Un tesoro sotto il metrò
Flavia Amabile, interv. a Roberto Cecchi
La Stampa 19/10/2009
Non diventeranno un museo all'aperto i Fori Imperiali a Roma. Non subito, almeno. Da quando sarà chiaro a tutti quello che c'è sotto allora sì, potrebbero trasformarsi in un'area archeologica a tutti gli effetti, senza auto né motorini. Roberto Cecchi, commissario delegato per le aree archeologiche di Roma e Ostia sostiene che «sotto i Fori c'è un tesoro e fra qualche anno forse tutti potranno vederlo». Un tesoro non merita di essere scavato e di avere una strada pedonale sopra come sostiene anche Francesco Rutelli? «La proposta è interessante ma esistono altre priorità in questo momento. La metropolitana di Roma è la seconda grande operazione di scavo a Roma e sta dando risultati importantissimi, quindi prima di intraprendere altre iniziative è preferibile vedere che cosa altro verrà fuori. Non sono soltanto io architetto a sostenerlo, ma anche gli archeologi». Che cos'altro vi aspettate che venga scoperto? «Le scoperte sono continue. L'ultima è stata l'Atenaeum di Adriano ma ci sono anche scavi importanti che riguardano il Campo Marzio e altri ancora che già ora permettono di riscrivere la storia di Roma. Il lavoro della metropolitana è stato considerato una iattura dai cittadini per i problemi di traffico che impone, ma sono sicuro che si rivelerà una grande opportunità per la città». Che cosa c'è da scrivere di nuovo nella storia di Roma. «Lascio agli archeologi il compito di dirlo, lo ann nceranno questa settimana in un incontro di due giorni a palazzo Massimo che farà il punto di due anni di scavi preliminari per la linea C. Per il momento infatti ci si è fermati a scavi che hanno avuto il carattere dei saggi. Quando invece si passerà alla realizzazione dell'uscita vera e propria della metropolitana avremo delle scoperte di maggiore rilievo, conosceremo cose di Roma che ancora non conoscevamo». Come sarà la Roma del futuro? «Una città più vivibile per i trasporti e anche più bella. Raddoppierà la fermata del Colosseo: sarà bandito un concorso internazionale per affidare ad un architetto di massimo livello la sua realizzazione». E da un punto di vista archeologico? «Le nuove conoscenze saranno così importanti che alla fine chiudere i fori e dare il via allo scavo dei Fori Imperiali sarà una delle decisioni possibili, da prendere per in base alle valutazioni dell'amministrazione della città. Si innescherà un meccanismo virtuoso. Le scoperte faranno fare ulteriori ricerche e attireranno ancora altri visitatori». Rutelli proponeva la pedonalizzazione anche della zona intorno al Circo Massimo. Un tesoro si nasconde anche lì. «Per quel che mi riguarda le pedonalizzazioni sono sempre benvenute. Non so quanto potranno armonizzarsi con i problemi di viabilità di una grande capitale come Roma». Anche se nasconde un tesoro, l'area archeologica del Palatino non vive un momeno felice. «I visitatori sono in calo a Roma e in crescita soltanto al Colosseo. E quando si lice che sono in crescita soltanto al Colosseo si intende che entrano nel Colosseo, lo visitano e poi vanno altrove, non si fermano nemmeno a pochi metri di distanza, dove c'è proprio il Palatino». È una zona che attira poco il grande turismo, sembra abbandonata, è più da addetti ai lavori. «Infatti probabilmente c'è anche una nostra mancanza dietro queste cifre. Se il Colosseo è immediatamente percepibile da tutti, il Palatino bisogna raccontarlo. Rappresenta la nascita di Roma, richiede uno sforzo in più da parte nostra per attirare altri turisti. Ci stiamo lavorando, infatti. Innanzitutto apriremo presto un nuovo percorso ma stiamo valutando come creare un'offerta diversa in base al tipo divisitatori». È così difficile gestire i monumenti di Roma? «Soltanto il Palatino ha un'area più o meno grande quanto quella del centro di San Gimignano. Le dimensioni della Roma archeologica non hanno confronti al mondo. Il Palatino misura 40 ettari, le Terme di Diocleziano 25. Le mura Aureliane sono lunghe 18 chilometri, mentre degli acquedotti non abbiamo ancora la misura lineare». Mai misurati finora? «Manca la catalogazione, ma in un contesto così ampio altre sono le priorità». E i problemi cronici di fondi? «Paradossalmente, questi scavi per la metropolitana hanno portato risorse a cui non eravamo abituati. Ragionavamo in centinaia di migliaia di euro, ora in milioni di euro».
