Fonte Nuova. Riaffiora un'ara romana
GIUSEPPE GRIFEO
il Tempo cronaca Roma, 24-FEBBBRAIO-2006
L'eccezionale ritrovamento durante gli scavi in un cantiere Telecom
UN ANTICO altare in marmo d'epoca romana è emerso in un cantiere Telecom all'incrocio fra la Nomentana e via di Salvatoretto. Il reperto ha rischiato di rimanere sepolto sotto terra e comunque è stato danneggiato da una ruspa. Solo l'intervento dell'archeologo Eugenio Moscetti, ispettore onorario della Soprintendenza archeologica del Lazio e direttore dell'Antiquarium di Guidonia Montecelio, ha permesso il blocco dello scempio. «Alla Soprintendenzanon era stato comunicato nulla sui lavori. Nello-stesso punto, in precedenti interventi di Enel e Àcea eravamo stati informati — dice Moscetti — Se avessimo saputo, avremmo provveduto a ispezionare il luogo e, ravvisandone la necessità, avremmo chiesto la presenza di un archeologo nel cantiere. Invece, ho trovato i lavori già iniziati. Quindi mi ero riproposto di passare periodicarnente per monitorare la situazione. Ieri ho visto alcuni frammenti di marmo, mi sono avvicinato e ho capito subito cosa stava accadendo». I resti dell'ara romana in marmo bianco erano circondati dai cavi di precedenti lavori, segno che sia Enel che Àcea avevano già rinvenuto il reperto. Ieri però, i tecnici della società che opera in subappalto per Telecom, dovevano trovare spazio per altri cavi. Con una ruspa hanno spezzato l'altare per creare un canale dove far passare il materiale.
«Ho subito prelevato alcuni frammenti con un'iscrizione di pregevole fattura. Avevo paura che sparissero - continua l'archeologo - il cantiere è stato bloccato. Fra oggi e domani dovremo disseppellire completamente l'ara. Sarà un compito difficile, da fare, a mani nude proprio per la presenza di cavi elettrici intorno. Da quello che ho potuto appurare, non è un'ara sepolcrale: mancano elementi tipici, come le brocche solitamente rappresentate ai lati. È quasi sicuramente di tipo votivo, alta circa 1,70 metri. Vedremo cosa riporta sul lato rivolto verso terra».
«A Roma sui rinvenimenti si va con i piedi di piombo, mentre nell'interland pensano di essere in terra di conquista - conclude Moscetti - » già difficile controllare una realtà come questa dove la gente non parla, dove sotto gli abitati sarà rimasto un mondo di reperti, dove si costruisce abusivamente anche se si ha la possibilità di avere i permessi. Ma non va proprio che ci si mettano anche le grandi aziende di servizi pubblici».
GIUSEPPE GRIFEO
il Tempo cronaca Roma, 24-FEBBBRAIO-2006
L'eccezionale ritrovamento durante gli scavi in un cantiere Telecom
UN ANTICO altare in marmo d'epoca romana è emerso in un cantiere Telecom all'incrocio fra la Nomentana e via di Salvatoretto. Il reperto ha rischiato di rimanere sepolto sotto terra e comunque è stato danneggiato da una ruspa. Solo l'intervento dell'archeologo Eugenio Moscetti, ispettore onorario della Soprintendenza archeologica del Lazio e direttore dell'Antiquarium di Guidonia Montecelio, ha permesso il blocco dello scempio. «Alla Soprintendenzanon era stato comunicato nulla sui lavori. Nello-stesso punto, in precedenti interventi di Enel e Àcea eravamo stati informati — dice Moscetti — Se avessimo saputo, avremmo provveduto a ispezionare il luogo e, ravvisandone la necessità, avremmo chiesto la presenza di un archeologo nel cantiere. Invece, ho trovato i lavori già iniziati. Quindi mi ero riproposto di passare periodicarnente per monitorare la situazione. Ieri ho visto alcuni frammenti di marmo, mi sono avvicinato e ho capito subito cosa stava accadendo». I resti dell'ara romana in marmo bianco erano circondati dai cavi di precedenti lavori, segno che sia Enel che Àcea avevano già rinvenuto il reperto. Ieri però, i tecnici della società che opera in subappalto per Telecom, dovevano trovare spazio per altri cavi. Con una ruspa hanno spezzato l'altare per creare un canale dove far passare il materiale.
«Ho subito prelevato alcuni frammenti con un'iscrizione di pregevole fattura. Avevo paura che sparissero - continua l'archeologo - il cantiere è stato bloccato. Fra oggi e domani dovremo disseppellire completamente l'ara. Sarà un compito difficile, da fare, a mani nude proprio per la presenza di cavi elettrici intorno. Da quello che ho potuto appurare, non è un'ara sepolcrale: mancano elementi tipici, come le brocche solitamente rappresentate ai lati. È quasi sicuramente di tipo votivo, alta circa 1,70 metri. Vedremo cosa riporta sul lato rivolto verso terra».
«A Roma sui rinvenimenti si va con i piedi di piombo, mentre nell'interland pensano di essere in terra di conquista - conclude Moscetti - » già difficile controllare una realtà come questa dove la gente non parla, dove sotto gli abitati sarà rimasto un mondo di reperti, dove si costruisce abusivamente anche se si ha la possibilità di avere i permessi. Ma non va proprio che ci si mettano anche le grandi aziende di servizi pubblici».