Eva Cantarella
Ecco Flora. E le romane si spogliavano
Tratto da “Corrriere della Sera”, 3 aprile 2007
Si chiamava Flora. Per i romani era la primavera, la stagione in cui sbocciano i fiori. Sin dai tempi più antichi veniva onorata con una festa campestre a scopo propiziatorio. I romani non facevano niente per niente, neanche in campo religioso: se onoravano una divinità era perché volevano qualcosa da lei: nel caso di Flora, chiedevano i benefici, anche economici, che in una società agricola, qual era Roma, dipendevano essenzialmente dalle condizioni climatiche. La festa di primavera, dunque, era mobile, e veniva celebrata in una data che variava a seconda che l' inverno fosse stato mite o rigido e protratto nel tempo. Solo in età successiva - quando la festa venne istituzionalizzata con il nome Floralia - si stabilì che le celebrazioni avessero luogo in data fissa, dal 28 aprile al 2 maggio. E a questo punto le cerimonie si moltiplicarono: accanto all' antica abitudine di coronare il capo con ghirlande di fiori vennero introdotti i mimi, piccole scene comiche nelle quali erano ammesse a recitare anche le donne: alle quali, si dice, gli spettatori chiedevano di spogliarsi sulla scena. Il clima, insomma era di grande allegria. Superfluo dire che la cosa non piaceva ai moralisti. Nel terzo secolo, a evidente scopo denigratorio, lo scrittore cristiano Lattanzio sostenne che Flora era una prostituta, e che i romani avevano istituito le feste in suo onore per ringraziarla di aver lasciato in eredità i suoi beni al popolo romano. Ma si confondeva con un' altra figura semidivina di nome Acca Larenzia. Niente a che vedere con Flora. Le feste di primavera continuarono tranquillamente, per secoli.
Ecco Flora. E le romane si spogliavano
Tratto da “Corrriere della Sera”, 3 aprile 2007
Si chiamava Flora. Per i romani era la primavera, la stagione in cui sbocciano i fiori. Sin dai tempi più antichi veniva onorata con una festa campestre a scopo propiziatorio. I romani non facevano niente per niente, neanche in campo religioso: se onoravano una divinità era perché volevano qualcosa da lei: nel caso di Flora, chiedevano i benefici, anche economici, che in una società agricola, qual era Roma, dipendevano essenzialmente dalle condizioni climatiche. La festa di primavera, dunque, era mobile, e veniva celebrata in una data che variava a seconda che l' inverno fosse stato mite o rigido e protratto nel tempo. Solo in età successiva - quando la festa venne istituzionalizzata con il nome Floralia - si stabilì che le celebrazioni avessero luogo in data fissa, dal 28 aprile al 2 maggio. E a questo punto le cerimonie si moltiplicarono: accanto all' antica abitudine di coronare il capo con ghirlande di fiori vennero introdotti i mimi, piccole scene comiche nelle quali erano ammesse a recitare anche le donne: alle quali, si dice, gli spettatori chiedevano di spogliarsi sulla scena. Il clima, insomma era di grande allegria. Superfluo dire che la cosa non piaceva ai moralisti. Nel terzo secolo, a evidente scopo denigratorio, lo scrittore cristiano Lattanzio sostenne che Flora era una prostituta, e che i romani avevano istituito le feste in suo onore per ringraziarla di aver lasciato in eredità i suoi beni al popolo romano. Ma si confondeva con un' altra figura semidivina di nome Acca Larenzia. Niente a che vedere con Flora. Le feste di primavera continuarono tranquillamente, per secoli.