Corriere della Sera 8.3.08
A casa dell'Imperatore
Nell'abitazione di Ottaviano restituita al suo splendore il mito dei Trionfi Romani e il fascino del Rosso Pompeiano
di Paolo Conti
Il pendio del Palatino accompagna lo sguardo fino alla cupola di San Pietro, che nella prospettiva del panorama viene preceduta dalla doppia vela del Tempio maggiore israelitico, lì a un passo sul lungotevere. L'erba profuma d'amaro, è il carattere rude dell'antico agro romano. Lì sotto c'è lo stretto varco del Lupercale. Qui una porta a vetri si apre sullo scrigno delle meraviglie: la Casa di Augusto, costruita quando il trono era lontano e si trattava dell'abitazione di Ottaviano, figlio adottivo ed erede di Giulio Cesare. Si comincia dalla rampa e bisogna liberare le scarpe dal fango prima di affrontare la visita.
Il timbro cromatico più forte è il Rosso Pompeiano, vivissimo e ignaro dei secoli passati. E poi uccellini, vasi, festoni vegetali, un tripudio di aeree colonnette. Sulla volta, stucchi candidi e pitture dove compare l'azzurro cobalto, il viola. Roma assorbe e rielabora tutto: sono già le «grottesche» care al Rinascimento. Le radici sono qui, nella terra del Palatino. E il tempo non ha alterato il loro splendore.
Poi ecco lo Studiolo, un miracolo di gusto egizio-alessandrino. Accanto ancora, la Stanza delle Maschere (la spettacolare vivacità di una scena teatrale ellenistica), il Locale delle Prospettive (indimenticabili i vasi di vetro pieni di frutta), la Stanza dei Festoni di Pino (con i leggerissimi finti porticati).
Una meraviglia che torna a disposizione dei visitatori, anche se la Casa di Augusto non tollererà più di cinque persone a turno (niente visite guidate, occorrerà mettersi pazientemente in fila e civilmente attendere). La restituzione della Casa di Augusto alle visite è il pezzo più pregiato della riorganizzazione dell'Area archeologica centrale di Roma che ruota su due perni. Cioè il mito del Trionfo Romano. E il carattere opulento del Rosso Pompeiano, che ha segnato il gusto pittorico di un'intera civiltà affascinando per secoli i posteri e diventando un inevitabile riferimento.
I Trionfi Romani è il titolo della mostra organizzata al Colosseo dal 5 marzo al 14 settembre dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici romani: i simboli e l'inconfondibile identità di un rito fondamentale per Roma.
Rosso Pompeiano è la fortunata rassegna allestita nella sede di palazzo Massimo del Museo nazionale romano, prorogata all'1 giugno, un completo panorama della decorazione pittorica nelle collezioni archeologiche di Napoli e di Pompei. Quello stesso Rosso che caratterizza la straordinaria Casa di Augusto.
Il Trionfo Romano ci riconduce alla Via Sacra, al tratto compreso tra l'Arco di Costantino e quelli successivi, di Tito e di Settimio Severo. Qui approdiamo all'operazione legata all'Area archeologica centrale di Roma. Dal 10 marzo l'ingresso ai Fori romani non sarà più gratuito. Nasce il biglietto unico per Colosseo-Palatino-Foro Romano. La Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma da tempo segnalava problemi di conservazione e di vigilanza. Spiega il soprintendente Angelo Bottini: «Con l'apertura gratuita la Via Sacra si era trasformata in uno spazio pubblico dov'era impossibile controllare ingressi ed uscite. Per ovvi motivi di sicurezza, siamo stati costretti a chiudere tutte le aree a destra e a sinistra della Via Sacra e di Piazza del Foro. Per non dire dei segnali di usura e degrado. Diciamo che la gratuità ha provocato una drastica riduzione della visibilità del complesso». Fino alla decisione di tornare al pagamento, affidando all'Electa la biglietteria, distribuendo con diversi criteri il personale. Così si potrà ammirare di nuovo, nei prossimi tempi, il Tempio di Romolo, l'Oratorio dei Quaranta Martiri, la Casa delle Vestali, Santa Maria Antiqua. L'area verrà presto spiegata da esaurienti didascalie, che adesso mancano.
Ancora Bottini: «Potremmo aprire ancora e di più ma purtroppo ci mancano i numeri, abbiamo grossi problemi di personale: parliamo di tesori che vanno vigilati a vista. Ma qui il problema diventa più politico che tecnico».
Intanto una mano arriva da Maratonarte, la raccolta di fondi per i restauri organizzata dalla Rai col ministero per i beni e le attività culturali che ha assicurato 400 mila euro per sostenere i lavori di ripristino e consolidamento della Casa di Augusto. Il solo World Monuments Fund ne ha stanziati 300 mila. Un incentivo all'ottimismo per il nostro retaggio culturale, così ricco di beni e tanto povero di risorse.
