Annibale
Annibale, nato nel 247 a.C.,
era figlio di Amilcare Barca, appartente ad una famiglia che guidò a lungo la
politica di Cartagine. Abile generale riuscì, nella seconda guerra punica, a
ridurre Roma sull'orlo della disfatta: le sue vittorie inflissero ai Romani
gravissime perdite e indussero molti Italici a defezionare da Roma. Quando
partì la controffensiva romana guidata da Scipione, Annibale tornò in Africa.
Alla vigilia di Zama, temendo una sconfitta, tentò di accordarsi con i Romani,
per evitare dure condizioni di pace, ma Scipione rifiutò. Dopo la dura
sconfitta, tra il 197 e 195 a.C., come magistrato supremo di Catagine, ne
promosse la ripresa economica e minò il potere oligarchico con riforme
costituzionali. Per questo i suoi nemici politici informarono Roma che stava
complottando con Antioco III di Siria; quando Roma inviò in Africa una
commissione di inchiesta, Annibale fuggì presso Antioco. Prese parte alla
guerra tra questi e Roma, ma al termine del conflitto (188 a.C.) i Romani
vincitori pretesero la consegna di Annibale. Egli fuggì presso Prusia, re di
Bitinia, che, in guerra con Pergamo, gli affidò il comando del proprio
esercito. Quando Roma mediò la pace tra i due regni, volle in cambio la
consegna di Annibale. Questi, ormai spacciato, preferì togliersi la vita,
piuttosto che cadere nelle mani dei suoi vecchi nemici: era il 183 a.C.