(Noli) Riemergono la città romana e un gruzzolo di monete d'oro
Donata Bonometti
IL SECOLO XIX, 17-08-2007
La mostra "Il tesoro svelato" racconta i più recenti risultati degli scavi
NOLI sta per Neapolis, nuova città del VI secolo, città bizantina. Fin qui erano convinti gli scienziati che oltre, la storia di questo ammaliante borgo, con un dedalo di vie, la rocca,la torre e la spiaggia, non potesse essere retrocessa. Oggi quella che è nota soprattutto per l'epopea delle Repubbliche marinare, si scopre città portuale romana. E questa datazione così arretrata è una scoperta archeologica derivante dagli scavi degli ultimi due anni dove hanno operato gli esperti della Soprintendenza ligure, trovando svariate testimonianze di quell'epoca. Oggi esposte in una mostra che chiuderà a metà settembre e che sta riscuotendo interesse nei locali della Fondazione Nolese in via Suor Letizia 27 a Noli.
Comune, soprintendenza ai Beni Archeologici, Fondazione Sant'Antonio gli organizzatori. Titolo: "Il Tesoro svelato" riferito non solo ai diversi reperti romani che la terra ha restituito in questi mesi, ma anche a quel gruzzolo di monete d'oro (risalenti al IV-V secolo dopo Cristo) recuperati dagli archeologi sotto il pavimento di un edificio tardo- romano, sulla fascia collinare, dove era stato nascosto probabilmente in periodi di incursioni nemiche. Le monete erano conservate in un contenitore in piombo, quasi luccicanti, perfette, battute dagli imperatori Onofrio, Valentiniano III e da un certo Petronio che ha regnato per soli due mesi. Motivo per cui quelle monete sono pressoché introvabili. Anche da un punto di vista numismatico siamo al cospetto di un tesoro.
Dunque in mostra lo scrigno di monete che sembrano dobloni di cioccolato e i reperti delle diverse sepolture che hanno consentito in questi mesi una rilettura straordinaria della storia di Noli. Quella Noli romana che mai ci si sarebbe immaginati, anche se gli storici D'Andrade prima e Lamboglia poi, nell'Ottocento e nel secolo scorso, in quella zona avevano concentrato studi e interesse, convinti che prima o poi avrebbe riservato sorprese. Dunque non solo città bizantina come Lamboglia l'ha definita, ma ben precedente.
I reperti che troverete in mostra (soprattutto manufatti sepolcrali, corredi in ceramica e vetro, ma anche oggetti di uso quotidiano) risalgono al II secolo avanti Cristo, e restituiscono una città portuale, un approdo di una certa importanza, già attivo in età repubblicana, e successivamente testimonianze di un villaggio altomedievale con fasi di vita dal VI secolo all'età carolingia, bruciato alla fine del IX secolo. È stata l'archeologa Alessandra Frondoni della Soprintendenza la regista degli scavi che hanno ridisegnato Noli ed è essa stessa a raccontare che le fonti non ce la indicano mai come "municipium", ma l'insediamento abitativo riaffiorato si dilata sul territorio in modo consistente.
Intanto lo scalo d'epoca romana, a Capo Noli, oltre l’Aurelia, era sconosciuto. In quella zona affiorano strutture che vanno dall'età della Roma repubblicana (II secolo avanti Cristo) con strati di materiale dall'età augustea, fino al IV-VI secolo.
In quel che resta dei retrostanti magazzini, ecco ceramiche, anfore vinarie del II secolo, fino a quelle nord africane del tardo antico. Anche qui monete di Augusto e di Traiano. Uno scalo vivace di scambi. Sopra il porto quell'edificio da dove forse qualcuno fuggì dopo aver nascosto le monete. Non casualmente le rilevazioni degli scienziati, usando il metodo di datazione del carbonio 14, hanno segnalato tracce di roghi. Che a Noli sono diffuse perché, successivamente, lugubre segnale del passaggio dei saraceni.
Poi, nell'area del riempimento ferroviario che separa la stupenda chiesa di San Paragono dal centro storico di Noli, dove si scavava per costruire un parcheggio interrato, è emersa una civiltà inaspettata, quasi una continuità dalla prima età imperiale fino al Medioevo. Scendendo nelle viscere della terra, gli archeologi hanno incontrato una necropoli romana, quella soprastante a inumazione, con tombe di bambini in anfore cilindriche del terzo-quarto secolo, negli strati più profondi la necropoli a incinerazione, dove ancora ci sono i segni del rogo funebre, i resti dentro piccole sepolture, con il corredo. Balsamari in vetro, anforette, scodelle per il cibo, lucerne. In mostra c'è una buona parte di queste testimonianze.
Visitabile tutti i lunedì dalle 15 alle 19, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica dalle 18 alle 22 e il sabato dalle 15 alle 22, la mostra rimarrà aperta fino al 16 settembre, per tutti. E fino al 7 ottobre solo per le visite delle associazioni culturali, dei gruppi e delle scuole.
