mercoledì 16 dicembre 2009

Diocleziano, quelle Terme aperte a metà

Diocleziano, quelle Terme aperte a metà
Paolo Brogi
Corriere della Sera, 20/12/2005

Finalmente si progetta come recuperare le zone chiuse da anni del Museo delle Terme di Diocleziano. «Aule» alte 25 metri, come Massenzio, piene di magnifici sarcofagi. Più il cinquecentesco chiostro Ludovisi...
Il grande spreco è proprio all'ingresso di Roma.
Un libro compilato con amore e dedizione dall'archeologa Maria Antonietta Tomei e dall'architetto Marina Magnani, della direzione del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, affronta il problema. E ne propone una soluzione: restaurare e riaprire al pubblico ciò che giace chiuso e abbandonato nelle grandiose Terme di Diocleziano. È un secondo museo, l'altra metà se non di più di quello attualmente aperto, chiamiamola la metà oscura. Servono soldi, naturalmente, per riaprire. Con coraggio Tomei e Magnani, sostenute dal sovrintendente Bottini, dicono: «Troviamoli... Facciamo se necessario un Project financing... cerchiamo sponsor... mettiamoci quel che possiamo dei nostri soldi... ma insomma riapriamo».
Di che parlano? Degli spazi off limits del Museo, una meraviglia piena di mistero e di potenzialità. Entrarci è un'emozione. Sono chiuse al pubblico le 14 grandi, grandissime «Aule» che in anni lontani hanno ospitato esposizioni e mostre, per poi cadere in un lungo oblio da cui non sembrano più in grado di riemergere. Solo come pavimentazione si superano i 2500 metri quadri. Ma la vera bellezza è in altezza, in metri cubi. Non a caso qui dentro Rodolfo Lanciani organizzò nell'Italietta del 1911 la grande esposizione che permise di numerare le Aule, numerazione che ancora resiste sulle altissime murature di laterizi. E ora?
Il Museo nazionale romano che è aperto al pubblico resiste dal 1889 abbarbicato nelle sale prospicienti il bellissimo «Giardino dei Cinquecento» dirimpettaio della Stazione Termini e di tutta quella serie di bancarelle che costellano il marciapiede antistante. Immette, dopo la visita al suo vastissimo dipartimento epigrafico (la più grande raccolta di epigrafi romane ma anche greche che ci sia al mondo, con quindicimila «pezzi» di straordinario rilievo) e alla sezione della Protostoria romana, nel Chiostro di Michelangelo, una passeggiata nel silenzio di centinaia di reperti allineati sotto i portici come «edicole», statue, erme. È ciò che resta di patrimonio dopo la fuoriuscita di molte opere che sono state trasferite a Palazzo Altemps (la collezione Ludovisi) o al vicino Palazzo Massimo.
Sembra già molto, eppure non lo è appena si schiudono le porte di tutto ciò che è oggi off limits. Basta farsi aprire la porta che immette nel secondo Chiostro del Museo, il Chiostro Ludovisi, che giace chiuso e in precarie condizioni (salvo il tetto a capriate rifatto da poco tempo) accanto al chiostro maggiore michelangiolesco. Lì le pareti mostrano le iniezioni nere di cemento, i vetri rotti indicano il cielo, tutta la struttura cinquecentesca mostra ciò che questo luogo potrebbe diventare insieme al primo piano che per le progettiste potrebbe ospitare in futuro uno spazio espositivo di migliaia di oggetti oggi chiusi nei depositi. «Ci riferiamo agli instrumenta domestica - dicono Tornei e Magnani - Le suppellettili della vita quotidiana romana, vetri, lucerne, piatti, bronzi, bronzetti, gioielli ma anche arnesi da lavoro. Trabocchiamo di materiali non esposti. Nel solo caveau di Palazzo Massimo sono stati trasferiti ben 55.000 frammenti...».
Ma la meraviglia è subito dopo, nelle «Aule», che fanno parte della struttura originaria ideata per le più grandi Tenne dell'antichità, i bagni di Diocleziano sorti tra il 298 e il 306 dell'era volga re. L'ingresso oggi è alla rovescia, rispetto alla numerazione ideata nel 1911. Si parte dall'aula XI e si va verso la I, passando per ciò che resta della «natatio», la grandiosa piscina in cui si dice entrassero anche tremila romani insieme. Alla prima occhiata si capisce subito perché queste Terme, che erano state progettate con i lati di quasi 400 metri di lunghezza, siano state considerate un portento fin dall'antichità affascinando poi generazioni di artisti, dal Petrarca che in una famosa lettera (Epistole familiari) se ne mostra totalmente affascinato al Bramante, ai Sangallo, al Peruzzi, ad Andrea Palladio. «Queste aule possono diventare un museo di se stesse», sostengono convinte Tomei e Magnani indicando tutto ciò che è già incredibilmente disseminato da una sezione all'altra fino alla grande distesa di sarcofagi che riempiono l'aula I (uno mostra un incredibile e struggente giovinetto finemente adagiato con le gambe intrecciate e una veste ondulata che lo accarezza, mentre alla sua mano si avvicina minaccioso un serpentello marmoreo).
L'aula XI, forse la più maestosa, è lunga una quarantina di metri, l'altezza è di 25. Vicino c'è l'Aula IX, a cielo aperto, e due esedre contrapposte. La IV contiene ancora un tempietto tetrastilo corinzio di Torrenova, del II secolo d.C. La VI mostra la riproduzione altissima in gesso della porta del tempio di Roma ed Augusto ad Ancyra (l'Ankara turca di oggi). Fuori ci sono le piscine, poi il percorso torna al coperto. Sembra incredibile che tutto ciò non possa essere messo a frutto.
Eppure lo spreco è lì, alla porta d'ingresso della città, «Il nostro progetto è diviso per lotti e settori - spiegano Tomei e Magnani -. Per il primo triennio abbiamo previsto una spesa di 25 milioni di euro. Ma con quel che qui ne potrebbe venir fuori, la città e tutto il paese potrebbero essere arricchiti di uno spazio museale nuovo di straordinario potere suggestivo. In questo luogo non è difficile pensare alla nascita di grandi eventi culturali...». Più in là ci sono già recuperate le aule olearie, sotto l'ex Magistero, e poi l'Aula Ottagona, separata dal resto da via Cernaia, una ferita introdotta nel 1878. Da qualche giorno il progetto di recupero delle Tenne è nelle mani del sovrintendente Angelo Bottini. Le sue prime parole sono state: «Fantastico. Ma ora bisogna trovare il modo di farlo diventare realtà...».
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nota al disegno, dal nostro archivio: Vestigie delle Terme Diocleziane