lunedì 28 aprile 2008

FANO -Riaffiorano due antiche tombe romane

FANO -Riaffiorano due antiche tombe romane
MASSIMO FOGHETTI
Edizione del 20 luglio 2007, CORRIERE ADRIATICO

Vicino all’Arco d’Augusto durante i lavori di restauro della chiesa di San Michele

E’ una coincidenza che ha dello straordinario: mentre la città, nella settimana della Fano dei Cesari, rievoca i fasti dell’antica Roma, è riapparso un autentico abitante di quel periodo, seppur la datazione venga fatta risalire al periodo post-augusteo. Sono iniziati ormai da diversi giorni i lavori per il recupero della chiesa di San Michele, ad opera della Fondazione Carifano, sotto il controllo della Soprintendenza ai beni archeologici della Marche, essendo il luogo contiguo all’arco di Augusto, proprio sul posto dove si trovava il torrione di sinistra della principale porta della città. Appena due giorni fa è stata fatta una scoperta importante, quanto inattesa: proprio a due passi dall’arco e dal torrione, di cui sono venuti alla luce i resti conservati sotto il pavimento della chiesa, è stata rinvenuta una tomba, anzi due tombe (la seconda è ancora da scavare), con copertura “alla cappuccina”, ovvero con i caratteristici tegoloni, con tanto di bollo di fornace, con i quali gli antichi romani segnavano le tombe, ponendovi sopra un tettuccio a spioventi.

Il ritrovamento è stato subito oggetto di indagine della Soprintendenza. Gli scavi archeologici vengono compiuti a cura della società Tecne che vi sta impiegando due archeologhe: Lucia Cesarini e Alessandra Boldrini. La tomba che è stata scoperta, si trova per buona parte sotto un muro divisorio della chiesa, al di fuori comunque delle mura cittadine. Al momento è stato possibile metterne allo scoperto soltanto un terzo. La datazione della sepoltura, secondo il dirigente della Soprintendenza Gabriele Baldelli, è stata riportata al V - VI secolo dopo Cristo. Siamo dunque nella fase di passaggio tra la Fano Romana e la Fano Medioevale: un periodo buio in cui i grandi monumenti eretti nella Fanum Fortunae, iniziano a cadere in rovina.

Due secoli più tardi, in età longobarda, si realizzarono tombe anche nella cavea del teatro romano, segno che il maestoso edificio aveva perso la sua funzione di aggregazione sociale. Anche la tomba tornata alla luce nei pressi dell’arco di Augusto è relativa a un periodo di decadenza, quando la funzione di rappresentanza del maestoso arco, voluto dall’imperatore per segnare l’arrivo della Flaminia in prossimità del mare, era venuta a scemare.

“Sarebbe interessante – ha evidenziato Baldelli – riuscire a mettere in luce l’intera tomba per verificare la presenza di una moneta (l’obolo di Caronte), reperto significativo per compiere una datazione più esatta”.

Di simili sorprese comunque potrebbe riservare la tomba vicina, di cui è stata scoperta l’esistenza, ma non è stata ancora scavata. Nel frattempo il professor Mario Luni dell’Università di Urbino ha annunciato sorprendenti rivelazioni nel corso di una sua conferenza programmata per domani alle ore 10.30 nella sala Verdi, dal titolo “Riscoperta attuale di Fanum Fortunae”. Durante l’incontro, programmato dall’Ente Manifestazioni, verranno resi noti i risultati delle ultime scoperte archeologiche compiute in città e verranno dati suggerimenti anche su come valorizzare le rovine venute alla luce, specie quelle del teatro romano e dell’interrato dell’ex Luigi Rossi, dove sta iniziando l’intervento di sistemazione finanziato dal Comune di Fano con una spesa di 750.000 euro.