I dodici Fratelli Arvali chiamati perché incaricati di purificare i campi (arva) con riti e processioni sacre, per favorire il raccolto. La loro istituzione è fatta risalire dalla tradizione a Romolo che, avendo perduto Acca Larenzia, sua nutrice, uno dei dodici figli, prese il posto del morto. Le loro insegne sono costituite dala corona di spighe e bende bianche, e le loro cerimonie, decadute ai tempi della repubblica, restaurate da Augusto ed ancora celebrate nella metà del III sec. d.C., si tenevano nella seconda metà del mese di maggio. Negli Acta del collegio del 218 d.C. è conservato un loro carme, un inno in cui ogni verso veniva ripetuto tre volte:
Enos, Lases, iuvate
Neve lue rue, Marmar, sins incurrere in pleores
Satur fu, fere Mars, limen sali, sta ber ber
Semunis alternei advocapit conctos
Enos, Marmar, iuvato
Triumpe, triumpe!
Triumpe, triumpe!
Triumpe!
Oh, aiutateci, o Lari!
O Marte, non permettere che peste e rovina cadano sul popolo!
Marte crudele, ti basti [la strage], balza sulla soglia, fermati là, là
[Marte] chiamerà [a sé] successivamente tutti i Semòni [dei delle semine; divinità ausiliarie di Marte]
O Marte aiutaci!
Trionfo!