Flavia Amabile, interv. a Roberto Cecchi
La Stampa 19/10/2009
Non diventeranno un museo all'aperto i Fori Imperiali a Roma. Non subito, almeno. Da quando sarà chiaro a tutti quello che c'è sotto allora sì, potrebbero trasformarsi in un'area archeologica a tutti gli effetti, senza auto né motorini. Roberto Cecchi, commissario delegato per le aree archeologiche di Roma e Ostia sostiene che «sotto i Fori c'è un tesoro e fra qualche anno forse tutti potranno vederlo». Un tesoro non merita di essere scavato e di avere una strada pedonale sopra come sostiene anche Francesco Rutelli? «La proposta è interessante ma esistono altre priorità in questo momento. La metropolitana di Roma è la seconda grande operazione di scavo a Roma e sta dando risultati importantissimi, quindi prima di intraprendere altre iniziative è preferibile vedere che cosa altro verrà fuori. Non sono soltanto io architetto a sostenerlo, ma anche gli archeologi». Che cos'altro vi aspettate che venga scoperto? «Le scoperte sono continue. L'ultima è stata l'Atenaeum di Adriano ma ci sono anche scavi importanti che riguardano il Campo Marzio e altri ancora che già ora permettono di riscrivere la storia di Roma. Il lavoro della metropolitana è stato considerato una iattura dai cittadini per i problemi di traffico che impone, ma sono sicuro che si rivelerà una grande opportunità per la città». Che cosa c'è da scrivere di nuovo nella storia di Roma. «Lascio agli archeologi il compito di dirlo, lo ann nceranno questa settimana in un incontro di due giorni a palazzo Massimo che farà il punto di due anni di scavi preliminari per la linea C. Per il momento infatti ci si è fermati a scavi che hanno avuto il carattere dei saggi. Quando invece si passerà alla realizzazione dell'uscita vera e propria della metropolitana avremo delle scoperte di maggiore rilievo, conosceremo cose di Roma che ancora non conoscevamo». Come sarà la Roma del futuro? «Una città più vivibile per i trasporti e anche più bella. Raddoppierà la fermata del Colosseo: sarà bandito un concorso internazionale per affidare ad un architetto di massimo livello la sua realizzazione». E da un punto di vista archeologico? «Le nuove conoscenze saranno così importanti che alla fine chiudere i fori e dare il via allo scavo dei Fori Imperiali sarà una delle decisioni possibili, da prendere per in base alle valutazioni dell'amministrazione della città. Si innescherà un meccanismo virtuoso. Le scoperte faranno fare ulteriori ricerche e attireranno ancora altri visitatori». Rutelli proponeva la pedonalizzazione anche della zona intorno al Circo Massimo. Un tesoro si nasconde anche lì. «Per quel che mi riguarda le pedonalizzazioni sono sempre benvenute. Non so quanto potranno armonizzarsi con i problemi di viabilità di una grande capitale come Roma». Anche se nasconde un tesoro, l'area archeologica del Palatino non vive un momeno felice. «I visitatori sono in calo a Roma e in crescita soltanto al Colosseo. E quando si lice che sono in crescita soltanto al Colosseo si intende che entrano nel Colosseo, lo visitano e poi vanno altrove, non si fermano nemmeno a pochi metri di distanza, dove c'è proprio il Palatino». È una zona che attira poco il grande turismo, sembra abbandonata, è più da addetti ai lavori. «Infatti probabilmente c'è anche una nostra mancanza dietro queste cifre. Se il Colosseo è immediatamente percepibile da tutti, il Palatino bisogna raccontarlo. Rappresenta la nascita di Roma, richiede uno sforzo in più da parte nostra per attirare altri turisti. Ci stiamo lavorando, infatti. Innanzitutto apriremo presto un nuovo percorso ma stiamo valutando come creare un'offerta diversa in base al tipo divisitatori». È così difficile gestire i monumenti di Roma? «Soltanto il Palatino ha un'area più o meno grande quanto quella del centro di San Gimignano. Le dimensioni della Roma archeologica non hanno confronti al mondo. Il Palatino misura 40 ettari, le Terme di Diocleziano 25. Le mura Aureliane sono lunghe 18 chilometri, mentre degli acquedotti non abbiamo ancora la misura lineare». Mai misurati finora? «Manca la catalogazione, ma in un contesto così ampio altre sono le priorità». E i problemi cronici di fondi? «Paradossalmente, questi scavi per la metropolitana hanno portato risorse a cui non eravamo abituati. Ragionavamo in centinaia di migliaia di euro, ora in milioni di euro».