Plutarco, *Vite di Licurgo e di Numa.*
Mondadori, 1980 - Collana: Fondazione Lorenzo Valla -Scrittori Greci e Latini.
Pagine LVIII-374
*Note di Copertina*
Con le "Vite di Licurgo e di Numa", la Fondazione Lorenzo Valla offre al pubblico italiano il primo volume di un'edizione commentata di tutte le Vite di Plutarco, che verrà curata nei prossimi anni da diversi studiosi. I lettori avranno così per la prima volta sotto gli occhi i testi del più grande biografo dell'antichità, dell'ispiratore di Montaigne e di Shakespeare, dell'incomparabile narratore che possedette lo stesso fluido romanzesco dell'Ariosto e di Stendhal: vivi e freschi come quando egli li scrisse; e insieme potranno sapere dalle parole dei commentatori chi furono veramente Licurgo e Numa, Alcibiade e Coriolano, Alessandro e Cesare: quali l'ambiente, i costumi, le istituzioni, la società che fecero corona al loro breve tentativo terreno.
Chi sia stato veramente Licurgo è difficile dire. Un dio senza tomba, o un eroe? Un "facitore di luce", o "colui che celebra le orge del lupo"? O piuttosto un guerriero con un occhio solo, protetto da Atena, che in tempo di pace aveva doni da veggente e in guerra affascinava i nemici con l'unico sguardo? La sua figura diventa, per Plutarco, un mezzo impareggiabile per raffigurare quel " miraggio spartano " che avvinse così profondamente la Grecia, da Platone fino alla colorita età ellenistica : per rappresentare un'austera e sobria società virile, dove non esistevano ne monete d'oro e d'argento ne artigiani di cose preziose ne lusso, dove ricchi e poveri mangiavano in comune pani e brodetti di carne, dove le ragazze giocavano nude sotto lo sguardo dei giovani, dove i mariti raggiungevano di nascosto le mogli per brevi visite notturne.
NUMA POMPILIO
Un'atmosfera egualmente arcaica è rievocata nella "Vita di Numa". Pochi testi antichi risuscitano con tanta vivezza il selvaggio, l'agreste, il rustico, il numinoso, il tremendo dell'antica vita romana: ecco Numa che dimora nei boschi e nei prati sacri agli dei, che cattura i demoni, che governa il suo popolo come un saggio pitagorico ; ecco il tempio di Giano chiuso ; ecco le vestali che hanno violato la verginità sacra attraversare il foro, rinchiuse in una portantina, " in modo che non se ne possa udire neppure la voce ", mentre " tutti si scostano in silenzio e le accompagnano muti con una terribile costernazione " ; e le attende la sepoltura da vive. Se avesse potuto conoscerle, Virgilio avrebbe amato come nessuno queste pagine di una discrezione, di una densità e di una tensione meravigliose.