CAMPANIA - POZZUOLI: Lo stadio dei giochi dell’imperatore
Carlo Avvisati
08/10/2008 IL MATTINO
Pezzo su pezzo. Il gruppo di restauratori e archeologi guidati da Costanza Gialanella, ispettore responsabile dell’area di Pozzuoli per la Soprintendenza speciale Napoli-Pompei, ha tirato su letteralmente frammento su frammento lo stadio che l’imperatore Antonio Pio costruì per tenervi gli Eusebeia, i giochi quinquennali dedicati al padre adottivo Adriano, deceduto a Baia nel 138 dopo Cristo. Un lavoro durato più di tre anni e che venerdì alle 10 porterà all’apertura del sito archeologico, alla presenza del soprintendente, Pier Giovanni Guzzo, e del presidente della Regione, Antonio Bassolino. L’intervento di recupero per quello che in Italia era l’unico stadio esistente all’epoca - al netto dello Stadio domiziano a Roma - ha riguardato tutta la struttura. Particolare curioso è il lavoro di salvaguardia su quelle che duemila anni fa erano le linee dalle quali partivano i concorrenti che partecipavano ai giochi: gare che vedevano i partecipanti destreggiarsi essenzialmente nella musica e nella danza, senza peraltro disdegnare incontri di pugilato o gare di ginnastica. Insomma, tutto quanto era gioco e che era in grado di richiamare le competizioni che si svolgevano in strutture simili situate in Grecia e in Oriente, si svolgeva anche a Pozzuoli. Dello stadio di Antonio Pio si sa praticamente tutto. Il monumento venne realizzato rispettando i canoni tradizionali. Ovvero, era lungo trecento metri per settanta metri e la pianta aveva forma rettangolare. Uno dei lati brevi era curvo e l’altro, riservato alla partenza degli atleti, leggermente curvilineo. Accanto al complesso, che è stato recuperate in virtù di un progetto presentato dalla Regione, sono peraltro state acquisite anche le strutture, ancora sottoterra, di quella che era villa di Cicerone e dove appunto venne tumulato Adriano prima che i resti fossero in seguito traslati nel musoleo romano, l’attuale Castel Sant’Angelo. Tra ciò che resta della villa c’è anche un mausoleo laterizio con volta a crociera che è probabilmente proprio quello nel quale Adriano è stato seppellito. Accanto, poi, ci sono i grandi giardini che facevano parte della proprietà di Cicerone e che Antonio Pio ha potuto utilizzare per lo stadio perché sgomberi da strutture e edifici. Lo stadio, che venne realizzato in soli quattro anni, è stato attraversato a metà dalla via Domitiana, e tuttavia, a monte, risulta perfettamente conservato. L’ingresso nella struttura, fosse il più agevole possibile, avveniva attraverso un grande portico. Una volta entrati, gli spettatori andavano a occupare i posti disponibili. Così come per l’anfiteatro, anche per lo stadio di Antonio Pio c’era la possibilità di coprire la cavea con un velario che proteggeva gli spettatori dal sole cocente. La pista era in terra battuta e le prime gradinate, riservate alle personalità del luogo, erano in grossi blocchi di piperno. Su come fosse stata poi realizzato il resto della cavea, che era sostenuto da una serie di volte riempite di terra, non si hanno notizie sufficienti. L’accesso alla pista, non è stata ancora individuata, avveniva passando attraverso un varco monumentale a più fornici. Di questi ultimi è stato trovato soltanto quello settentrionale, realizzato con un sistema di blocchi di piperno, rivestiti e abbelliti con intonaco di colore chiaro. Tutta l’area della cavea, nei secoli, è stata oggetto di spoliazioni e ha subito numerosi crolli databili a una fase precedente l’eruzione di Montenuovo del 1538. Allora, i depositi eruttivi sigillarono buona parte del monumento. Adesso, il recupero.
Carlo Avvisati
08/10/2008 IL MATTINO
Pezzo su pezzo. Il gruppo di restauratori e archeologi guidati da Costanza Gialanella, ispettore responsabile dell’area di Pozzuoli per la Soprintendenza speciale Napoli-Pompei, ha tirato su letteralmente frammento su frammento lo stadio che l’imperatore Antonio Pio costruì per tenervi gli Eusebeia, i giochi quinquennali dedicati al padre adottivo Adriano, deceduto a Baia nel 138 dopo Cristo. Un lavoro durato più di tre anni e che venerdì alle 10 porterà all’apertura del sito archeologico, alla presenza del soprintendente, Pier Giovanni Guzzo, e del presidente della Regione, Antonio Bassolino. L’intervento di recupero per quello che in Italia era l’unico stadio esistente all’epoca - al netto dello Stadio domiziano a Roma - ha riguardato tutta la struttura. Particolare curioso è il lavoro di salvaguardia su quelle che duemila anni fa erano le linee dalle quali partivano i concorrenti che partecipavano ai giochi: gare che vedevano i partecipanti destreggiarsi essenzialmente nella musica e nella danza, senza peraltro disdegnare incontri di pugilato o gare di ginnastica. Insomma, tutto quanto era gioco e che era in grado di richiamare le competizioni che si svolgevano in strutture simili situate in Grecia e in Oriente, si svolgeva anche a Pozzuoli. Dello stadio di Antonio Pio si sa praticamente tutto. Il monumento venne realizzato rispettando i canoni tradizionali. Ovvero, era lungo trecento metri per settanta metri e la pianta aveva forma rettangolare. Uno dei lati brevi era curvo e l’altro, riservato alla partenza degli atleti, leggermente curvilineo. Accanto al complesso, che è stato recuperate in virtù di un progetto presentato dalla Regione, sono peraltro state acquisite anche le strutture, ancora sottoterra, di quella che era villa di Cicerone e dove appunto venne tumulato Adriano prima che i resti fossero in seguito traslati nel musoleo romano, l’attuale Castel Sant’Angelo. Tra ciò che resta della villa c’è anche un mausoleo laterizio con volta a crociera che è probabilmente proprio quello nel quale Adriano è stato seppellito. Accanto, poi, ci sono i grandi giardini che facevano parte della proprietà di Cicerone e che Antonio Pio ha potuto utilizzare per lo stadio perché sgomberi da strutture e edifici. Lo stadio, che venne realizzato in soli quattro anni, è stato attraversato a metà dalla via Domitiana, e tuttavia, a monte, risulta perfettamente conservato. L’ingresso nella struttura, fosse il più agevole possibile, avveniva attraverso un grande portico. Una volta entrati, gli spettatori andavano a occupare i posti disponibili. Così come per l’anfiteatro, anche per lo stadio di Antonio Pio c’era la possibilità di coprire la cavea con un velario che proteggeva gli spettatori dal sole cocente. La pista era in terra battuta e le prime gradinate, riservate alle personalità del luogo, erano in grossi blocchi di piperno. Su come fosse stata poi realizzato il resto della cavea, che era sostenuto da una serie di volte riempite di terra, non si hanno notizie sufficienti. L’accesso alla pista, non è stata ancora individuata, avveniva passando attraverso un varco monumentale a più fornici. Di questi ultimi è stato trovato soltanto quello settentrionale, realizzato con un sistema di blocchi di piperno, rivestiti e abbelliti con intonaco di colore chiaro. Tutta l’area della cavea, nei secoli, è stata oggetto di spoliazioni e ha subito numerosi crolli databili a una fase precedente l’eruzione di Montenuovo del 1538. Allora, i depositi eruttivi sigillarono buona parte del monumento. Adesso, il recupero.