giovedì 6 marzo 2008

Andrea Carandini: il mito è l'alba della storia

Andrea Carandini: il mito è l'alba della storia
Adele Cambria
l'Unità, Roma, 31/10/2006

Le doti di narratore del prof che ha richiamato 5000 persone all'Auditorium. Un biglietto a due euro per evitare la ressa?

Non che non conoscessi le sobrie virtù di narratore in pubblico dell'archeologo Andrea Carandini, nessun effetto speciale potete aspettarvi da lui, eppure... L'avevo capito da quando lo vidi nell'affollatissimo ma ristretto Museo dei Gessi alla Sapienza, coraggiosamente difendere, di fronte al velato scetticismo dei suoi illustri colleghi, l'idea che il mito non mente. Idea che un archeologo deve scientificamente dimostrare con le sue scoperte materiali: fatte di cocci, frammenti, ossa, terra. Al Museo dei Gessi, in quel pomeriggio del 17 gennaio 2005, il Professore, docente di archeologia classica a "La Sapienza", fece vedere a studenti, ricercatori universitari e, per l'appunto, colleghi, come la sua scoperta della Domus Regia sul Palatino certificasse che Roma era stata davvero fondata attorno a quella data del 753 avanti Cristo. Il mito nutre «l'alba della Storia» (questa, mutuata da Ovidio, è l'espressione cara all'archelogo - scrittore). O quando, l'8 febbraio nella Sala della Protomoteca in Campidoglio (300 posti a sedere, posti in piedi concessi fino al limite della sicurezza), fu presentato il clamoroso volume carandiniano, provocatoriamente intitolato "Remo e Romolo". In cui si scava nel mito dei gemelli divini e si cercano le ragioni di un fraticidio....
«Vorrei sapere se davvero Romolo uccide Remo, e perché. ..»
È la domanda che rivolge al Professore - conclusa tra gli applausi la lezione dell'archeologo, intitolata "21 aprile dell'anno 753 a.C." - la vocina esile ma sicura di una bambina. Lei, miracolosamente, ce l'ha fatta ad entrare domenica mattina nella Sala Sinopoli dell'Auditorium, 1200 posti, 5000 persone fisicamente presenti ai piedi della scalinata, che speravano, tutte, di entrare. Quando sono arrivata io, ho visto tante belle faccette pulite di adolescenti, in giro per la cavea all'aperto ed ho pensato: chi sa come mai sono qui la mattina di domenica, sarà per il jazz... Ed invece no. Spiegava la situazione all'addetto stampa di Musica per Roma, Massimo Pasquini, una insegnante di Lettere del Liceo Mamiani, garbatamente esacerbata: «Ci avete mandato i depliant che annunciavano le nove lezioni di Storia all'Auditorium, le mie colleghe ed io abbiamo preparato i ragazzi facendogli fare anche delle tesine sugli argomenti proposti, ed ora metà delle classi sono riuscite ad entrare; metà no, insegnanti compresi...". Giovedì, mi fa sapere mentre scrivo Massimo Pasquini, saranno presi provvedimenti per regolare l'afflusso alle prossime lezioni: l'ipotesi è di far ritirare al pubblico, scuole comprese, un coupon di prenotazione e istituire, per tutti, anche per gli studenti, un biglietto a pagamento minimo, due euro. Intanto la lezione di Andrea Carandini è sul sito www. laterza.it. Giuseppe Laterza, insieme a Musica per Roma, è l'ideatore del programma - e sarà trasmessa integralmente da RaiSat Premium. Ma torniamo alla bambina che domanda se davvero Romolo ha ucciso Remo, e si vede che l'idea la rende triste... Allora, affettuosamente, il Professore dice che Romolo non avrebbe potuto non farlo: e fa proiettare la diapositiva con lo "Specchio di Bolsena", per spiegarsi meglio: «Vedi Romolo e Remo, la lupa li allatta, i due gemelli si danno la schiena... Ma Remo, quello a sinistra, guarda alla figura del Fauno, che è qualcosa di selvaggio, di barbarico... Invece Romolo guarda verso il re Latino, che per primo raccolse in una comunità civile le popolazioni albane...» E conclude. «Remo esprimeva qualcosa di inconciliabile con la nozione del sacro e del limite, e quando Romolo, con i suoi compagni, traccia il solco sul Palatino e comincia a costruire le prime mura dell'Urbe, lui lo sbeffeggia e scavalca il muro... Il gesto sacrilego non può non essere punito....Questo significa che Roma non nasce selvaggia ma è subito Urbe, una città civile che vivrà in un equilibrio di regole... Infatti l'esortazione che il popolo, il Comitium, lanciava alla fine delle assemblee, rivolgendosi al suo antico Re era: «Re, vigila!» Applausi.