CHIAVENNA - Difesa del patrimonio. Firme per le antiche mura romane e Soprintendenza di nuovo sul posto
08/10/2008 - LA PROVINCIA DI SONDRIO
Alcuni cittadini lanciano una proposta: «Niente casa privata ma un parco pubblico»
Raccolta di firme per la difesa del patrimonio archeologico di Chiavenna. Si intitola così la sottoscrizione lanciata in questi giorni da un gruppo di chiavennaschi. Una petizione rivolta alla Sovrintendenza per il beni archeologici, a quelle per i beni architettonici e, ma qui probabilmente i firmatari intendevano sensibilizzare il movimento delle Città Slow al quale Chiavenna aderisce ancora, Slowfood.
Tema, ovviamente i ritrovamenti archeologici in due aree del centro storico della città. Precisamente le mura romane dell'area ex tennis di via Picchi e quelle sforzesche dell'ex Enel di via don Guanella. «Siamo un gruppo di cittadini ? si legge nel testo ? che esprime la propria perplessità di fronte al silenzio ?assordante? di enti locali, associazioni storiche benemerite, storici, intellettuali, sulla vicenda dei ritrovamenti archeologici dell'area ex tennis presso piazza Castello e di quelli, forse meno significativi, dell'area ex Enel. Ci domandiamo se la cittadinanza, le sue istituzioni e le sue rappresentanze sociali e culturali non abbiano valutazioni ed idee da esprimere su reperti tanto importanti».
La lettera, insomma, si rivolge soprattutto ai chiavennaschi per rompere la cortina di silenzio. «Non è una scoperta casuale ? continua la petizione. Chiunque conosca solo un po' la nostra storia si immaginava, sapeva, che lì sotto c'era qualcosa della Chiavenna medioevale o addirittura romana. Il terreno è sempre stato vincolato per uso pubblico e bene sarebbe stato legarlo definitivamente al complesso del parco del Paradiso e del Castello».
Come noto l'area è interessata da un piano di intervento dei privati proprietari: «Da alcuni mesi sono iniziati gli scavi per la realizzazione di una casa di abitazione (con tutta la circospezione che la situazione ?delicata? richiede: non c'è un cartello che dica cosa si sta facendo. Non è obbligatorio esporlo?) Immediatamente sono venuti alla luce ritrovamenti e resti murari. Quello che si vede ora è un pezzo di città di cui è impossibile minimizzare il valore storico-archeologico, culturale e, perché no, turistico».
Secondo i firmatari «è stato colpevole e improvvido non muoversi in tempo utile per assicurare definitivamente quel terreno alla sua naturale destinazione e si è rilasciato autorizzazione per quei lavori, avviando un'operazione già bloccata anni fa. Evidentemente quella era la strada giusta. Ora bisogna tornare sui propri passi e trovare una soluzione per la valorizzazione di quel patrimonio, cercando un compromesso con la proprietà». Fin qui la petizione. Ieri, intanto, è avvenuto un nuovo sopralluogo della Sovrintendenza.
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08/10/2008 - LA PROVINCIA DI SONDRIO
Alcuni cittadini lanciano una proposta: «Niente casa privata ma un parco pubblico»
Raccolta di firme per la difesa del patrimonio archeologico di Chiavenna. Si intitola così la sottoscrizione lanciata in questi giorni da un gruppo di chiavennaschi. Una petizione rivolta alla Sovrintendenza per il beni archeologici, a quelle per i beni architettonici e, ma qui probabilmente i firmatari intendevano sensibilizzare il movimento delle Città Slow al quale Chiavenna aderisce ancora, Slowfood.
Tema, ovviamente i ritrovamenti archeologici in due aree del centro storico della città. Precisamente le mura romane dell'area ex tennis di via Picchi e quelle sforzesche dell'ex Enel di via don Guanella. «Siamo un gruppo di cittadini ? si legge nel testo ? che esprime la propria perplessità di fronte al silenzio ?assordante? di enti locali, associazioni storiche benemerite, storici, intellettuali, sulla vicenda dei ritrovamenti archeologici dell'area ex tennis presso piazza Castello e di quelli, forse meno significativi, dell'area ex Enel. Ci domandiamo se la cittadinanza, le sue istituzioni e le sue rappresentanze sociali e culturali non abbiano valutazioni ed idee da esprimere su reperti tanto importanti».
La lettera, insomma, si rivolge soprattutto ai chiavennaschi per rompere la cortina di silenzio. «Non è una scoperta casuale ? continua la petizione. Chiunque conosca solo un po' la nostra storia si immaginava, sapeva, che lì sotto c'era qualcosa della Chiavenna medioevale o addirittura romana. Il terreno è sempre stato vincolato per uso pubblico e bene sarebbe stato legarlo definitivamente al complesso del parco del Paradiso e del Castello».
Come noto l'area è interessata da un piano di intervento dei privati proprietari: «Da alcuni mesi sono iniziati gli scavi per la realizzazione di una casa di abitazione (con tutta la circospezione che la situazione ?delicata? richiede: non c'è un cartello che dica cosa si sta facendo. Non è obbligatorio esporlo?) Immediatamente sono venuti alla luce ritrovamenti e resti murari. Quello che si vede ora è un pezzo di città di cui è impossibile minimizzare il valore storico-archeologico, culturale e, perché no, turistico».
Secondo i firmatari «è stato colpevole e improvvido non muoversi in tempo utile per assicurare definitivamente quel terreno alla sua naturale destinazione e si è rilasciato autorizzazione per quei lavori, avviando un'operazione già bloccata anni fa. Evidentemente quella era la strada giusta. Ora bisogna tornare sui propri passi e trovare una soluzione per la valorizzazione di quel patrimonio, cercando un compromesso con la proprietà». Fin qui la petizione. Ieri, intanto, è avvenuto un nuovo sopralluogo della Sovrintendenza.
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