«Indagare sui mosaici sotterrati a Villa Manzoni»
Marco Morello
il Giornale ed. Roma, 28 ottobre 2008
Almeno non potranno appellarsi a un generico errore di vantazione. Insieme con la colpa c'è pure una punta di dolo. I kazaki, infatti, hanno capito subito l'importanza storica delle ricchezze nascoste nel sottosuolo di Villa Manzoni, diventata di loro proprietà dopo il generoso gesto di Walter Veltroni. L'ambasciatore Almaz Khamzayev, in una lettera recapitata poche settimane fa al XX municipio, scriveva: «Nel corso di scavi sono state ritrovate le nuove parti della nota villa imperiale di Lucio Vero con le pavimentazioni a mosaico». E, subito dopo, aggiungeva che quei reperti sono «di valore inestimabile per la civiltà italiana e mondiale». Nonostante questa consapevolezza, vergata nero su bianco in un documento ufficiale (protocollo 31-542), la decisione è stata quella di sotterrare tutto, anziché pensare a strategie comuni per mettere quel patrimonio a disposizione dei cittadini e degli studiosi. La giunta di centrosinistra, pe run misto di miopia e artificiosa benevolenza, non ha esercitato il diritto di prelazione su un bene che era doveroso lasciare in mani pubbliche: «La scorsa amministrazione ha condotto l'intera operazione in maniera poco trasparente, senza coinvolgerci mai nonostante le nostre insistenze», ricorda Marco Daniele Clarke, assessore ai Lavori pubblici del XX municipio, che rilancia: «Restiamo alla finestra per capire se avremo il parco pubblico che ci è stato promesso. Era la condizione inserita nell'accordo di cessione con il Kazakistan, ma al momento non abbiamo nessuna garanzia in merito». Sulla vicenda è intervenuto anche Luigi Camilloni, presidente dell'Osservatorio Sociale: «È semplicemente vergognoso - dice - il fatto che continuino gli scempi in un'area di grande interesse nazionale come quella archeologica del Parco regionale di Veio ed è per questo motivo che tutta la vicenda di Villa Manzoni, compreso il mancato esercizio del diritto di prelazione, meriterebbe l'apertura di un'indagine da parte della magistratura». Camilloni non si ferma qui: «È una situazione a dir poco scandalosa, visto che nel sottosuolo potrebbe esserci anche dell'altro ed è alla luce di questa grave e vergognosa vicenda che ho chiesto al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi l'invio degli ispettori della Sovrintendenza». «Siamo senza parole», ripetono i residenti del quartiere Tomba di Nerone, che ieri mattina hanno commentato con amarezza la notizia. «Già mi era parso inaccettabile che la vecchia amministrazione l'avesse ceduta a un paese estero. Sapere di questi ritrovamenti e del trattamento che gli stanno riservando, mi fa sentire impotente», commenta Alessan-dra, insegnate elementare di 44 anni, mentre aspetta l'autobus proprio davanti al cancello di Villa Manzoni.
Marco Morello
il Giornale ed. Roma, 28 ottobre 2008
Almeno non potranno appellarsi a un generico errore di vantazione. Insieme con la colpa c'è pure una punta di dolo. I kazaki, infatti, hanno capito subito l'importanza storica delle ricchezze nascoste nel sottosuolo di Villa Manzoni, diventata di loro proprietà dopo il generoso gesto di Walter Veltroni. L'ambasciatore Almaz Khamzayev, in una lettera recapitata poche settimane fa al XX municipio, scriveva: «Nel corso di scavi sono state ritrovate le nuove parti della nota villa imperiale di Lucio Vero con le pavimentazioni a mosaico». E, subito dopo, aggiungeva che quei reperti sono «di valore inestimabile per la civiltà italiana e mondiale». Nonostante questa consapevolezza, vergata nero su bianco in un documento ufficiale (protocollo 31-542), la decisione è stata quella di sotterrare tutto, anziché pensare a strategie comuni per mettere quel patrimonio a disposizione dei cittadini e degli studiosi. La giunta di centrosinistra, pe run misto di miopia e artificiosa benevolenza, non ha esercitato il diritto di prelazione su un bene che era doveroso lasciare in mani pubbliche: «La scorsa amministrazione ha condotto l'intera operazione in maniera poco trasparente, senza coinvolgerci mai nonostante le nostre insistenze», ricorda Marco Daniele Clarke, assessore ai Lavori pubblici del XX municipio, che rilancia: «Restiamo alla finestra per capire se avremo il parco pubblico che ci è stato promesso. Era la condizione inserita nell'accordo di cessione con il Kazakistan, ma al momento non abbiamo nessuna garanzia in merito». Sulla vicenda è intervenuto anche Luigi Camilloni, presidente dell'Osservatorio Sociale: «È semplicemente vergognoso - dice - il fatto che continuino gli scempi in un'area di grande interesse nazionale come quella archeologica del Parco regionale di Veio ed è per questo motivo che tutta la vicenda di Villa Manzoni, compreso il mancato esercizio del diritto di prelazione, meriterebbe l'apertura di un'indagine da parte della magistratura». Camilloni non si ferma qui: «È una situazione a dir poco scandalosa, visto che nel sottosuolo potrebbe esserci anche dell'altro ed è alla luce di questa grave e vergognosa vicenda che ho chiesto al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi l'invio degli ispettori della Sovrintendenza». «Siamo senza parole», ripetono i residenti del quartiere Tomba di Nerone, che ieri mattina hanno commentato con amarezza la notizia. «Già mi era parso inaccettabile che la vecchia amministrazione l'avesse ceduta a un paese estero. Sapere di questi ritrovamenti e del trattamento che gli stanno riservando, mi fa sentire impotente», commenta Alessan-dra, insegnate elementare di 44 anni, mentre aspetta l'autobus proprio davanti al cancello di Villa Manzoni.