Per le navi romane interventi a rilento
Fra. Me.
Sole 24ore – centro nord 24/11/2010
Servono altri 7 milioni per i restauri delle navi romane di Pisa, un'area archeologica unica nel suo genere. L'allarme è lanciato da Andrea Cammilli, responsabile del sito. È l'ennesima conferma delle poche risorse a disposizione dei beni culturali: appena 15 milioni l'anno in tutta l'area.
Una trentina di navi mercantili e da diporto di varie dimensioni risalenti all'epoca romana, rinvenute per caso nel 1998 durante i lavori di costruzione di un centro direzionale delle Ferrovie nei pressi di Pisa San Rossore. Un cimitero di scafi con oggetti relativi alla vita di bordo, alla navigazione e ai commerci, stratificati nel tempo, che offrono uno spaccato unico nel panorama dell'archeologia marina Anfore, vasi, monete, gioielli, pettini e calzature attualmente conservati all'interno del Cantiere delle navi antiche, in vista di una futura sistemazione nel Museo delle navi antiche. Ma quella che viene considerata la "Pompei del mare", una enciclopedia della navigazione di rilevanza internazionale, oggi rischia il degrado. Lo conferma Andrea Camilli, responsabile del sito archeologico tra i primi dieci più visitati in Europa: «Il cantiere è considerato di estrema importanza grazie allo straordinario livello di conservazione del legno e dei materiali. Collegato al cantiere è stato attrezzato un Centro di restauro del legno bagnato, tra i primi al mondo». Gli scali, accumulatisi nell'ambito divari eventi alluvionali dal II secolo a C. al VII secolo d. C., oggi vengono conservati a stento a causa della progressiva riduzione dei finanziamenti. I restauratori sono costretti a tenere ferme attrezzature da milioni di euro e si limitano al mantenimento dei materiali finora rinvenuti, evitandone in questo modo l'ulteriore deterioramento. In dodici anni le attività sono costate circa 12 milioni di euro: ne basterebbero altri 7,5 in cinque anni per il completamento degli scavi, attualmente bloccati a metà dell'opera «Grazie al consistente impegno della direzione regionale abbiamo mantenuto finanziamenti pari a 300mila euro l'anno, che tuttavia sono sufficienti solo al mantenimento "a fermo" delle strutture». Le navi, oramai allo scoperto, sono ulteriormente vulnerabili. Inoltre, il cantiere è situato nel punto più basso della piana pisana, luogo in cui si raccolgono tutte le acque in caso di alluvione.«L'anno scorso - sottolinea Cammilli - abbiamo speso oltre 200milaeuro per sopperire al disagio causato dalla pioggia, fondi che si sono dovuti sottrarre alla manutenzione». Il cantiere e i laboratori di restauro erano finora stati aperti al pubblico grazie a un percorso di visita in sicurezza: oggi sono chiusi a causa della mancanza di finanziamenti.