sabato 12 aprile 2008

Veio, un mosaico sotto la discarica Coperta da cumuli di detriti e rifiuti una stazione di posta romana

Veio, un mosaico sotto la discarica Coperta da cumuli di detriti e rifiuti una stazione di posta romana
CARLO ALBERTO BUCCI
SABATO, 12 APRILE 2008 LA REPUBBLICA - Roma

L´edificio scoperto nel Parco. C´è ancora da scavare. Ma i fondi sono finiti. La Soprintendenza: "Meglio ricoprire"

"Il pavimento con i mostri marini va protetto da vandali e tombaroli"

UN Amorino che cavalca un delfino, un toro che si trasforma in sirena, una Nereide a cavalcioni di un cavallo marino. Natura e miti si confondono nel mare della classicità. Ma prendono contorni esatti nelle mani del bravo mosaicista d´età adrianea che l´ha realizzati con maestria. E che gli archeologi della Soprintendenza di Roma hanno riportato alla luce liberando il pavimento da tonnellate di terra. Mista però a rifiuti. Sì, perché il prezioso mosaico scoperto in queste settimane nel parco di Veio da tre archeologi di una cooperativa (Mario Sbarra, Gilberto Pagani e Adriano Averino), coordinati dall´archeologa della Soprintendenza Paola Quaranta, non era sepolto solo dalle stratificazioni della storia. Bensì sommerso da tonnellate di calcinacci, di piastrelle sbeccate, di gabinetti rotti, di una discarica abusiva, a cielo aperto e in continuo accrescimento.
La stessa danza marina ritorna in un mosaico alle terme di Nettuno a Ostia. E anche qui appartiene, forse, a un impianto termale di una stazione di posta (siamo non lontani da un antico percorso viario). Gli ambienti riportati alla luce di questo edificio pubblico dalla lunga vita (sulle strutture di metà II e inizi III secolo d. C., nell´alto medioevo vennero costruiti pavimenti e altre stanze), sono sei in tutto. Sei sale per adesso. Ma, forse, per sempre. Infatti, gli altri ambienti di questo luogo di sosta e ristoro per viandanti affaticati (già spogliato dai tombaroli nei secoli passati), giace sotto un gigantesco cumulo di terra a "monnezza". Ma i soldi per continuare le ricerche sono finiti. E, soprattutto, c´è l´esigenza di proteggere il mosaico e le pareti intonacate dall´attacco dei ladri d´arte e dei vandali. «Stiamo per restaurare i reperti ma poi li ricopriremo in attesa di nuovi fondi» avverte la responsabile della Soprintendenza, Daniela Rossi. «Vorrei - dice l´archeologa - che tutti potessero ammirare questa scoperta. E spero che un giorno sarà possibile. Ma adesso musealizzare non si può. I pericoli che corre l´opera, ora sono troppo alti».
Finiti restauri e rilievi, gli operai stenderanno veli di "tessuto non tessuto", un manto di pozzolana, quindi palate di terra. Su tutti i resti. Anche sul mosaico che fa capolino, accanto a una colonna in tufo, sotto un muro più tardo. Anche sulle pareti riscaldate dal sistema dell´aria calda dei tubuli. «Lo so, spiace anche a me - ammette l´architetto di zona della Soprintendenza, Maria Gloria Leonetti - ma, per adesso, la tutela viene prima della valorizzazione».