Ostia Antica mette in mostra i gioielli dei romani cosmopoliti e di buon gusto
IL GIORNALE - domenica 18 ottobre 2009
di Redazione
Oggetti raffinati prodotti per una società ricca e cosmopolita sono i tesori nascosti di Ostia Antica, esposti fino al 7 gennaio nel Nuovo Antiquarium all’interno degli Scavi nella mostra «Bronzi, avori ed ossi lavorati dalle Collezioni Ostiensi». Da oltre un decennio questi reperti erano conservati nei depositi della Soprintendenza, ma ora, dopo un articolato programma di documentazione e ricerca, si è sentita l’esigenza di far conoscere una piccola ma significativa selezione. I bronzi sono reperti particolarmente preziosi perché in epoca romana il prezzo del bronzo era secondo solo a quello dell’oro, e inoltre per la rarità di questo materiale, spesso rifuso in epoche successive per ricavarne armi. Dal Caseggiato dei Mulini provengono diversi arredi interessanti, tra cui candelabri, lucerne, animali, teste di divinità che fungevano da terminazioni di oggetti in materiali deperibili come il legno. A figura intera sono invece una piccola statua di Lare e altre due statuine di Eracle fanciullo e di Mercurio. La presenza di un serpente e di uno scorpione potrebbe essere collegata ai culti orientali, come quello di Mitra particolarmente attestato ad Ostia Antica. Tra gli oggetti esposti figurano anche alcuni strumenti chirurgici, pinze, compassi e altri manufatti bronzei usati per le attività commerciali. Di grande interesse documentario sono le misure ufficiali, ovvero la «regola» graduata corrispondente a 29,6 cm e il peso da 5 libbre (pari a 1635 g). L’ultima vetrina è dedicata ai materiali di origine animale come l'avorio e l'osso. L'avorio, proveniente per lo più dall'Africa, ma anche dall'India, visto che Ostia antica aveva rapporti commerciali con i porti indiani e dell’Asia orientale, era certo un bene di lusso che veniva lavorato con perizia, come nella placca con Nereide ed Amorino (III secolo d.C.), che doveva decorare una cassetta di legno nuziale, nel raro dittico con dedica a Severo Patrono (V secolo), o nella pisside per prodotti di bellezza. Più comuni erano le bamboline in osso e le immanicature di coltello figurate.
IL GIORNALE - domenica 18 ottobre 2009
di Redazione
Oggetti raffinati prodotti per una società ricca e cosmopolita sono i tesori nascosti di Ostia Antica, esposti fino al 7 gennaio nel Nuovo Antiquarium all’interno degli Scavi nella mostra «Bronzi, avori ed ossi lavorati dalle Collezioni Ostiensi». Da oltre un decennio questi reperti erano conservati nei depositi della Soprintendenza, ma ora, dopo un articolato programma di documentazione e ricerca, si è sentita l’esigenza di far conoscere una piccola ma significativa selezione. I bronzi sono reperti particolarmente preziosi perché in epoca romana il prezzo del bronzo era secondo solo a quello dell’oro, e inoltre per la rarità di questo materiale, spesso rifuso in epoche successive per ricavarne armi. Dal Caseggiato dei Mulini provengono diversi arredi interessanti, tra cui candelabri, lucerne, animali, teste di divinità che fungevano da terminazioni di oggetti in materiali deperibili come il legno. A figura intera sono invece una piccola statua di Lare e altre due statuine di Eracle fanciullo e di Mercurio. La presenza di un serpente e di uno scorpione potrebbe essere collegata ai culti orientali, come quello di Mitra particolarmente attestato ad Ostia Antica. Tra gli oggetti esposti figurano anche alcuni strumenti chirurgici, pinze, compassi e altri manufatti bronzei usati per le attività commerciali. Di grande interesse documentario sono le misure ufficiali, ovvero la «regola» graduata corrispondente a 29,6 cm e il peso da 5 libbre (pari a 1635 g). L’ultima vetrina è dedicata ai materiali di origine animale come l'avorio e l'osso. L'avorio, proveniente per lo più dall'Africa, ma anche dall'India, visto che Ostia antica aveva rapporti commerciali con i porti indiani e dell’Asia orientale, era certo un bene di lusso che veniva lavorato con perizia, come nella placca con Nereide ed Amorino (III secolo d.C.), che doveva decorare una cassetta di legno nuziale, nel raro dittico con dedica a Severo Patrono (V secolo), o nella pisside per prodotti di bellezza. Più comuni erano le bamboline in osso e le immanicature di coltello figurate.