Metro C, si viaggerà nella storia
Claudio Marincola
Messaggero (Roma) 22/10/2009
«Questa metropolitana di Roma possiamo definirla archeologica». Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, pensa a tutte le scoperte (vere o presunte) emerse nei sondaggi: l'Atheneum di Adriano, il Gymnasium neroniano, le tracce di un canale che attraversava Campo Marzio e portava fino al Tevere. Un insediamento preistorico a Pantano Borghese e, lungo una parte delle Mure Aureliane, testimonianze di presenze umane risalenti all'Età del bronzo. E ancora: piccoli bacini d'acqua sotto il Claudium, al Celio. «Chi ha programmato due linee nel centro storico di Roma non aveva la cognizione di quello che si andava a fare...», osserva, compiaciuto Carandini. Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia: le conseguenze che questa imponente campagna di scavi potrebbe avere sui tempi. Due visioni e due mondi che Roberto Cecchi, commissario delegato per le Metropolitane di Roma, ha messo a confronto nel convegno Archeologia e infrastrutture. Si è aperto ieri a Palazzo Massimo, sede del Museo nazionale romana. Presenti anche il soprintendente ai Beni archeologici, Angelo Bottini, e il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro. Così Carandini nella Metro C vede «una grande opportunità». Dice: «La nostra conoscenza del passato dipende in larga parte dai lavori pubblici che ci consentono di fare scoperte che ogni volta rivoluzionano Roma». Mentre Giovanni Ascarelli, presidente di Roma Metropolita nesrl vede la questione da un altro angolo di osservazione: «Lo sviluppo economico se non è ragionevolmente veloce, non è uno sviluppo economico». «La Metro C servirà un bacino di utenza di circa mezza milione di persone- osserva - avranno un servizio che a causa di questi ritrovamenti slitterà. Credo sia grave». Privilegiare le necessità della generazione vivente. Sì ma come? «Noi utilizziamo tecnologie all'avanguardia e stiamo facendo un grande sforzo», risponde Ascarelli. Su un punto però sono tutti d'accordo: il risultato finale sarà al di sopra delle aspettative. Stazioni con pareti multimediali e accesso virtuale ai Fori Imperiali. Scale mobili che sembreranno macchine del tempo e stimoleranno la conoscenza attraverso le varie epoche stratificate. Sarà possibile anche ricomporre le fasi evolutive dcl paesaggio e le trasforniazioni subite (l'esempio mostrato è quello di un complesso edilizio sull'antica via Lata). Quanto ci costa l'archeologia preventiva? «Non più del 2,3% delle risorse (circa 70 milioni di euro, ndr)- fa i conti Cecchi - un investimento che premia Roma, la fa guadagnare una terza linea in tempi certi e con un corredo di monumenti». Per Francesco Giro l'opera dovrà essere «realizzata in tempi umani, e l'archeologia non è un nemico ma una risorsa». Invece «Roma si perde in progetti faraonici anche di natura sportiva». Dove il riferimento è, forse, la Formula Uno all'Eur. Le prime due talpe intanto hanno raggiunto il pozzo di San Felice di Cantelice, ovvero l'Alessandrino. Per l'esattezza stanno scavando proprio sotto la chiesa di San Francesco, non distante dai luoghi pasoliniani dove si girò Accattone. L'arrivo al Parco di Centocelle è in programma per il dicembre dcl 2011, quando è previsto il completamento della tratta T7 con capolinea a Pantano. Le altre due talpe stanno scavando in direzione opposta dal pozzo Malatesta. Per l'arrivo alla fermata San Giovanni si parla del 2013.
Claudio Marincola
Messaggero (Roma) 22/10/2009
«Questa metropolitana di Roma possiamo definirla archeologica». Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, pensa a tutte le scoperte (vere o presunte) emerse nei sondaggi: l'Atheneum di Adriano, il Gymnasium neroniano, le tracce di un canale che attraversava Campo Marzio e portava fino al Tevere. Un insediamento preistorico a Pantano Borghese e, lungo una parte delle Mure Aureliane, testimonianze di presenze umane risalenti all'Età del bronzo. E ancora: piccoli bacini d'acqua sotto il Claudium, al Celio. «Chi ha programmato due linee nel centro storico di Roma non aveva la cognizione di quello che si andava a fare...», osserva, compiaciuto Carandini. Ma c'è anche l'altra faccia della medaglia: le conseguenze che questa imponente campagna di scavi potrebbe avere sui tempi. Due visioni e due mondi che Roberto Cecchi, commissario delegato per le Metropolitane di Roma, ha messo a confronto nel convegno Archeologia e infrastrutture. Si è aperto ieri a Palazzo Massimo, sede del Museo nazionale romana. Presenti anche il soprintendente ai Beni archeologici, Angelo Bottini, e il sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro. Così Carandini nella Metro C vede «una grande opportunità». Dice: «La nostra conoscenza del passato dipende in larga parte dai lavori pubblici che ci consentono di fare scoperte che ogni volta rivoluzionano Roma». Mentre Giovanni Ascarelli, presidente di Roma Metropolita nesrl vede la questione da un altro angolo di osservazione: «Lo sviluppo economico se non è ragionevolmente veloce, non è uno sviluppo economico». «La Metro C servirà un bacino di utenza di circa mezza milione di persone- osserva - avranno un servizio che a causa di questi ritrovamenti slitterà. Credo sia grave». Privilegiare le necessità della generazione vivente. Sì ma come? «Noi utilizziamo tecnologie all'avanguardia e stiamo facendo un grande sforzo», risponde Ascarelli. Su un punto però sono tutti d'accordo: il risultato finale sarà al di sopra delle aspettative. Stazioni con pareti multimediali e accesso virtuale ai Fori Imperiali. Scale mobili che sembreranno macchine del tempo e stimoleranno la conoscenza attraverso le varie epoche stratificate. Sarà possibile anche ricomporre le fasi evolutive dcl paesaggio e le trasforniazioni subite (l'esempio mostrato è quello di un complesso edilizio sull'antica via Lata). Quanto ci costa l'archeologia preventiva? «Non più del 2,3% delle risorse (circa 70 milioni di euro, ndr)- fa i conti Cecchi - un investimento che premia Roma, la fa guadagnare una terza linea in tempi certi e con un corredo di monumenti». Per Francesco Giro l'opera dovrà essere «realizzata in tempi umani, e l'archeologia non è un nemico ma una risorsa». Invece «Roma si perde in progetti faraonici anche di natura sportiva». Dove il riferimento è, forse, la Formula Uno all'Eur. Le prime due talpe intanto hanno raggiunto il pozzo di San Felice di Cantelice, ovvero l'Alessandrino. Per l'esattezza stanno scavando proprio sotto la chiesa di San Francesco, non distante dai luoghi pasoliniani dove si girò Accattone. L'arrivo al Parco di Centocelle è in programma per il dicembre dcl 2011, quando è previsto il completamento della tratta T7 con capolinea a Pantano. Le altre due talpe stanno scavando in direzione opposta dal pozzo Malatesta. Per l'arrivo alla fermata San Giovanni si parla del 2013.