Donata Bonometti
IL SECOLO XIX, 17-08-2007
La mostra "Il tesoro svelato" racconta i più recenti risultati degli scavi
NOLI sta per Neapolis, nuova città del VI secolo, città bizantina. Fin qui erano convinti gli scienziati che oltre, la storia di questo ammaliante borgo, con un dedalo di vie, la rocca,la torre e la spiaggia, non potesse essere retrocessa. Oggi quella che è nota soprattutto per l'epopea delle Repubbliche marinare, si scopre città portuale romana. E questa datazione così arretrata è una scoperta archeologica derivante dagli scavi degli ultimi due anni dove hanno operato gli esperti della Soprintendenza ligure, trovando svariate testimonianze di quell'epoca. Oggi esposte in una mostra che chiuderà a metà settembre e che sta riscuotendo interesse nei locali della Fondazione Nolese in via Suor Letizia 27 a Noli.
Comune, soprintendenza ai Beni Archeologici, Fondazione Sant'Antonio gli organizzatori. Titolo: "Il Tesoro svelato" riferito non solo ai diversi reperti romani che la terra ha restituito in questi mesi, ma anche a quel gruzzolo di monete d'oro (risalenti al IV-V secolo dopo Cristo) recuperati dagli archeologi sotto il pavimento di un edificio tardo- romano, sulla fascia collinare, dove era stato nascosto probabilmente in periodi di incursioni nemiche. Le monete erano conservate in un contenitore in piombo, quasi luccicanti, perfette, battute dagli imperatori Onofrio, Valentiniano III e da un certo Petronio che ha regnato per soli due mesi. Motivo per cui quelle monete sono pressoché introvabili. Anche da un punto di vista numismatico siamo al cospetto di un tesoro.
Dunque in mostra lo scrigno di monete che sembrano dobloni di cioccolato e i reperti delle diverse sepolture che hanno consentito in questi mesi una rilettura straordinaria della storia di Noli. Quella Noli romana che mai ci si sarebbe immaginati, anche se gli storici D'Andrade prima e Lamboglia poi, nell'Ottocento e nel secolo scorso, in quella zona avevano concentrato studi e interesse, convinti che prima o poi avrebbe riservato sorprese. Dunque non solo città bizantina come Lamboglia l'ha definita, ma ben precedente.
I reperti che troverete in mostra (soprattutto manufatti sepolcrali, corredi in ceramica e vetro, ma anche oggetti di uso quotidiano) risalgono al II secolo avanti Cristo, e restituiscono una città portuale, un approdo di una certa importanza, già attivo in età repubblicana, e successivamente testimonianze di un villaggio altomedievale con fasi di vita dal VI secolo all'età carolingia, bruciato alla fine del IX secolo. È stata l'archeologa Alessandra Frondoni della Soprintendenza la regista degli scavi che hanno ridisegnato Noli ed è essa stessa a raccontare che le fonti non ce la indicano mai come "municipium", ma l'insediamento abitativo riaffiorato si dilata sul territorio in modo consistente.
Intanto lo scalo d'epoca romana, a Capo Noli, oltre l’Aurelia, era sconosciuto. In quella zona affiorano strutture che vanno dall'età della Roma repubblicana (II secolo avanti Cristo) con strati di materiale dall'età augustea, fino al IV-VI secolo.
In quel che resta dei retrostanti magazzini, ecco ceramiche, anfore vinarie del II secolo, fino a quelle nord africane del tardo antico. Anche qui monete di Augusto e di Traiano. Uno scalo vivace di scambi. Sopra il porto quell'edificio da dove forse qualcuno fuggì dopo aver nascosto le monete. Non casualmente le rilevazioni degli scienziati, usando il metodo di datazione del carbonio 14, hanno segnalato tracce di roghi. Che a Noli sono diffuse perché, successivamente, lugubre segnale del passaggio dei saraceni.
Poi, nell'area del riempimento ferroviario che separa la stupenda chiesa di San Paragono dal centro storico di Noli, dove si scavava per costruire un parcheggio interrato, è emersa una civiltà inaspettata, quasi una continuità dalla prima età imperiale fino al Medioevo. Scendendo nelle viscere della terra, gli archeologi hanno incontrato una necropoli romana, quella soprastante a inumazione, con tombe di bambini in anfore cilindriche del terzo-quarto secolo, negli strati più profondi la necropoli a incinerazione, dove ancora ci sono i segni del rogo funebre, i resti dentro piccole sepolture, con il corredo. Balsamari in vetro, anforette, scodelle per il cibo, lucerne. In mostra c'è una buona parte di queste testimonianze.
Visitabile tutti i lunedì dalle 15 alle 19, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica dalle 18 alle 22 e il sabato dalle 15 alle 22, la mostra rimarrà aperta fino al 16 settembre, per tutti. E fino al 7 ottobre solo per le visite delle associazioni culturali, dei gruppi e delle scuole.