Roma. La Reggia di Romolo esiste davvero
An. Amb.
Secolo d'Italia, Roma, 15/2/2005
Gli sttorici antichi avevano ragione, quelle antiche leggende sulla nascita di Roma sul Palatino che convergevano nell'indicare come dies natalis della Città Eterna il 21 aprile del 753 a. C. non erano solo leggende o approssimazione di storici tesi a nobilitare le origini mitico-sacrali della città. Se oggi l'archeologia va a braccetto con la tradizione mitica che è impressa nella memoria fin dal nostro primo sussidiario lo dobbiamo alla pazienza e alla perizia del professor Andrea Carandini, docente e archeologo della Sapienza di Roma.
Narra la leggenda che Romolo tracciasse sul colle Palatino un solco quadrato e costruisse intorno al perimetro una piccola fortificazione. Sul lato nord-ovest del Palatino si dice sorgesse il mitico Tugurium Romoli, la dimora del primo re Remolo tanto nominata dagli storici antichi, da Cristo da Diocle di Pepareto a Fabio Pittore, sino a Tito Livio, quanto a noi sconosciuta. Fino a ieri.
Il professor Carandini l'ha trovata finalmente la casa di Romolo, nel corso di una campagna di scavi al Foro Romano che passerà alla storia dell'archeologia.
Ebbene sì; è la Reggia dei Re di Roma, una casa sontuosa e monumentale di 345 metri quadri, 105 coperti e 240 di cortile. La notizia della scoperta l'ha data in questi giorni proprio lui, il professore che da 20 anni, con i suoi studenti dell'Università La Sapienza conduce ricerche sul Palatino per ricostruire le origini di Roma. La Reggia si trovava accanto al santuario di Vesta, fuori dalla Mura Palatine.
Grosse buche di pali, fosse di fondazione, piccoli elevati di mura in argilla: sono gli elementi che Andrea Carandini, da 20 anni con i suoi studenti dell'Università La Sapienza alle prese con le ricerche sul Palatino, ha trovato proprio dentro il Santuario di Vesta, tra le mura dell'età di Romolo, che aveva scoperto già nel 1987 nel Foro romano. «Sono i resti - ha detto Carandini - di un grande palazzo della metà dell'VIII secolo a. C., che potrebbe essere la casa dei primi re di Roma: un grande edificio, realizzato però ancora con tecnica capannicola, con i tetti in materiale vegetale, ma con una grande corte e un salone per i banchetti». Questa scoperta non è recentissima, fa capire l'archeologo, mentre solo di un mese fa è la scoperta di un altro ambiente, che deve essere ancora ulteriormente scavato, davanti al tempio di Vesta, dove sono state trovate altre fondazioni, tracce di focolari e piani di cottura, recessi per tenere i cereali. Un altro caposaldo dell'immaginario storico-religioso della Roma delle origini trova qui conferma: secondo Carandini si tratta della capanna dove ardeva il fuoco sacro delle sacerdotesse, la Casa delle Vestali.
E veniamo, così, alla questione della datazione della fondazione di Roma. Queste due scoperte infatti, ha osservato Cafandini, «confermano quanto era già emerso nell'87, con la scoperta delle muro di Romolo sul Palatino e ci danno indicazioni sul fatto che la tradizione della fondazione di Roma, alla metà dell'ottavo secolo, corrisponda al vero».
L'archeologo ha reso noto i risultati delle sue scoperte il 17 gennaio scorso, quando ha presentato una relazione scientifica all'Università La Sapienza di Roma, insieme all'équipe di studenti e specializzandi con i quali sta lavorando. Ma tornerà sull'argomento anche nel corso del convegno promosso dalla rivista «Archeologia viva» che si terrà domenica prossima al Palacongressi di Firenze, con la relazione "Sulle orme di Schliemann a Roma: alle origini della Città e dello Stato".
Ai due "pezzi rari", Reggia di Romolo e Casa delle Vestali, se ne è aggiunto anche un altro: durante gli scavi infatti è venuta fuori a circa 8 metri dal livello del mare una pavimentazione del Foro romano anteriore di un secolo a quella fino ad oggi conosciuta che è del VII sec. a. C. Dunque, spiega il professore, tutto converge nel datare le origini di Roma alla metà dell'VIII secolo a. C: «Tutto ciò pone sia il Palatino che il Foro, compreso il Palazzo del Re, la Casa delle Vestali e il tempio di Vesta, che sono coevi, in un unico sistema e in unico progetto. Ormai questa datazione diventa incontrovertibile».
