I marmi di Cascella. E riapre al pubblico l'Aula Ottagona
Edoardo Sassi
Corriere della Sera – Roma 17/12/2010
Ha vissuto 87 anni, protagonista di una militanza creativa durata ben oltre il mezzo secolo, fino a ritrovarsi riconosciuto tra i più grandi esponenti della statuaria italiana del Novecento. Fu, negli ultimi anni di vita (era nato a Pescara nel 1921, è scomparso nel 2oo8) anche presidente dell'Accademia di San Luca, nonché amico e sodale di artisti e letterati che ne apprezzarono l'opera in marmo, pietra e travertino, da Sebastian Matta a Raffaele Carrieri. Eppure, oggi, Pietro Cascella viene inevitabilmente, immediatamente e anche forse un po' ingiustamente, associato all'idea dello scultore-preferito-amico-personale del premier Silvio Berlusconi, e moltissimo anche del ministro Sandro Bondi, che proprio Cascella presentò per la prima volta al fondatore di Forza Italia. Prova ne sia che digitando su Google il nome di Cascella (Pietro, ché i Cascella furono e sono una dinastia di artisti da generazioni, a partire dal capostipite Basilio, campione di modernismo liberty, e fino al figlio e nipote di Pietro, Tommaso Cascella e Matteo Basile) le ricerche che vengono suggerite in automatico sono, nell'ordine: «Cascella Berlusconi», «Cascella scultore» e «Cascella mausoleo Berlusconi». Già, mausoleo. Perché come è noto Cascella, progettandolo dalla metà degli anni Ottanta, realizzò nei primi anni del decennio successivo il leggendario mausoleo funebre che si trova nel parco della villa di Arcore. E la tomba Berlusconi è uno dei 16 lavori esposti nella mostra retrospettiva dedicata allo scultore e inaugurata ieri nell'Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano. Ovviamente si tratta del bozzetto in travertino, 5o centimetri di altezza per 8o di lunghezza, anzi del «tappo» del mausoleo, che in quanto funebre, in originale è di enormi dimensioni e dotato di cripta ipogea. Titolo dell'opera, del 1986, «Volta celeste», in sintonia con il tema della mostra, intitolata «Pietro Cascella al Planetario: i segreti del cielo». La rassegna, a cura di Elena Pontiggia, riapre infatti ufficialmente al pubblico (e definitivamente, secondo quando detto ieri dai vertici del ministero peri Beni culturali, dopo lavori durati, a più riprese, molti anni e ora condotti a termine dalla Soprintendenza archeologica di Roma) uno dei gioielli antichi meno visti della città, l'Aula Ottagona appunto, celebre sede, dal 1928 al 1980, del Planetario di Roma, dove fu collocato lo storico proiettore Zeiss donato negli anni Trenta dalla Germania come parte dell'indennizzo per i danni della Prima Guerra. Straordinario ambiente, stratificato nei secoli (scendendo di qualche metro o dal pavimento in vetro si possono vedere resti di età tardo repubblicana e ambienti seicenteschi) l'Aula è parte del grandioso sistema termale voluto da Diocleziano nel III secolo, forse un'area di sosta tra la palestra e il calidarium oggi inglobato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. E là dove un tempo «lucean le stelle» artificiali, si fanno ora ammirare, fino al 20 marzo, i lavori del maestro abruzzese (in mostra anche un video sulla sua vita, di Eleonora Margnelli), con un elegante e scenografico allestimento circolare (ottima anche l'illuminazione) in cui il caratteristico tratto classico dello scultore ben dialoga con alcune sculture provenienti da antiche Terme ed esposte permanentemente nell'Aula, da secoli sovrastata dall'imponente cupola (23 metri di diametro) simile a quella del Panteon. Alla mostra (tel. 06.39967700) si accede con biglietto unico, valido per tre giorni nelle quattro le sedi del Museo nazionale romano. Biglietteria in via Parigi (Chiesa di Sant'Isidoro), ingresso in via Giuseppe Romita.