LAZIO - Ricostruito un letto funerario del I sec. a.C. nei laboratori Beni Culturali a Tivoli
ITALIA SERA Edizione n. 892 del 22/04/2008
Un letto funerario, la cui anima in ferro appare rivestita di osso lavorato dove sfilano figure decorative a rilievo prese in prestito dai culti misterici e dalla mitologia. Un letto che un tempo era ricoperto di lamine d’oro. È il prezioso manufatto rinvenuto fortuitamente nel 2005 ad Aquinum (Comune di Castrocielo, in provincia di Frosinone), durante uno scavo di archeologia preventiva, finanziato da Autostrade per l’Italia nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada Roma - Napoli. Ritrovamento eccezionale, databile tra il II e il I e a.C pertinente di una necropoli che contava ben settantaquattro tombe, che dopo il restauro che ne ha ricomposto tutta la struttura, eseguito da Giovanna Rita Bellini, che ha diretto gli scavi per conto della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, che dal 24 aprile al 2 novembre va in mostra per la prima volta nelle sale dell’Antiquarium del Canopo di Villa Adriana a Tivoli. Il letto, che probabilmente era in origine ricoperto da una lamina d’oro, poiché sono state individuate tracce di doratura a foglia sulla capigliatura, sui panneggi di una veste e su di un’ala delle figure che lo ornano, ha rappresentato una scoperta straordinaria: “Perché ha portato all’attenzione pubblica un tema archeologico sconosciuto ma di grande interesse – dice Bellini - Innanzitutto perché è un caro raro di ricomposizione completa del letto. Esempi similari, ma sporadici sono purtroppo raramente documentati da più che qualche frammento spesso anche combusto per via del rito di cremazione che talora riguarda sia corpo del defunto sia letto. Sono stati rinvenuti in altre parti d’Italia, dalla stessa area laziale alla Cisalpina, fino alla Germania, con una distribuzione cronologica che, alla luce delle attuali conoscenze, sembra concentrarsi nell’ambito del II sec. a.C. e della prima parte del I sec. a.C., fino a spingersi in età tardo repubblicana e, forse, nel I sec. d.C.”. I letti funerari con decorazioni in osso nelle cerimonie di sepoltura, che derivano il loro modello dai lussuosi letti lavorati in avorio trovati nelle tombe regali macedoni, sono collocabili lungo un arco cronologico tra la fine del III sec. a.C. ed il I sec. d.C., e vedono il loro massimo centro di diffusione, e forse di produzione, in quel territorio dell’Italia centrale coincidente con le attuali regioni di Lazio e Abruzzo, ed anche in parte dell’Umbria e delle Marche. “La mostra – continua Bellini - mette per la prima volta a confronto altri tre esemplari ricostruiti di alta qualità: un letto ritrovato a Roma, sul colle Esquilino proveniente oggi dalla Centrale Montemartini, e due originari dell’Abruzzo, rispettivamente da Bazzano e Fossa, custoditi presso il Museo delle Paludi di L’Aquila”. Nel percorso espositivo, poi, spiccano significativi frammenti di altri rinvenimenti del Lazio tra Sezze, Ostia e Marino, accanto a quelli dell’Abruzzo insieme ai ricchi corredi trovati nelle tombe, costituiti da specchi, balsamari, strigili, lucerne, monete e ceramica. “Nel loro insieme - aggiunge Bellini - questi frammenti hanno il pregio di documentare l’alta qualità esecutiva e la ricchezza dei temi iconografici, peraltro in genere facilmente riconducibili al repertorio dionisiaco, allusivo a credenze di rinascita dei defunti”.
ITALIA SERA Edizione n. 892 del 22/04/2008
Un letto funerario, la cui anima in ferro appare rivestita di osso lavorato dove sfilano figure decorative a rilievo prese in prestito dai culti misterici e dalla mitologia. Un letto che un tempo era ricoperto di lamine d’oro. È il prezioso manufatto rinvenuto fortuitamente nel 2005 ad Aquinum (Comune di Castrocielo, in provincia di Frosinone), durante uno scavo di archeologia preventiva, finanziato da Autostrade per l’Italia nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada Roma - Napoli. Ritrovamento eccezionale, databile tra il II e il I e a.C pertinente di una necropoli che contava ben settantaquattro tombe, che dopo il restauro che ne ha ricomposto tutta la struttura, eseguito da Giovanna Rita Bellini, che ha diretto gli scavi per conto della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, che dal 24 aprile al 2 novembre va in mostra per la prima volta nelle sale dell’Antiquarium del Canopo di Villa Adriana a Tivoli. Il letto, che probabilmente era in origine ricoperto da una lamina d’oro, poiché sono state individuate tracce di doratura a foglia sulla capigliatura, sui panneggi di una veste e su di un’ala delle figure che lo ornano, ha rappresentato una scoperta straordinaria: “Perché ha portato all’attenzione pubblica un tema archeologico sconosciuto ma di grande interesse – dice Bellini - Innanzitutto perché è un caro raro di ricomposizione completa del letto. Esempi similari, ma sporadici sono purtroppo raramente documentati da più che qualche frammento spesso anche combusto per via del rito di cremazione che talora riguarda sia corpo del defunto sia letto. Sono stati rinvenuti in altre parti d’Italia, dalla stessa area laziale alla Cisalpina, fino alla Germania, con una distribuzione cronologica che, alla luce delle attuali conoscenze, sembra concentrarsi nell’ambito del II sec. a.C. e della prima parte del I sec. a.C., fino a spingersi in età tardo repubblicana e, forse, nel I sec. d.C.”. I letti funerari con decorazioni in osso nelle cerimonie di sepoltura, che derivano il loro modello dai lussuosi letti lavorati in avorio trovati nelle tombe regali macedoni, sono collocabili lungo un arco cronologico tra la fine del III sec. a.C. ed il I sec. d.C., e vedono il loro massimo centro di diffusione, e forse di produzione, in quel territorio dell’Italia centrale coincidente con le attuali regioni di Lazio e Abruzzo, ed anche in parte dell’Umbria e delle Marche. “La mostra – continua Bellini - mette per la prima volta a confronto altri tre esemplari ricostruiti di alta qualità: un letto ritrovato a Roma, sul colle Esquilino proveniente oggi dalla Centrale Montemartini, e due originari dell’Abruzzo, rispettivamente da Bazzano e Fossa, custoditi presso il Museo delle Paludi di L’Aquila”. Nel percorso espositivo, poi, spiccano significativi frammenti di altri rinvenimenti del Lazio tra Sezze, Ostia e Marino, accanto a quelli dell’Abruzzo insieme ai ricchi corredi trovati nelle tombe, costituiti da specchi, balsamari, strigili, lucerne, monete e ceramica. “Nel loro insieme - aggiunge Bellini - questi frammenti hanno il pregio di documentare l’alta qualità esecutiva e la ricchezza dei temi iconografici, peraltro in genere facilmente riconducibili al repertorio dionisiaco, allusivo a credenze di rinascita dei defunti”.