Lauretta Colonnelli
CORRIERE DELLA SERA 04/02/2006
ROMA — Quando sono affiorati dal terreno i primi gradini in marmo di una scala monumentale e, poco dopo, sul fianco destro della scala, il dorso di una sfinge lunga quasi tre metri e ancora poggiata sul basamento, Zaccaria Mari è stato travolto dall'emozione.
L'archeologo della soprintendenza del Lazio, che dal novembre scorso dirige una campagna di scavi a Villa Adriana, non sapeva dell'esistenza del propileo, che non compare neppure nella celebre pianta di Villa Adriana disegnata dall'architetto Piranesi nel 1781. Il che fa supporre che non sia mai stato scavato nel passato, mentre è noto fin dal 1500 il «Complesso della Palestra», così chiamato all'epoca dall'architetto Pirro Ligorio quando vennero alla luce alcune statue di atleti e due cortili cinti da portici ad archi che facevano pensare a un edificio dedicato allo sport. È proprio nel cuore di questo complesso, finora chiuso al pubblico, che Mari ha deciso di approfondire le indagini. Convinto che l'ipotesi
della palestra non fosse poi cosi fondata. E i ritrovamenti di ieri potrebbero demolirla definitivamente. «La grande scala e i ricchi pavimenti in marmo che abbiamo riportato alla luce nei giorni precedenti — osserva l'archeologo — fanno supporre che non si tratti di una palestra, ma di un ambiente legato alla corte imperiale». Una possibilità avvalorata dalla ricchezza di materiali che gli operai hanno trovato mentre scendevano verso ì gradini: dai resti di affreschi ai frammenti di colonne e capitelli. Ma anche il tronco di una statua e una gigantesca maschera teatrale, entrambe in marmo bianco. I lavori, che sono finanziati per 3 milioni e 250 mila euro con i fondi Arcus dai ministeri delle Infrastrutture e Trasporti e dei Beni culturali, proseguiranno fino al 2008. Per ora si cercano gli altri gradini. «Ne sono emersi una quindicina — informa Mari — ma dovrebbero essercene molti di più». Sono larghi otto metri e mezzo e compongono una scala dalla doppia rampa sulla quale si innalzano splendidi pilastri rivestiti di marmo di vari colori, che dovevano recare al centro due sontuose colonne. Alla fine, la scala verrà restaurata e potrebbe essere di nuovo usata come accesso alla Villa Adriana, scopo per cui fu costruita intorno al 125-130 d.C.
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nella foto del nostro archivio: Angolo di Villa Adriana
CORRIERE DELLA SERA 04/02/2006
ROMA — Quando sono affiorati dal terreno i primi gradini in marmo di una scala monumentale e, poco dopo, sul fianco destro della scala, il dorso di una sfinge lunga quasi tre metri e ancora poggiata sul basamento, Zaccaria Mari è stato travolto dall'emozione.
L'archeologo della soprintendenza del Lazio, che dal novembre scorso dirige una campagna di scavi a Villa Adriana, non sapeva dell'esistenza del propileo, che non compare neppure nella celebre pianta di Villa Adriana disegnata dall'architetto Piranesi nel 1781. Il che fa supporre che non sia mai stato scavato nel passato, mentre è noto fin dal 1500 il «Complesso della Palestra», così chiamato all'epoca dall'architetto Pirro Ligorio quando vennero alla luce alcune statue di atleti e due cortili cinti da portici ad archi che facevano pensare a un edificio dedicato allo sport. È proprio nel cuore di questo complesso, finora chiuso al pubblico, che Mari ha deciso di approfondire le indagini. Convinto che l'ipotesi
della palestra non fosse poi cosi fondata. E i ritrovamenti di ieri potrebbero demolirla definitivamente. «La grande scala e i ricchi pavimenti in marmo che abbiamo riportato alla luce nei giorni precedenti — osserva l'archeologo — fanno supporre che non si tratti di una palestra, ma di un ambiente legato alla corte imperiale». Una possibilità avvalorata dalla ricchezza di materiali che gli operai hanno trovato mentre scendevano verso ì gradini: dai resti di affreschi ai frammenti di colonne e capitelli. Ma anche il tronco di una statua e una gigantesca maschera teatrale, entrambe in marmo bianco. I lavori, che sono finanziati per 3 milioni e 250 mila euro con i fondi Arcus dai ministeri delle Infrastrutture e Trasporti e dei Beni culturali, proseguiranno fino al 2008. Per ora si cercano gli altri gradini. «Ne sono emersi una quindicina — informa Mari — ma dovrebbero essercene molti di più». Sono larghi otto metri e mezzo e compongono una scala dalla doppia rampa sulla quale si innalzano splendidi pilastri rivestiti di marmo di vari colori, che dovevano recare al centro due sontuose colonne. Alla fine, la scala verrà restaurata e potrebbe essere di nuovo usata come accesso alla Villa Adriana, scopo per cui fu costruita intorno al 125-130 d.C.
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nella foto del nostro archivio: Angolo di Villa Adriana