavimentazioni invece sono state tutte asportate: la villa in epoche sucessive è stata spogliata degli elementi di valore. Sono emersi durante gli scavi alcune ceramiche di vernice nera, quindi di qualità e di età augustea; alcune monete del I° secolo, anfore di prima età imperiale, alcuni vasi, ceramiche di terra sigillata e di terra africana. Altre monete della prima media età imperiale, mentre il grosso delle monete sono molto corrose, risalenti al V°- VII° secolo».
«Lo studio deve essere ancora completato, speriamo di trovare ulteriori elementi», ha concluso l’archeologo. Le necropoli trovate al Monte delle Bionde e alla Cappuccina, sono considerate probabilmente legate a questa azienda agricola d’epoca romana.A.S.