l’Unità 10.3.08
Benvenuti nella casa di Augusto
di Stefano Miliani
APRE al pubbico la dimora al Palatino dove Ottaviano visse prima di diventare imperatore. Due stanze affrescate con decori raffinati e sfolgoranti che sarà possibile visitare da oggi. Ingresso limitato e scaglionato per non rovinarle...
Un bel rosso fuoco steso sulla parete accende lo sguardo. L’ocra richiama il colore della terra. Poi del cinabro. Una colonna dipinta sorregge una sorta di vaso dagli strani fiori. Scorci architettonici richiamano astuzie prospettiche che 1400 anni dopo riemergeranno in pittori del primo Rinascimento come, azzardando, Masaccio. Tra le fasce di colore si intrufolano irridenti grifoni - mostri alati - a dimensioni ridotte. Alcune figure di donna sembrano conversare su un fondo azzurrognolo mentre altre sono probabilmente cadute in pezzi da un’altra finestra pittorica.
In questa stanza tanto piccola quanto sfolgorante, in questo studiolo dalle pareti affrescate con evidente gusto per la vita, si raccoglieva in meditazione o per elaborare strategie politiche Caio Giulio Cesare Ottaviano, classe 63 a.C., che divenuto primo imperatore col titolo di Augusto nel 27 a. C. resse Roma e i suoi vasti territori siglando il passaggio definitivo dall’età repubblicana a imperiale fino alla sua morte nel 14. d.C. Questo studiolo sovrasta due locali al piano inferiore: un ingresso con soffitto a cassettoni dai variopinti motivi geometrici - dai rombi rossi oppure incastonato di quadrati con fiori al centro - in cui molto si è perso e una sorta di triclinium con altre pareti affrescate e qualche figura evanescente. Sopra e sotto, brani di quelle grottesche (motivi bizzarri o floreali) che rifiorianno in molte decorazioni del ’500.
Siamo in un luogo speciale: la Casa intitolata ad Augusto al Palatino a Roma. Quasi in prossimità dell’affaccio delle rovine sul Circo Massimo, tra muri sopravvissuti ai secoli e un percorso di rampe e saliscendi che a noi viziati dalle immagini del ’900 ricorderà certi percorsi di Escher, con un panorama di tetti ed edifici che conduce al di là del Tevere, la casa augustea non è più un luogo per restauratori o pochi studiosi: da oggi apre al pubblico, dopo la giornata inaugurale di ieri, giornata peraltro complicata e affollata perché, anche se a inviti, c’era tanta gente, si sono formate code e molti hanno levato le tende rammaricati o arrabbiati perché la meta richiedeva un’attesa di un’ora-un’ora e mezzo. C’è stato un ingorgo umano e per molti non è stato divertente.
Questo perché l’ingresso alla dimora augustea è scaglionato e limitato a cinque persone a volta accompagnate da personale che dopo pochi minuti invita a uscire e lasciare il posto a chi viene dopo: innanzi tutto per ragioni di sicurezza, poi ricordiamo che il nostro respiro può danneggiare le pitture parietali che non tollereranno più di tanto l’impatto umano.
La dimora viene datata dagli archeologi al 36 a. C., quando Ottaviano non era ancora imperatore (per diventarlo eliminanò in un modo o nell’altro tutti gli avversari e soprattutto i fedeli all’assassinato Giulio Cesare), e quindi non aveva ancora meritato l’appellativo di Augusto. Sempre gli archeologi attribuiscono le decorazioni sulle pareti a un pittore greco, e se oggi può stupire per la sua bellezza, questa dimora venne in realtà coperta e sepolta dallo stesso Augusto quando volle costruire poco lontano una Domus ben più vasta sempre nell’area del Palatino e quindi consona al titolo imperiale. E com’è accaduto a siti archeologici romani fuori mano - ad esempio Leptis Magna in Libia - l’essere sepolta ha salvato questa piccola casa a due piani da eventuali devastazioni. La scoprì infatti, tra gli anni ’60 e ’70, Gianfilippo Carettoni e naturalmente non versava in ottime condizioni: brandelli di rosso, ocra, azzurrino, giallo, verde pallido coprivano il terreno. A rimetterli insieme con pazienza, e arginando un possibile senso di disperazione, scavalcando i tempi morti e le attese per i finanziamenti, hanno provveduto i restauratori della soprintendenza archeologica statale. Per questi restauri i conti parlano di un milione 540 mila euro spesi cui vanno aggiunti altri 250 mila per la vicina Casa di Livia che dovrebbe riaprire al pubblico quest’anno, mentre nella sala delle maschere e dei pini, nell’ala nord della casa augustea, in restauro, dovrebbe riaprire all’inizio del 2009.
Visto che siamo arrivati all’argomento quattrini, bisogna dire che fino a ieri si poteva entrare gratis nella zona dei Fori imperiali. Da oggi scatta un biglietto di 11 euro che include l’intera area tra cui il Colosseo e il Palatino. La Casa augustea è accompagnata da un volume Electa e per un quadro più completo di questo genere pittorico sappiate che la mostra di affreschi da Pompei Rosso pompeiano a Palazzo Massimo è stata prorogata al 1° giugno.
