Gneo Nevio nacque in Campania, alcune fonti indicano la città di Capua, tra il 275 e il 270 a.C. Combatte nella prima guerra punica, successivamente si stabilì a Roma, dove, secondo quanto riporta Aulo Gellio derivata da Varrone, rappresentò la sua prima commedia nel 235 a.C. Nevio possedeva un carattere altero ed era fiero dei diritti che gli venivano dall'essere un civis Romanus (sine suffragio, vale a dire senza diritto di voto). In tal senso è indicativo un verso che dichiara senza ambagi il diritto del cittadino alla libertà di parola: libera lingua loquemur ludis Liberalibus: “parleremo con libera lingua nelle feste in onore di Bacco”; molto può dirci anche un'espressione
messa in bocca ad un personaggio della commedia Agitatoria: ego semper pluris feci / potioremque habui libertatem multo quam pecuniam, “io ho stimato sempre di più e sempre ho preferito la libertà al denaro”. Si scontrò con i consoli Metelli, ai quali indirizzò un verso che in genere si interpreta offensivo per l'ambiguità di senso contenuta nella parola fatum (che può significare sia “fato”, “destino” che “disgrazia”, “rovina”):
Fato Metelli Romaefiunt consules,
Per volontà del fato i Metelli diventano consoli a Roma”.
Nevio sarebbe morto in Utica nel 201 a.C.
Gellio (I, 24, 2) tramanda l'epitaffio che lo stesso poeta avrebbe composto perché altri poi lo scolpissero sulla sua tomba:
immortales mortales si foret fas flere,
flerent divae Camenae Naevium poetam.
Itaque postquam est Orcho traditus thesauro,
obliti sunt Romae loquier
se agli dèi fosse possibile piangere i mortali, le divine Camene piangerebbero il poeta Nevio. E così, dopo che è stato consegnato allo scrigno dell’Orco, a Roma si sono dimenticati di parlare in latino.