Il trattato tra Roma e
Cartagine
“A queste condizioni vi sarà
amicizia tra i Romani con i loro alleati e i Cartaginesi con i loro alleati. Né
i Romani né i loro alleati dovranno navigare oltre i promontorio detto Bello, a
meno che non siano costretti da una tempesta o dall'inseguimento di nemici. Chi
vi sia costretto, non faccia acquisti al mercato e non prenda più di quanto è
indispensabile a rifornire la nave o a celebrare i sacrifici e si allontani
entro 5 giorni. Uomini venuti a commerciare non devono concludere affari se non
alla presenza di un araldo o un cancelliere; quanto viene venduto alla presenza
di questi sia garantito al venditore pubblicamente, se la vendita avviene in
Libia (Africa) o Sardegna. Se un Romano andrà nella parte della Sicilia in
possesso ai Cartaginesi, sarà trattato a pari diritti con gli altri. I
Cartaginesi, a loro volta non faranno torto alle popolazioni di Ardea, Anzio,
Laurento, Circeo, Terracina, né di alcuna altra città dei Latini soggetta ai
Romani. E se si impadronissero di qualcuna la restituiranno intatta ai Romani.
Essi non potranno costruire alcuna fortezza nel territorio latino, e se
mettessero piede nel paese in assetto da guerra, non potranno trascorrervi la
notte”.
Polibio, III, 22, II sec. a.C.