Benvenuti nella casa di Augusto
di Stefano Miliani
APRE al pubbico la dimora al Palatino dove Ottaviano visse prima di diventare imperatore. Due stanze affrescate con decori raffinati e sfolgoranti che sarà possibile visitare da oggi. Ingresso limitato e scaglionato per non rovinarle...
Un bel rosso fuoco steso sulla parete accende lo sguardo. L’ocra richiama il colore della terra. Poi del cinabro. Una colonna dipinta sorregge una sorta di vaso dagli strani fiori. Scorci architettonici richiamano astuzie prospettiche che 1400 anni dopo riemergeranno in pittori del primo Rinascimento come, azzardando, Masaccio. Tra le fasce di colore si intrufolano irridenti grifoni - mostri alati - a dimensioni ridotte. Alcune figure di donna sembrano conversare su un fondo azzurrognolo mentre altre sono probabilmente cadute in pezzi da un’altra finestra pittorica.
In questa stanza tanto piccola quanto sfolgorante, in questo studiolo dalle pareti affrescate con evidente gusto per la vita, si raccoglieva in meditazione o per elaborare strategie politiche Caio Giulio Cesare Ottaviano, classe 63 a.C., che divenuto primo imperatore col titolo di Augusto nel 27 a. C. resse Roma e i suoi vasti territori siglando il passaggio definitivo dall’età repubblicana a imperiale fino alla sua morte nel 14. d.C. Questo studiolo sovrasta due locali al piano inferiore: un ingresso con soffitto a cassettoni dai variopinti motivi geometrici - dai rombi rossi oppure incastonato di quadrati con fiori al centro - in cui molto si è perso e una sorta di triclinium con altre pareti affrescate e qualche figura evanescente. Sopra e sotto, brani di quelle grottesche (motivi bizzarri o floreali) che rifiorianno in molte decorazioni del ’500.
Siamo in un luogo speciale: la Casa intitolata ad Augusto al Palatino a Roma. Quasi in prossimità dell’affaccio delle rovine sul Circo Massimo, tra muri sopravvissuti ai secoli e un percorso di rampe e saliscendi che a noi viziati dalle immagini del ’900 ricorderà certi percorsi di Escher, con un panorama di tetti ed edifici che conduce al di là del Tevere, la casa augustea non è più un luogo per restauratori o pochi studiosi: da oggi apre al pubblico, dopo la giornata inaugurale di ieri, giornata peraltro complicata e affollata perché, anche se a inviti, c’era tanta gente, si sono formate code e molti hanno levato le tende rammaricati o arrabbiati perché la meta richiedeva un’attesa di un’ora-un’ora e mezzo. C’è stato un ingorgo umano e per molti non è stato divertente.
Questo perché l’ingresso alla dimora augustea è scaglionato e limitato a cinque persone a volta accompagnate da personale che dopo pochi minuti invita a uscire e lasciare il posto a chi viene dopo: innanzi tutto per ragioni di sicurezza, poi ricordiamo che il nostro respiro può danneggiare le pitture parietali che non tollereranno più di tanto l’impatto umano.
La dimora viene datata dagli archeologi al 36 a. C., quando Ottaviano non era ancora imperatore (per diventarlo eliminanò in un modo o nell’altro tutti gli avversari e soprattutto i fedeli all’assassinato Giulio Cesare), e quindi non aveva ancora meritato l’appellativo di Augusto. Sempre gli archeologi attribuiscono le decorazioni sulle pareti a un pittore greco, e se oggi può stupire per la sua bellezza, questa dimora venne in realtà coperta e sepolta dallo stesso Augusto quando volle costruire poco lontano una Domus ben più vasta sempre nell’area del Palatino e quindi consona al titolo imperiale. E com’è accaduto a siti archeologici romani fuori mano - ad esempio Leptis Magna in Libia - l’essere sepolta ha salvato questa piccola casa a due piani da eventuali devastazioni. La scoprì infatti, tra gli anni ’60 e ’70, Gianfilippo Carettoni e naturalmente non versava in ottime condizioni: brandelli di rosso, ocra, azzurrino, giallo, verde pallido coprivano il terreno. A rimetterli insieme con pazienza, e arginando un possibile senso di disperazione, scavalcando i tempi morti e le attese per i finanziamenti, hanno provveduto i restauratori della soprintendenza archeologica statale. Per questi restauri i conti parlano di un milione 540 mila euro spesi cui vanno aggiunti altri 250 mila per la vicina Casa di Livia che dovrebbe riaprire al pubblico quest’anno, mentre nella sala delle maschere e dei pini, nell’ala nord della casa augustea, in restauro, dovrebbe riaprire all’inizio del 2009.
Visto che siamo arrivati all’argomento quattrini, bisogna dire che fino a ieri si poteva entrare gratis nella zona dei Fori imperiali. Da oggi scatta un biglietto di 11 euro che include l’intera area tra cui il Colosseo e il Palatino. La Casa augustea è accompagnata da un volume Electa e per un quadro più completo di questo genere pittorico sappiate che la mostra di affreschi da Pompei Rosso pompeiano a Palazzo Massimo è stata prorogata al 1° giugno.