An. Amb.
Secolo d'Italia, Roma, 15/2/2005
Gli sttorici antichi avevano ragione, quelle antiche leggende sulla nascita di Roma sul Palatino che convergevano nell'indicare come dies natalis della Città Eterna il 21 aprile del 753 a. C. non erano solo leggende o approssimazione di storici tesi a nobilitare le origini mitico-sacrali della città. Se oggi l'archeologia va a braccetto con la tradizione mitica che è impressa nella memoria fin dal nostro primo sussidiario lo dobbiamo alla pazienza e alla perizia del professor Andrea Carandini, docente e archeologo della Sapienza di Roma.
Narra la leggenda che Romolo tracciasse sul colle Palatino un solco quadrato e costruisse intorno al perimetro una piccola fortificazione. Sul lato nord-ovest del Palatino si dice sorgesse il mitico Tugurium Romoli, la dimora del primo re Remolo tanto nominata dagli storici antichi, da Cristo da Diocle di Pepareto a Fabio Pittore, sino a Tito Livio, quanto a noi sconosciuta. Fino a ieri.
Il professor Carandini l'ha trovata finalmente la casa di Romolo, nel corso di una campagna di scavi al Foro Romano che passerà alla storia dell'archeologia.
Ebbene sì; è la Reggia dei Re di Roma, una casa sontuosa e monumentale di 345 metri quadri, 105 coperti e 240 di cortile. La notizia della scoperta l'ha data in questi giorni proprio lui, il professore che da 20 anni, con i suoi studenti dell'Università La Sapienza conduce ricerche sul Palatino per ricostruire le origini di Roma. La Reggia si trovava accanto al santuario di Vesta, fuori dalla Mura Palatine.
Grosse buche di pali, fosse di fondazione, piccoli elevati di mura in argilla: sono gli elementi che Andrea Carandini, da 20 anni con i suoi studenti dell'Università La Sapienza alle prese con le ricerche sul Palatino, ha trovato proprio dentro il Santuario di Vesta, tra le mura dell'età di Romolo, che aveva scoperto già nel 1987 nel Foro romano. «Sono i resti - ha detto Carandini - di un grande palazzo della metà dell'VIII secolo a. C., che potrebbe essere la casa dei primi re di Roma: un grande edificio, realizzato però ancora con tecnica capannicola, con i tetti in materiale vegetale, ma con una grande corte e un salone per i banchetti». Questa scoperta non è recentissima, fa capire l'archeologo, mentre solo di un mese fa è la scoperta di un altro ambiente, che deve essere ancora ulteriormente scavato, davanti al tempio di Vesta, dove sono state trovate altre fondazioni, tracce di focolari e piani di cottura, recessi per tenere i cereali. Un altro caposaldo dell'immaginario storico-religioso della Roma delle origini trova qui conferma: secondo Carandini si tratta della capanna dove ardeva il fuoco sacro delle sacerdotesse, la Casa delle Vestali.
E veniamo, così, alla questione della datazione della fondazione di Roma. Queste due scoperte infatti, ha osservato Cafandini, «confermano quanto era già emerso nell'87, con la scoperta delle muro di Romolo sul Palatino e ci danno indicazioni sul fatto che la tradizione della fondazione di Roma, alla metà dell'ottavo secolo, corrisponda al vero».
L'archeologo ha reso noto i risultati delle sue scoperte il 17 gennaio scorso, quando ha presentato una relazione scientifica all'Università La Sapienza di Roma, insieme all'équipe di studenti e specializzandi con i quali sta lavorando. Ma tornerà sull'argomento anche nel corso del convegno promosso dalla rivista «Archeologia viva» che si terrà domenica prossima al Palacongressi di Firenze, con la relazione "Sulle orme di Schliemann a Roma: alle origini della Città e dello Stato".
Ai due "pezzi rari", Reggia di Romolo e Casa delle Vestali, se ne è aggiunto anche un altro: durante gli scavi infatti è venuta fuori a circa 8 metri dal livello del mare una pavimentazione del Foro romano anteriore di un secolo a quella fino ad oggi conosciuta che è del VII sec. a. C. Dunque, spiega il professore, tutto converge nel datare le origini di Roma alla metà dell'VIII secolo a. C: «Tutto ciò pone sia il Palatino che il Foro, compreso il Palazzo del Re, la Casa delle Vestali e il tempio di Vesta, che sono coevi, in un unico sistema e in unico progetto. Ormai questa datazione diventa incontrovertibile».