domenica 25 ottobre 2009

Scoperte antiche pitture che raffigurano nani

Scoperte antiche pitture che raffigurano nani
SERGIO RINALDI TUFI
IL MESSAGGERO – 21 ottobre 2009

Grossa scoperta a Ostia Antica: nell'oecus (sala da ricevimento) di una ricca dimora di età repubblicana è stata rinvenuta una serie di interessantissime pitture, fra le quali spicca un fregio raffigurante dei nani. Lo ha illustrato ieri l'archeologo svizzero Jean-Marc Moret (docente all'Università Louis Lumière di Lione, da tempo collabora con la Soprintendenza di Ostia, ora confluita in quella di Roma) in una conferenza al Museo Nazionale Romano (sede di Palazzo Massimo). Il rinvenimento ha un sapore particolare per vari motivi. Siamo in un edificio, detto casa dei Bucrani (in un sito presso Porta Marina più tardi occupato dalla Schola di Traiano ) risalente al 60 circa a.C.: faceva parte di un quartiere aristocratico che rappresentava una fase piuttosto antica nella storia urbanistica della città, il cui massimo sviluppo si data due secoli dopo. Inoltre, nel quadro della cultura classica nel suo complesso, la figura del nano non è particolarmente presente. L'affresco appena scoperto è quindi una rarità. I nani sono inseriti in un fregio molto complesso, con scene a prima vista poco coerenti fra loro: scene di tintoria e corse di cavalli, avventori di un'osteria, suonatori di tromba e soldati. Anche alcuni dei nani portano armi; uno di essi indossa uno strano copricapo troncoconico. E proprio questa la chiave dell' interpretazione. Il copricapo è quello indossato talvolta dai sacerdoti Salii , durante le feste del dio della guerra, Marte, nel mese che da lui prende il nome, marzo. Ma marzo è anche il mese in cui si celebrano Minerva e gli artigiani (fra cui i tintori), e in cui si purificano le armi, le trombe e i cavalli da guerra. Sembra così spiegato quello strano contesto: la presenza dei nani pare tuttavia dare all'insieme un tono non da cerimonia religiosa, ma da spettacolo teatrale comico. Perché? Nel mondo romano, il confine fra religione e teatro è tenue. Forse poi - ha detto Moret - con questo slittamento parodistico il pittore ha voluto fare l'occhiolino allo spettatore.