Il Domani, 4 febbraio 2000
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Ripercorrendo le orme romane
Dalle insidie dei Cartaginesi fino alla colonizzazione come terra di conquista
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La politica di Roma, dopo essersi stabilita nel centro della penisola italiana, cominciava ad interessarsi per le sue mire espansionistiche ad intervenire nel Sud, spettando il momento propizio che si verificò quando alcune città meridionali (tra cui quelle di Turio e di Reggio) ne invocavano l’aiuto, preoccupate per le velleità di Taranto e di altre popolazioni limitrofe: si era verso l’anno 285.
Qualche tempo dopo il console G. Fabrizio Luscino, batteva Bruzi, Lucani e Sanniti, liberava Turio, lasciandovi a guardia un presidio. Lo stesso avveniva a Crotone e a Locri. A Reggio poi era posta una guarnigione di 4000 uomini della legione campana, sotto le direttive di Decio Vibellio. Taranto e le altre città italiote ormai capivano che dovevano difendersi non solo da lucani e dai Bruzi, ma soprattutto dai romani. Si giunse alla guerra tra Taranto e Roma che coinvolse le altre città italiote e che ebbe come grande protagonista Pirro, re dell’Epiro (280-275), chiamato in soccorso da Taranto. La battaglia di Eraclea (280) vinta da Pirro, esaltò grandemente gli animi degli italioti e di altri popoli del Meridione, da fare loro sognare imminente il crollo di Roma. Sanniti, Lucani, Bruzi accorsero all’accampamento del vincitore. Locri e forse anche Crotone passarono pure dalla sua parte. Anche a Reggio si prospettava di fare lo stesso, ma Decio Vivellio comandante della guarnigione campana, messavi dai Romani, venuto a conoscenza del loro intento, assaliva le popolazioni durante una festa, facendone grande strage, e consegnava i beni e le donne ai soldati. Intanto i Romani, approfittando dell’assenza di Pirro dall’Italia, sconfissero i latini, Bruzi, Tarantini e Sanniti; rioccupando Crotone e Locri ed assicurandosi il dominio su tutta la costa ionica da Eraclea a Reggio. Nel 275 Pirro venne sconfitto a Malaventum (luogo che venne poi ribattezzato nell’odierna Benevento) e che fece precipitare in modo decisivo le sorti di Taranto. Anche per i 4mila campani di stanza a Reggio giunse il tempo di regolare i conti: nel 270 il console Cornelio Blasio, con l’aiuto della flotta siracusana, pose l’assedio a Reggio. I Campani, dopo una resistenza accanita, furono costretti ad arrendersi. Si giunse alla seconda guerra punica e per le città della Magna Grecia fu l’ultimo tentativo di uscire dalla tutela di Roma e di riconquistare l’autonomia perduta: e questo permise ad Annibale di condurre la guerra sul territorio italiano, facendo insorgere contro i romani le popolazioni dei Sanniti, Lucani e Bruzi, ma questo tentativo non giunse a buon fine, in quanto non tutte le popolazioni raccolsero il suo invito. Annibale assediò Reggio che resistette, mentre Locri (dopo aver fatto allontanare il presidio romano che si rifugiò a Reggio) gli aprì le porte. Nel 211 Annibale improvvisamente attaccò Reggio facendo molti prigionieri: esso divento punto nevralgico la guerra e da essa i Romani iniziarono la riconquista della Lucania e del Bruzio, giungendo alla conquista della sguarnita Taranto ed alla vittoriosa battaglia di Metauro (207) che sancì la morte di Asdrubale. Dopo il secondo conflitto punico le città della Magna Grecia vennero assorbite dall’amministrazione romana che li considerò come guerre di conquista ed assunsero la dicitura di “ager publicus populi romani”: potevano essere vendute o date in fitto o assegnate a coloni.
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Ripercorrendo le orme romane
Dalle insidie dei Cartaginesi fino alla colonizzazione come terra di conquista
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La politica di Roma, dopo essersi stabilita nel centro della penisola italiana, cominciava ad interessarsi per le sue mire espansionistiche ad intervenire nel Sud, spettando il momento propizio che si verificò quando alcune città meridionali (tra cui quelle di Turio e di Reggio) ne invocavano l’aiuto, preoccupate per le velleità di Taranto e di altre popolazioni limitrofe: si era verso l’anno 285.
Qualche tempo dopo il console G. Fabrizio Luscino, batteva Bruzi, Lucani e Sanniti, liberava Turio, lasciandovi a guardia un presidio. Lo stesso avveniva a Crotone e a Locri. A Reggio poi era posta una guarnigione di 4000 uomini della legione campana, sotto le direttive di Decio Vibellio. Taranto e le altre città italiote ormai capivano che dovevano difendersi non solo da lucani e dai Bruzi, ma soprattutto dai romani. Si giunse alla guerra tra Taranto e Roma che coinvolse le altre città italiote e che ebbe come grande protagonista Pirro, re dell’Epiro (280-275), chiamato in soccorso da Taranto. La battaglia di Eraclea (280) vinta da Pirro, esaltò grandemente gli animi degli italioti e di altri popoli del Meridione, da fare loro sognare imminente il crollo di Roma. Sanniti, Lucani, Bruzi accorsero all’accampamento del vincitore. Locri e forse anche Crotone passarono pure dalla sua parte. Anche a Reggio si prospettava di fare lo stesso, ma Decio Vivellio comandante della guarnigione campana, messavi dai Romani, venuto a conoscenza del loro intento, assaliva le popolazioni durante una festa, facendone grande strage, e consegnava i beni e le donne ai soldati. Intanto i Romani, approfittando dell’assenza di Pirro dall’Italia, sconfissero i latini, Bruzi, Tarantini e Sanniti; rioccupando Crotone e Locri ed assicurandosi il dominio su tutta la costa ionica da Eraclea a Reggio. Nel 275 Pirro venne sconfitto a Malaventum (luogo che venne poi ribattezzato nell’odierna Benevento) e che fece precipitare in modo decisivo le sorti di Taranto. Anche per i 4mila campani di stanza a Reggio giunse il tempo di regolare i conti: nel 270 il console Cornelio Blasio, con l’aiuto della flotta siracusana, pose l’assedio a Reggio. I Campani, dopo una resistenza accanita, furono costretti ad arrendersi. Si giunse alla seconda guerra punica e per le città della Magna Grecia fu l’ultimo tentativo di uscire dalla tutela di Roma e di riconquistare l’autonomia perduta: e questo permise ad Annibale di condurre la guerra sul territorio italiano, facendo insorgere contro i romani le popolazioni dei Sanniti, Lucani e Bruzi, ma questo tentativo non giunse a buon fine, in quanto non tutte le popolazioni raccolsero il suo invito. Annibale assediò Reggio che resistette, mentre Locri (dopo aver fatto allontanare il presidio romano che si rifugiò a Reggio) gli aprì le porte. Nel 211 Annibale improvvisamente attaccò Reggio facendo molti prigionieri: esso divento punto nevralgico la guerra e da essa i Romani iniziarono la riconquista della Lucania e del Bruzio, giungendo alla conquista della sguarnita Taranto ed alla vittoriosa battaglia di Metauro (207) che sancì la morte di Asdrubale. Dopo il secondo conflitto punico le città della Magna Grecia vennero assorbite dall’amministrazione romana che li considerò come guerre di conquista ed assunsero la dicitura di “ager publicus populi romani”: potevano essere vendute o date in fitto o assegnate a coloni.