A casa dell'Imperatore
Nell'abitazione di Ottaviano restituita al suo splendore il mito dei Trionfi Romani e il fascino del Rosso Pompeiano
di Paolo Conti
Il pendio del Palatino accompagna lo sguardo fino alla cupola di San Pietro, che nella prospettiva del panorama viene preceduta dalla doppia vela del Tempio maggiore israelitico, lì a un passo sul lungotevere. L'erba profuma d'amaro, è il carattere rude dell'antico agro romano. Lì sotto c'è lo stretto varco del Lupercale. Qui una porta a vetri si apre sullo scrigno delle meraviglie: la Casa di Augusto, costruita quando il trono era lontano e si trattava dell'abitazione di Ottaviano, figlio adottivo ed erede di Giulio Cesare. Si comincia dalla rampa e bisogna liberare le scarpe dal fango prima di affrontare la visita.
Il timbro cromatico più forte è il Rosso Pompeiano, vivissimo e ignaro dei secoli passati. E poi uccellini, vasi, festoni vegetali, un tripudio di aeree colonnette. Sulla volta, stucchi candidi e pitture dove compare l'azzurro cobalto, il viola. Roma assorbe e rielabora tutto: sono già le «grottesche» care al Rinascimento. Le radici sono qui, nella terra del Palatino. E il tempo non ha alterato il loro splendore.
Poi ecco lo Studiolo, un miracolo di gusto egizio-alessandrino. Accanto ancora, la Stanza delle Maschere (la spettacolare vivacità di una scena teatrale ellenistica), il Locale delle Prospettive (indimenticabili i vasi di vetro pieni di frutta), la Stanza dei Festoni di Pino (con i leggerissimi finti porticati).
Una meraviglia che torna a disposizione dei visitatori, anche se la Casa di Augusto non tollererà più di cinque persone a turno (niente visite guidate, occorrerà mettersi pazientemente in fila e civilmente attendere). La restituzione della Casa di Augusto alle visite è il pezzo più pregiato della riorganizzazione dell'Area archeologica centrale di Roma che ruota su due perni. Cioè il mito del Trionfo Romano. E il carattere opulento del Rosso Pompeiano, che ha segnato il gusto pittorico di un'intera civiltà affascinando per secoli i posteri e diventando un inevitabile riferimento.
I Trionfi Romani è il titolo della mostra organizzata al Colosseo dal 5 marzo al 14 settembre dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici romani: i simboli e l'inconfondibile identità di un rito fondamentale per Roma.
Rosso Pompeiano è la fortunata rassegna allestita nella sede di palazzo Massimo del Museo nazionale romano, prorogata all'1 giugno, un completo panorama della decorazione pittorica nelle collezioni archeologiche di Napoli e di Pompei. Quello stesso Rosso che caratterizza la straordinaria Casa di Augusto.
Il Trionfo Romano ci riconduce alla Via Sacra, al tratto compreso tra l'Arco di Costantino e quelli successivi, di Tito e di Settimio Severo. Qui approdiamo all'operazione legata all'Area archeologica centrale di Roma. Dal 10 marzo l'ingresso ai Fori romani non sarà più gratuito. Nasce il biglietto unico per Colosseo-Palatino-Foro Romano. La Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma da tempo segnalava problemi di conservazione e di vigilanza. Spiega il soprintendente Angelo Bottini: «Con l'apertura gratuita la Via Sacra si era trasformata in uno spazio pubblico dov'era impossibile controllare ingressi ed uscite. Per ovvi motivi di sicurezza, siamo stati costretti a chiudere tutte le aree a destra e a sinistra della Via Sacra e di Piazza del Foro. Per non dire dei segnali di usura e degrado. Diciamo che la gratuità ha provocato una drastica riduzione della visibilità del complesso». Fino alla decisione di tornare al pagamento, affidando all'Electa la biglietteria, distribuendo con diversi criteri il personale. Così si potrà ammirare di nuovo, nei prossimi tempi, il Tempio di Romolo, l'Oratorio dei Quaranta Martiri, la Casa delle Vestali, Santa Maria Antiqua. L'area verrà presto spiegata da esaurienti didascalie, che adesso mancano.
Ancora Bottini: «Potremmo aprire ancora e di più ma purtroppo ci mancano i numeri, abbiamo grossi problemi di personale: parliamo di tesori che vanno vigilati a vista. Ma qui il problema diventa più politico che tecnico».
Intanto una mano arriva da Maratonarte, la raccolta di fondi per i restauri organizzata dalla Rai col ministero per i beni e le attività culturali che ha assicurato 400 mila euro per sostenere i lavori di ripristino e consolidamento della Casa di Augusto. Il solo World Monuments Fund ne ha stanziati 300 mila. Un incentivo all'ottimismo per il nostro retaggio culturale, così ricco di beni e tanto povero di risorse.